Possedere il fuoco, nelle varie tradizioni mitologiche e religiose, ha sempre corrisposto a possedere un bene divino, un patrimonio riservato solo a quanti hanno la loro dimora nel cielo.
E quando quel bene è giunto agli uomini ciò è stato determinato o da un dono portato come premio, o perché sottratto agli dèi. Emblematica in questo senso la vicenda di Prometeo: il personaggio è universalmente noto per aver rubato il fuoco a Zeus, ma, ab origine, egli era colpevole di una grande trasgressione; infatti, era in grado di costruire statue di notevole perfezione.
Ponendosi in concorrenza con la divinità, partendo dall’argilla egli volle creare la vita, secondo un metodo che era patrimonio esclusivo del dio.
Ma, per la trasmutazione della materia, era necessaria una scintilla di fuoco (secondo l’antica concezione greca per la quale l’uomo era composto di terra e di fuoco), perciò egli ideò un’impresa molto ambiziosa: rubare il fuoco a Zeus.
Il padre degli dèi, infuriato per l’affronto, ordinò a Efesto, il fabbro divino, di forgiare una catena indistruttibile con la quale Prometeo fu legato a una montagna nel Caucaso, dove un rapace (aquila o avvoltoio, nelle diverse versioni) gli dilaniava il fegato, che però si riformava con tinuamente.
Il fuoco era così ritornato nell’Olimpo, però, come ben sappiamo, gli uomini, in un modo o nell’altro, riuscirono comunque a impossessarsene…
La dimensione esoterica del fuoco si esprime partendo dalla figura del fabbro e dello sciamano che “furono signori del fuoco tanto quanto gli alchimisti e tutti, aiutando l’opera della natura, acceleravano il ritmo temporale e, in fin dei conti, si sostituivano al Tempo”
Tratto da "Le vie dell'esoterismo" di Massimo Centini
Maldalchimia.blogspot.com
Nessun commento:
Posta un commento