30 Maggio San Giovanna d'Arco
Il Medioevo, il tempo dei castelli e delle cattedrali, dei monasteri e delle università, vide splendere al suo declinare una straordinaria figura: Giovanna d’Arco.
La martire francese, per mano inglese, affascinò lo studioso anglo-francese, che portava in sé il retaggio di due storie e due popoli a lungo ostili, risolvendo l’apparente contraddizione all’interno dell’esperienza della Fede.
Belloc dedicò a Giovanna d’Arco il saggio che qui presentiamo, pubblicato nel 1929. Questa breve vita della Pulzella d’Orleans, scritta con una prosa elegantemente arcaica, curata e luminosa come una miniatura medievale.
Mai come in queste pagine Belloc riesce a trasmettere, con la consueta sobrietà e senza indulgere alla retorica, l’esperienza affascinante e sconcertante della santità, della Fede pienamente vissuta.
C’erano più motivi per cui Giovanna diventa l’oggetto della riflessione e dell’ammirazione devota di Belloc: lei è l’eroina della Fede e della libertà, una contadina che sfida la diffidenza dei grandi di Francia e dei nobili d’Inghilterra; lei richiama il delfino, il principe ereditario, a far fronte ai suoi irrinunciabili doveri di fronte a Dio e di fronte al popolo francese; lei è la combattente per il diritto della Francia contro gli oppressori inglesi; lei affronta un’ingiusta accusa, un ingiusto processo, una morte ingiusta e terribile. Per Belloc, metà inglese e metà francese, Giovanna è un segno di contraddizione, scandalo e follia; per lui, cattolico in una società ostile al cattolicesimo, Giovanna è la fede dei semplici, conservata con gioia e ardore da una ragazza di uno sperduto villaggio, povera ma dal cuore puro. Giovanna è, soprattutto, la donna della pietà, che non conosce paura.
Pietà per il proprio popolo umiliato, pietà per un regno senza un re, pietà per le colpe e le mancanze dei suoi compagni d’armi, e per l’uomo che diventa re tra dubbi e viltà. Pietà per la Fede trascurata, dimenticata, per i cuori induriti, che lei scioglie con la preghiera e con il suo esempio.
Pietà per se stessa, per una giovane donna chiamata a un destino tanto più grande di lei.
L’eroismo di Giovanna non è solo quello mostrato sul campo di battaglia, o davanti al tribunale dell’inquisizione, ma in primo luogo quello dell’obbedienza alla chiamata, quello della fiducia in un Dio che la voleva lontana dal suo villaggio, rivestita di un’armatura, a fianco degli astuti potenti. Ancora una volta nella storia della Fede la grandezza di una donna sta nel suo fiat.
Di fronte alla domanda dell’Arcivescovo Regnault, che le chiede dove crede che morirà, Belloc fa rispondere a Giovanna: “Quando Dio vorrà. Il luogo e l’ora non li conosco più di te.
Ah, se Dio mi permettesse, ora, di deporre le armi e tornare da mio padre e da mia madre, per servirli e pascere le loro pecore!”. Infatti in cuor suo vedeva la valle dove era nata e la giovane Mosa scorrere lì accanto.
La sua pietà e la sua santità non sono riconosciute dal mondo; non lo sono da parte di un uomo di Chiesa, un vescovo ambizioso e predisposto – per paura e mancanza di fede – al compromesso con il potere.
Lo sono invece dalla turba di miseri che assistono straziati dal dolore al suo martirio, e che si vide negare persino le sue reliquie, quelle ceneri del terribile rogo che si diede ordine venissero disperse. “Così”, scrive Belloc con sobria commozione, “furono gettate nella Senna le ceneri di quella Vergine – e il suo cuore – che il fuoco non aveva consumato”.
Tratto da : Hilaire Belloc "Giovanna d’Arco La guerriera di Dio" . Paolo Gulisano Fede & Cultura Editore
Maldalchimia.blogspot.com
Sir John Everett Millais "Joan of Arc" 1865
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