Nella Creta minoica le donne ricoprivano un ruolo di primissimo piano in ambito religioso, in quanto sacerdotesse.
Socialmente rilevanti, partecipavano come protagoniste agli spettacoli, alle cacce e alle varie celebrazioni. Erano libere e degne del massimo rispetto e figure di spicco della società.
Le donne etrusche godevano di libertà personale, partecipavano ai banchetti a fianco dei mariti, scandalizzando i Romani con il loro costume di giacere insieme sui triclini; ricoprivano funzioni civili impensabili per le matrone romane, assistevano ai giochi, alle danze e facevano sfoggio della loro bellezza. Le donne appartenenti ai ceti più elevati imparavano a leggere e scrivere.
L’archeologia conferma in modo decisivo che le donne partecipavano con gli uomini a numerose occupazioni della vita sociale. Anche l’universo della religione etrusca era dominato dall’onnipotenza di una divinità femminile, la Terra Madre, che Veio e Cere adoravano sotto il nome di Hera o Giunone, di Mater Matuta o Leucothea.
Le necropoli, da rivalutare archeologicamente, dimostrano che nella società la donna etrusca prendeva parte con tanto splendore agli avvenimenti e ai piaceri di ogni giorno e per questo veniva calunniata dagli invidiosi stranieri, ma in patria le era riconosciuta un’autorità quasi da sovrana, artista colta e promotrice essa stessa di civiltà nel proprio paese e venerata nella tomba quasi fosse un’emanazione della potenza divina, un posto privilegiato che ricordava quello di Fedra o di Arianna della Creta minoica.
Presso i Lici, in Asia Minore, i figli portavano il nome della madre e non del padre e «se uno di loro chiede al vicino chi è, l’interrogato dichiarerà la propria genealogia da lato materno, enumerando gli ascendenti materni della madre».
A partire dalla III dinastia (2650-2150 a.C.), la donna egizia era una “persona” nel senso più completo della parola: titolare di diritti e proprietaria di beni, esercitava la sua influenza su figli e famigliari, era la padrona della casa, giuridicamente uguale al marito. Viveva tutti i giorni anche a contatto gli uomini ed era utile consultarla per il suo equilibrio e per la sua saggezza.
La donna era un essere umano completo sia sulla terra che nell’ascesa all’aldilà. In ambito religioso sono stati rinvenuti titoli sacerdotali femminili di grande prestigio e potere. La donna, quindi, aveva un ruolo attivo nell’ambito della corte e del clero.
La sua educazione nei livelli sociali elevati era pari a quella impartita ai figli maschi. Secondo chi scrive, la prima radice della sensibilità spirituale fu femminina e panteistica, così come le prime comunità paleolitiche di sapiens furono socialmente più egualitarie, né matriarcali o né patriarcali, ma consapevoli che la donna fosse tutt’altro che un genere manchevole e imperfetto.
Tratto da "La Dea delle Origini" di Stefania Tosi
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Dea minoica (XII sec. aC, Grecia).
Brano La Dea delle Origini" di Stefania Tosi
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