Infine, due simboli fondamentali: il fallo eretto e lo specchio.
Qui si misura la sua vastità.
E la sua prestanza.
È dio della vita, della generazione, della sessualità che dona e riceve piacere, in complementarietà tra maschile e femminile, e che dona anche l’estasi più semplice, alla portata di tutti, che lascia intravedere un varco in direzione dell’esperienza dell’Uno, che gli amanti iniziati colgono compiutamente nell’intreccio; e insieme dio del distacco contemplativo, nella declinazione orfica del mito, che culmina nell’immagine dello specchio.
Nell’antichità lo specchio anche dai teologi è stato tramandato come simbolo della adeguate
alla pienezza noetica del Tutto. Per questo dicono anche che Efesto fabbricò uno specchio per Dioniso e che il dio guardando dentro di esso e contemplando la propria immagine si slanciò alla fabbricazione di tutta la pluralità.
Il Tutto è l’Uno, e lo specchio è simbolo della adeguatezza del noûs “individuale” alla pienezza noetica dell’Uno-Tutto, perché il noûs è sia la funzione intuitiva del singolo che percepisce l’unità di tutte le cose in uno sguardo interiore metaspaziotemporale, sia lo sfondo metafisico unificante le cose stesse.47 E Dioniso è l’Assoluto che si fa molteplice frammentandosi in una pluralità di riflessi o apparenze che originano perpetuamente da esso: “mutando riposa”, per dirla con Eraclito.
Dioniso infatti, dopo avere posto la sua immagine nello specchio, la seguì, e così fu infranto nel Tutto. Ma Apollo lo raduna e lo riporta alla vita, poiché è dio purificatore e veramente salvatore di Dioniso, e per questo viene celebrato come Dionysodótes.
Attraverso la disciplina dell’interiorità che si fionda sulla complicità tra Apollo e Dioniso, il Sapiente ricompone nel noûs il Dioniso frammentato, sedimentando lo stato di coscienza unitaria oceanica, collocandosi in limine tra lo sfondo assoluto dello sguardo del dio e la sua immagine pluralizzata nello specchio del mondo, dei mondi.
E questa è anche una pratica meditativa. La ricomposizione dell’Uno cosmico nell’Uno interiore, e viceversa, è fonte di gioia, la stessa gioia che veniva donata dall’epopteía eleusina, perché Dioniso è il dio segreto di Eleusi, e, in consonanza con essa, dall’esperienza dell’Uno di Parmenide, Empedocle, Eraclito, di Pitagora, e di tutti gli Iniziati, tra Sapienza e sciamanesimo.
Tratto da "Negli abissi luminosi" di Angelo Tonelli
Maldalchimia.blogspot.com
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