In un suo articolo intitolato Perché l’Accademia venne chiusa: Filosofia e Iniziazione, Daphne Varenya Eleusinia centra appieno, a mio avviso, la sacralità della Philo-Sophia quale “sapere sacro”. la questione.
Ella rileva, infatti, che solitamente viene insegnato agli studenti che, di punto in bianco, gli antichi Greci sarebbero passati dalle nebbie del Mito (giudicato, a seconda delle posizioni, o come una sorta di “Età dell’Oro” oppure come il periodo dell’infanzia dell’umanità; due tesi entrambe assurde e falsate) alla presunta dimensione “razionale” della Filosofia.
Abbiamo dunque, da un lato, – come sottolinea questa ricercatrice – i fantasiosi ed ingenui Elleni delle “favolette mitologiche”, e dall’altro il “miracolo razionale” della Filosofia ellenica, come se le due cose non avessero alcuna relazione e non fossero ispirate dalle medesime Divinità.
Se restiamo fedeli, così prosegue la Eleusinia, agli insegnamenti degli Antichi, dobbiamo invece, in un certo senso, riscrivere la storia della Filosofia, intendendo naturalmente solo quella che può essere considerata tale, l’autentico Amore per la Divina Sapienza che rende invasati, “portatori di tirso”, Iniziati ed Epopti «coloro che – come sosteneva Proclo – fanno parte del coro che canta la misteriosa verità sul Divino»
Per questa ricercatrice, la vera Filosofia, quella che viene dagli Dei (e non quindi quella basata sulle mere opinioni dei mortali, ossia i tre quarti di quanto si può leggere in un comunissimo moderno manuale di Filosofia), rivela e conduce alla Contemplazione (Epopteia) delle stesse luminose Forme Divine che i beati “Contemplanti” (Epopti) delle “notti bianche di luce” incontravano, per usare le parole dell’Iniziato eleusino Callimaco da Cirene, nel «Santuario comune di tutta l’umanità», in «Eleusi profumata d’incenso».
Ed ecco perché, come ella giustamente sottolinea, «non tutto ciò che i contemporanei classificano come “Filosofia” può essere ritenuto degno di questo nome sacro: la vera Filosofia è una formulazione misterica e simbolica, esattamente come i miti, a proposito dei Misteri che riguardano gli Dei, l'essenza di tutte le cose, le Forme e la natura di tutti gli enti, e la verità che fa coesistere enti ed anime, fino a ricongiungere il Filosofo con la “Fonte materna” e a farlo ritornare presso il Porto paterno, il Porto dell’Eusebeia»
[...] Nessun autore, nessun filologo o nessun sedicente “filosofo” moderno potrà mai fornirci le corrette chiavi di lettura della Philo-Sophia antica, e in particolare di quella platonica e neoplatonica. Tali chiavi di lettura, a meno che non ci si accontenti degli aspetti più esteriori (dell'involucro, potremmo dire), le si raggiungono in soli due modi: attraverso un’Iniziazione misterica e il relativo processo graduale di elevazione/apprendimento sotto l'attenta guida di un Mystagogo, o, in maniera profana (e quindi necessariamente incompleta o parziale), attraverso una prolungata e faticosa attenta lettura dei testi dei Maestri del passato, accompagnata da una propedeutica ma indispensabile spoliazione catartica di ogni pregiudizio preconcetto dettato dai condizionamenti socio-culturali e religiosi del mondo contemporaneo.
Tratto da
Nicola Bizzi "L'estasi iniziatica. Da Giordano Bruno ad Arturo Reghini"
Edizioni L'Aurora Boreale.
Maldalchimia.blogspot.com
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