Su Battileddu
Una figura straordinaria nel panorama del nostro Carrasegare sardo, di cui ho approfondito due anni fa, che riprende ed amplifica la dimensione del sacrificio, nel senso del "rendere Sacro" dionisiaco
"questo "sacrificio", ha un'origine antica, ed è indissolubilmente legato anche al succedersi delle costellazioni e alla dinamica delle stagioni"
Approfondimenti nel mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2023/02/su-battileddu-di-lula.html?m=0
Nei racconti popolari, come si può leggere dal brano di Valentino Pitzalis, è un essere che riporta l'equilibrio.
Un concetto perfettamente consono al portatore di equilibrio rappresentato dal sacrificio delle varie figure simboliche che si sono susseguite nelle varie civiltà, da Osiride, a Mitra, a Dionisio.
Un sacrificio necessario, implementato nel ciclo stesso della vita, fatta di equilibri imprescindibili
Non posso postare immagini di questa straordinaria ( e cruenta, per certi versi) rappresentazione.
Ho trovato questa immagine, ma senza referenza.
Mi scuso in anticipo con l'autore/autrice
Tiziana Fenu ©®
Maldalchimia.blogspot.com
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Su Battileddu: Il Demone della Vendetta.
Nell'entroterra della Sardegna, tra le montagne aspre e i paesi isolati, esiste una leggenda che viene sussurrata solo tra i più anziani. Si tratta di una storia di terrore, un racconto oscuro che prende forma nelle notti fredde e senza stelle, quando il vento ulula attraverso le gole e le strade sono deserte.
Su Battileddu, noto anche come "il demone della vendetta", è una figura temuta e rispettata da generazioni.
La sua storia si intreccia con i misteri di una giustizia brutale e ancestrale, che non perdona chi ha commesso ingiustizie o violenze.
A raccontarci questa storia è Adamo un anziano di 92 anni che per 55 anni ha fatto l’agricoltore.
“Secondo la leggenda, Su Battileddu non era sempre stato un demone.
Un tempo era un uomo, un giovane pastore che viveva in un piccolo paesino di montagna, noto per la sua onestà e dedizione alla sua terra e alla sua famiglia.
Il suo suo vero nome era Gavino, e trascorreva le sue giornate conducendo il gregge lungo i pendii verdi, amando la quiete della natura e la pace che il suo lavoro gli donava. Ma la sua vita serena cambiò tragicamente a causa di una faida sanguinosa che coinvolse la sua famiglia.
Una notte, un gruppo di banditi irruppe nella sua casa. Erano stati mandati da una famiglia rivale che da tempo nutriva odio e rancore verso i suoi parenti. Senza pietà, i banditi sterminarono tutta la sua famiglia, e Gavino, sebbene ferito gravemente, riuscì a sopravvivere, ma il trauma di aver assistito al massacro dei suoi cari lo consumò.
Da quella notte, qualcosa cambiò in lui. Non era più l’uomo che tutti conoscevano, non il pastore gentile che si prendeva cura del suo gregge; si ritirò tra le montagne, giurando vendetta contro chiunque fosse responsabile di quell’atrocità. Per settimane, vagò senza pace, tra la rabbia e il dolore, fino a quando si racconta che, una notte, mentre giaceva a terra, esausto e vicino alla morte una figura oscura apparve davanti a lui.
Era un'entità antica e malvagia, un demone che gli propose un patto:
Gavino avrebbe ottenuto la forza e il potere per vendicarsi dei suoi nemici, ma a un prezzo terribile.
In cambio della sua anima, avrebbe avuto l'eternità per infliggere la giustizia che cercava: Senza esitazione, Gavino accettò.
Da quel momento, nacque Su Battileddu, un essere maledetto, condannato a vagare per le terre della Sardegna in cerca di chiunque fosse colpevole di ingiustizia.
Si dice che il suo aspetto cambiò radicalmente: il suo corpo si deformò, la sua pelle divenne dura come la roccia, e i suoi occhi brillarono di un rosso infernale.
Vestito con un mantello nero e armato di una falce affilata, cominciò la sua missione di vendetta.
Il primo a cadere sotto la sua ira fu il capo dei banditi che aveva ucciso la sua famiglia. Lo trovò nascosto tra le montagne, circondato dai suoi uomini. Nessuno sopravvisse all'incontro.
La leggenda narra che Su Battileddu non lasciò neanche il tempo a quegli uomini di pregare per la loro vita.
La sua falce si abbatté su di loro come un fulmine, e le loro urla si dispersero nel vento.
Da quel giorno la sua sete di vendetta divenne insaziabile.
Ma Su Battileddu non si fermò ai banditi. La sua vendetta si estese a chiunque commettesse atti malvagi, soprattutto a coloro che sfuggivano alla giustizia umana.
Era detto che comparisse dal nulla, in silenzio, e che le sue vittime non avessero modo di scappare. In ogni paesino dell'entroterra, le storie si moltiplicarono. Alcuni parlavano di un uomo crudele che aveva maltrattato la propria famiglia e che, una notte, fu trovato morto, senza un segno di lotta ma con un'espressione di terrore sul volto. Altri raccontavano di un ricco mercante che aveva sfruttato i suoi dipendenti e che improvvisamente scomparve nel nulla, con la sua casa trovata vuota, come se fosse stato inghiottito dalla terra stessa.
Il tempo passava, ma la leggenda di Su Battileddu non si affievoliva. I pastori raccontavano di averlo visto camminare tra le montagne, con la sua falce scintillante al chiaro di luna.
Alcuni giuravano di aver sentito il suo respiro pesante nel vento o di aver avvistato la sua figura oscura in lontananza. Anche i più coraggiosi lo temevano, sapendo che il demone della vendetta non faceva distinzione tra ricchi o poveri, potenti o deboli.
L’unica cosa che contava era la colpa: se qualcuno aveva commesso un crimine, prima o poi Su Battileddu sarebbe venuto a reclamare la sua anima.
Nel corso dei secoli, la sua leggenda si radicò profondamente nella cultura locale.
Alcuni credevano che Su Battileddu fosse un monito: un simbolo del potere della giustizia divina che, quando ignorata dagli uomini, sarebbe stata imposta da forze superiori.
Altri vedevano in lui una figura più complessa, quasi tragica, un uomo che aveva ceduto al proprio odio, diventando lui stesso vittima del male che cercava di combattere.
Oggi, in alcuni dei paesi più remoti della Sardegna, la storia di Su Battileddu viene ancora raccontata attorno ai fuochi nelle notti fredde, un ammonimento per ricordare che la vendetta ha sempre un prezzo, e che chi semina violenza può attirare su di sé l'ira del demone della vendetta.
Tratto da "Il respiro delle Janas" di Valentino Pitzalis
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