Gli Iperborei sono devotissimi ad Apollo,che soggiorna periodicamente nel loro paese e qui è onorato con splendide ecatombi.
Ignari di malattie, vecchiaia, fatiche e battaglie, gli Iperborei non incorrono nel castigo di Nemesi, la quale punisce con severità coloro che commettono ingiustizia
La loro prodigiosa esistenza può raggiungere i mille anni
Lo stato di benessere degli Iperborei, estranei ai mali che comunemente affliggono i mortali, si deve alla relazione speciale che intrattengono con Apollo, ma privilegi simili sono attribuiti anche ad altre genti, primi fra tutti gli uomini vissuti nell’età dell’oro
In ogni caso, per gli Iperborei l’assenza della vecchiaia non è abbinata all’immortalità: essi muoiono, ma dopo un’esistenza lunghissima in cui sono rimasti eternamente giovani. In questo senso, la loro situazione ricorda quella dei remoti Etiopi: la maggior parte di costoro raggiunge i centoventi anni e alcuni addirittura superano questa soglia, grazie alle virtú di una fonte miracolosa.
Gli Etiopi ne fanno uso continuamente: dall’acqua si spande un profumo di viole e quanti vi si immergono diventano piú lucenti, quasi si trattasse di olio; inoltre, nulla vi può galleggiare, ma qualunque oggetto va a fondo, se viene a contatto con la sua superficie
Il racconto rispecchia la credenza che alcuni poteri eccezionali siano conferiti dal contatto con particolari elementi presenti in natura, di cui solo certi personaggi riescono a disporre. Cosí, presso il paese dei Meropi esiste un «Luogo del non ritorno», solcato dall’acqua del fiume chiamato Piacere: quanti si cibano dei frutti dell’albero del Piacere dimenticano tutti i dolori e ringiovaniscono progressivamente, finendo poi per essere annientati
Per il mondo divino si può ricordare il caso di Era, che ogni anno si bagna nella fonte detta Canato, a Nauplia, e ritorna vergine
Tratto da "Il sapere mitico" di Maurizio Bettini
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