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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

mercoledì, marzo 29, 2023

💚Inanna e Dumuzi

 Oggi, in ambito Mesopotamico, si celebrava il rito dell'Unione ierogamica, l'unione Sacra tra la dea Inanna, la dea della fertilità e Dumuzi o Tammuz, il Dio pastore della vegetazione, figlio della pecora Duttur, il pastore che muore per poi rinascere ciclicamente, come gli altri rappresentanti di questo ciclo di vita, come Afrodite con Adone, di cui ho parlato recentemente(https://www.facebook.com/103659844591320/posts/490840119206622/).

https://maldalchimia.blogspot.com/2022/03/su-nenniri.html

Questa placca rappresenta gli Amanti che si abbracciano.

Questo mito non riguarda quindi, soltanto il rapporto amoroso tra Inanna e Dumuzi, ma è una metafora che riguarda la dimensione agricola, del Seme inteso metaforicamente anche come Seme spermatico maschile, che rende feconda la terra, e quindi, la loro unione ha un valore anche sociale, perché rende feconda la terra, mettendo i frutti di questa unione a disposizione della comunità. 

Questo aspetto è molto bello e importante, perché in questo modo, gli esseri umani si rendono attivamente partecipi alla creazione divina, influenzandola con le loro azioni. 

Infatti ogni anno, con l'arrivo della primavera, pochi giorni dopo l'equinozio di primavera, il re della città e l'alta sacerdotessa del tempio, nel regno Mesopotamico, assumevano il ruolo di Dumuzi e Inanna, celebrando l'unione Sacra, per garantire fertilità e abbondanza, identificandosi per la durata del rituale, con le stesse divinità. 

Inanna è potentissima. È la regina del cielo e della terra, dell'amore e della guerra, del bene e del male. Gli accadi la chiamavano Ishtar, e il dio principale centro di culto era Uruk, nell'odierno Iraq. Naturale discendente della Dea Uccello neolitica, viene rappresentata con ali e zampe da uccello, mentre poggia, in atteggiamento di dominio, sui due leoni.

È l'equilibrio delle due polarità contrapposte, del maschile e del femminile, che le consente questa potenza. Sempre accompagnata da due civette, perché suo è anche il regno delle tenebre, e insieme a sua sorella Ereshkigal, dea dell'inferno sumero, la sorella oscura, formano la bipolarita' di questo potente Archetipo Femminile. 

Una dea potente, sicura di sé, che chiede con grande sicurezza e determinazione, al suo consorte Dumuzi, di penetrarla, di toccarle la vagina, perché il ciclo dell'accoppiamento, della fertilità, si deve compiere, per portare abbondanza.

Un aspetto che veniva considerato sacro, nel campo della ierodulia, della prostituzione Sacra, nella quale la femminilità viene liberamente manifestata. 

Una Dea associata a Ecate, alla Sophia della gnosi, alla Shekinah del misticismo giudaico. Un veicolo del Divino, in quanto pura, lucente, vergine, legata al pianeta Venere, e alla costellazione della Vergine, chiamata Spica in greco, che significa spiga di grano, simbolo della fertilità che questa coppia divina incarna. 

Ancora oggi, è tradizione regalare una cornucopia che trabocca di fiori e di frutta, agli sposi, eredità di quel corno, legato alla Fertilità, a quel Dio che  risale dagli Inferi, e che dimora nell'Ariete, segno che inaugura la primavera, il cui simbolo, che identifica "fallo e corno", porta in sé abbondanza, grano, elevazione spirituale. 

Perché l’antico culto di Tammuz, o Damuz, il Dio risorto(come lo sarà il nostro Cristo, due millenni dopo) è legato con i culti misterici babilonesi di Nimrod, Semiramide ed Horus, loro figlio illegittimo, quindi alla lettera Tau, il simbolo degli Iniziati, come ho scritto tante altre volte, che poi verrà adottato anche dai cristiani. 

La figura di Dumuz è più fragile, rispetto alla Dea Inanna. 

Incarna la forza, rappresentando un pastore, del latte, del nutrimento degli agnellini che nascono proprio in primavera. Latte che in natura, si altera facilmente. È il dio dell'ovile, mentre Inanna è la dea della palma, dei Datteri. 

Le nozze sacre proponevano anche un nuovo modello di regalità, che rinsaldava la dinastia dei sovrani di Ur, non solo di abbondanza pratica nei raccolti, e di rinnovamento vegetativo.

I due amanti, Damuz e Inanna, in questa placca, formano una M con l'incrocio delle gambe.

La M è il tredicesimo Sacro Archetipo Ebraico, Mem, con funzione "fluidità". Indica la Madre delle Madri, la Madre delle acque primordiali.

La Madre Amniotica, il veicolo di tutto il nostro DNA animico e mnemonico.

Un Archetipo, principio di vita, correlato e complementare al suo opposto, l'Arcano Maggiore XIII della Morte.

Vita e morte insieme, perché sono imprescindibili l'uno dall'altra.

Quindi stanno configurando l'unità monadica per eccellenza, la Sigizia primordiale, formata dall'unione degli opposti.

Lei, con la mano sinistra, quella del Femminino, offre il seno destro(il lato destro, maschile, è il lato che alchemicamente, offre).

Lui, con la mano destra, accarezza il grembo di lei, sede della creazione. 

E per finire, lei porta un ornamento, un

"collarino" con tre moduli, al collo, che indicano "nascita/morte/rinascita", il potere rigenerativo della stessa dea. 


Placca di argilla, Mesopotamia, periodo Isin-Larsa-antico babilonese, ca. 2000-1600 a.C. Argilla cotta. Basilea, Collezione Erlenmeyer.


Tiziana Fenu

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