La resurrezione gnostica
In ordine alle circostanze della resurrezione di Gesù sussistono due tesi ben distinte, riferibili alle due tradizioni cristiane originarie.
1 Nell’opera gnostica "Trattato sulla Resurrezione" l’esistenza umana ordinaria è descritta in termini di morte spirituale, in contrapposizione alla resurrezione, che è il momento dell’illuminazione, della rivelazione del realmente esistente.
Colui che è in grado di cogliere questo concetto approda alla vita spirituale e si aggiudica l’immediata resurrezione dalla morte.
Un’idea del tutto simile si ritrova nel Vangelo di Filippo, che ridicolizza «l’insipienza dei cristiani che prendono alla lettera la resurrezione di Cristo»: Coloro che dicono che prima si muore e poi si risorge, si sbagliano.
¼ Se non si riceve prima la resurrezione, mentre si è vivi, quando si muore non si riceverà nulla.a Per la sua somiglianza con il tema precipuo della cerimonia del terzo grado massonico, l’accenno alla resurrezione in vita qui sopra riportato rinfocolò i nostri entusiasmi, offrendoci incitamento a investigare ulteriormente le cause della diatriba sulla resurrezione, letterale o metaforica, del Cristo. La credenza nella resurrezione ad litteram del corpo di Cristo e nella sua successiva assunzione in cielo è gravida di non secondarie conseguenze.
È risaputo infatti, che l’autorità della chiesa cattolica romana scaturisce direttamente dall’esperienza della resurrezione di Cristo vissuta dai dodici apostoli, esperienza interdetta a tutti i discepoli convertitisi alla religione rivelata dopo l’ascesa al cielo del figlio di Dio.
Proprio tale avvenimento, inconfutabile e irripetibile, ebbe ripercussioni enormi sulla composizione politica della chiesa primitiva. Esso assegnava il ruolo di guida a un collegio ristretto e chiuso, investito di un’autorità incontestabile e detentore del diritto di nominare i successori.
Da ciò si giunse alla convinzione, tuttora accettata, secondo cui ogni autorità religiosa era stata accordata in maniera definitiva soltanto agli apostoli, i cui unici, legittimi eredi sono i sacerdoti e i vescovi, che ricevono il proprio mandato in virtù del principio della successione apostolica.
A tutt’oggi il pontefice riconosce alla propria autorità un’istituzione divina per il tramite di Pietro, primo apostolo e primo testimone della resurrezione.
Risulta chiaro, quindi, come fosse importante per gli interessi dei primitivi sommi pontefici intendere il termine resurrezione nella sua accezione letterale, dati i benefici che tale soluzione conferiva loro nella forma dell’irrefutabile primato apostolico. E poiché nessuno dei fedeli poté mai godere di un rapporto con il Cristo simile a quello vissuto dagli apostoli, sia durante la sua esistenza, sia nella resurrezione, a costoro non rimaneva che rivolgersi alla chiesa, fondata dagli apostoli, e ai vescovi, che esercitavano il potere nel nome di Cristo.
La chiesa gnostica definì questa concezione letterale della resurrezione «fede degli stolti», asserendo che coloro che andavano predicando la rinascita del proprio maestro scomparso confondevano una verità spirituale con un evento reale.
A soccorso di tale giudizio essa citava la tradizione segreta dell’insegnamento di Cristo riportata nel suo discorso agli apostoli in Matteo: Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.
b Gli gnostici erano perfettamente consapevoli delle implicazioni politiche racchiuse nella teoria esoterica del sapere riservato agli eletti, acquisibile con l’impegno e gli sforzi personali, a sottintendere che chiunque fosse in grado di «vedere il Signore» con l’occhio interiore poteva rivendicare una pari o superiore autorità sugli apostoli e sui loro successori.
Tratto da Christopher Knight Robert Lomas "LA CHIAVE DI HIRAM"
Maldalchimia.blogspot.com
Dipinto di Andrea Mantegna "Cristo morto" 1474
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