Ai documenti prodotti si aggiunge il singolare racconto di Plutarco (de virtut. mulier. c. 9) a garanzia del quale viene citato l'eracliota Ninfide. Tradotto letteralmente esso dice: «Ninfide racconta, nel quarto libro su Eraclea, che una volta un cinghiale devastò il territorio di quella regione, annientandone animali e frutti fin quando non fu ucciso da Bellerofonte. Quando però l'eroe non ottenne alcun ringraziamento per la sua benefica impresa, maledisse gli Xanti e pregò Poseidone di portar via tutto il sale dalla terra.
In questo modo ogni cosa finì per morire perché la terra era divenuta amara, e la cosa durò finché Bellerofonte, per rispetto nei riguardi delle preghiere delle donne, supplicò nuovamente Poseidone di voler porre fine alla sua devastazione.
Da ciò deriva agli Xanti l'usanza di prendere il nome non dal padre bensì dalla madre».
Il racconto di Ninfide ci presenta la denominazione secondo la madre quale emanazione di una visione religiosa: la fertilità della terra e la fertilità della donna vengono poste sullo stesso piano.
Bellerofonte appare nella sua duplice relazione con il genere femminile.
Per un verso egli ci si fa incontro in qualità di combattente e vincitore delle Amazzoni. Per un altro, egli retrocede alla vista della femminilità e ad essa non può negare il suo riconoscimento, cosicché il matriarcato licio viene chiaramente ricondotto a lui in quanto suo fondatore.
Questo duplice rapporto, che racchiude in sé da una parte vittoria e dall'altra sottomissione, è degno della massima considerazione.
Esso ci mostra il matriarcato in conflitto con il diritto maschile, conflitto che viene tuttavia coronato da una vittoria soltanto parziale dell'uomo. Le vergini guerriere, che sono nemiche degli uomini e li uccidono, soccombono.
Ma il più alto diritto della donna restituita al matrimonio e alla destinazione del suo sesso esce vittorioso dalla lotta. Solo la degenerazione amazzonica della sovranità femminile incontra la propria fine, non il matriarcato in sé e per sé. Esso riposa sulla natura materiale della donna. Nei miti riferiti la donna viene assimilata alla terra.
Come Bellerofonte si inchina dinanzi al segno della fertilità materna, così Poseidone ritrae i suoi flutti devastanti dalla terra fruttifera minacciata. L'energia procreatrice maschile ammette il superiore diritto della materia che concepisce e partorisce. Ciò che è la terra, madre di tutte le cose, dinanzi a Poseidone, è la donna terrena e mortale dinanzi a Bellerofonte.
La donna rappresenta la terra e della terra continua tra i mortali la maternità primigenia. D'altra parte l'uomo che procrea appare quale rappresentante dell'onnigenerante oceano. L'acqua è l'elemento fecondante. L'oceano sta allora alla terra come l'uomo alla donna.
Ma chi ha il primato in quest'unione? Nel mito che si è riferito è rappresentata questa lotta. Bellerofonte e Poseidone cercano di ottenere il trionfo del patriarcato.
Ma dinanzi al segno della maternità che concepisce, entrambi retrocedono sconfitti. Non alla devastazione, ma alla fecondazione della materia deve servire il sale dell'acqua, contenuto e simbolo dell'energia maschile. Abbiamo potuto perciò dire a ragion veduta che la battaglia intrapresa da Bellerofonte contro il diritto femminile è stata coronata soltanto da una mezza vittoria.
Tratto da Johann Jakob Bachofen "Il Matriarcato. Storia e mito tra Oriente e Occidente" Cristian Marinotti Edizioni
Maldalchimia.blogspot.com
Nell'immagine, Johann Nepomuk Schaller, Bellerofonte uccide la Chimera, 1821, Österreichische Galerie Belvedere, Vienna
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