Secondo la Bibbia, l’atto della divina creazione fu un perfetto parto maschile che diede alla luce un figlio maschio, unico e prediletto: Adamo. Egli era la manifestazione della potenza di Dio e risplendeva nella gloria del creato.
La superiorità di Adamo-maschio sulle bestie dell’eden era naturalmente divina. Anche secondo il diritto canonico, come riportato nel Corpus Iuris Canonici e nel Decretum Gratiani, la donna era inferiore sin dal momento della creazione, giacché non lei ma l’uomo fu fatto a immagine di Dio; mentre infatti Adamo incarnava l’innocenza tradita, Eva personificava la subdola e sinuosa tentazione, causa di rovina. Lei possedeva uno spirito debole, incapace di negarsi alle seduzioni del serpente. Lei aveva osato. Lei aveva violato il comandamento divino. Pertanto, lei, Eva, per dovere era sottomessa al marito e per difetto era una peccatrice. La teologia impresse a fuoco sulla pelle di Eva il marchio della vergogna e della corruzione.
I Padri della Chiesa non avevano dubbi: in Eva si agitava un’indole pericolosa, eversiva, seduttiva, che spalancava le porte al peccato. La cacciata dal paradiso e la conseguente condizione di sofferenza per l’intera umanità ne erano la prova. La natura di Eva era simile all’ala nera di un corvo che gettava un’ombra cupa su ogni donna venuta al mondo dopo di lei
Ogni donna era Eva ed Eva era in ogni donna. È quanto meno curioso che il nome ebraico di Eva, ‘hawāh’, significhi “madre dei viventi”, riconoscendo in lei l’origine della vita. Il mito biblico, ma soprattutto l’interpretazione teologica cristiana, ne ha fatto il simbolo della colpa e della natura corrotta della donna allo scopo di consolidare un sistema sociale patriarcale, sebbene la radice di Eva riveli il retaggio antico della donna quale detentrice del potere creativo. Per questo andava sottomessa al maschio/ marito/re.
La caduta di Eva, resa colpevole, è la caduta della Dea Madre Terra assoggetta al Dio celeste. Paolo di Tarso, l’apostolo dei gentili e teorico dei precetti cardine del cristianesimo, fece della colpa di Eva uno dei fondamenti della sua predicazione. Ella era l’elemento degenerativo e abominevole che aveva corrotto la creatura più amata, e per tale reato Paolo condannava ogni donna all’espiazione e alla perpetua sottomissione.
Tratto da Stefania Tosi "La Dea delle origini Prima di Dio. Dal mito all’archeologia"
Maldalchimia.blogspot.com
Peter Paul Rubens "Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre" 1628
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