Struggente. Crudo. Poetico.
Emozionante come pochi.
"Baby Reindeer"
Baby Renna.
La renna come simbolo esoterico dell'intelligenza, che io amo definire intelletto.
La capacità di adattamento, ma anche il potere di trasformazione, di far emergere i nostri veri talenti, la nostra Essenza.
È custode, infatti dei nostri Doni, nella simbologia del Natale.
Le corna ramificate, ad indicare la connessione con la dimensione superiore, ciò che spesso perdiamo, alla ricerca di connessioni che ci allontanano anche da noi stessi, nel distribuirci qua e là, in cerca di un valore identitario che può arrivare solo da noi stessi.
La renna come simbologia di una dimensione infantile, in cui si crede ai regali, alle persone buone, alle persone che restano, a chi non ci fa del male.
A chi ci ritiene unici.
Tanto da meritare la scelta di un regalo natalizio solo per noi.
Pensato esclusivamente per noi.
Per la sera del Natale.
La sera dell'unione, ma anche delle aspettative. Con le renne che fanno da sacre custodi per la consegna del regalo.
Esclusivo.
Pensato solo per noi.
Perché, per quanto, oltrepassare il limite, sia un attimo, come per tutte le dimensioni, è l'esclusività, ciò che ci fa sentire importanti.
Già, di carattere, ciò che piace a tutti, a me, a prescindere, non piace.
A me piace lo sghembio, la particolarità.
L'esclusività.
L'esclusività, che esclude altri interessi.
Esclusività che ti fa sentire il tuo essere unica e insostituibile agli occhi dell'altro.
Ci sono momenti altamente poetici in questa serie, eppure così estrema.
Ti si conficcano dentro come spilli.
Non hanno la delicatezza dei post-it.
Che pure, dopo un po' cedono, ai primi venti, ai primi caldi, ai primi altri interessi.
Momenti così acuminati, che solo chi ti guarda davvero dentro, può spaccarti in due, come la violenza subita.
Come quell'integrita' che non riesci più a ritrovare, se non cercando lusinghe e compiacimenti distribuiti come i petali del tuo cuore sparpagliati dal vento.
Il punto di incontro, è il dolore che accomuna.
La ferita ancora aperta.
Che l'altro vede, percepisce, e nella quale si identifica, perché parte sempre, come tutte le ferite, da quell'unico presupposto che ci rende fragili e vulnerabili.
"Perché non riesci ad amarmi"?
È un perché che lacera.
Perché funambola tra l'esclusività e l'esclusione.
E in questo funambolare, si snoda tutta la dialettica tra chi agisce e chi subisce.
Ma non sono mai ruoli definiti.
Sono Intercambiabili.
Spesso si spaccia per esclusività, attenzione centellinata anche a tanti altri/e, spacciandola per unicità.
Ma è energia flebile, che non arriva.
Che perde frequenza mentre la si sciupa e la si svilisce, nel tentativo di compiacere a destra e a manca, senza vigore.
Presenziando, ma senza quell'ingrediente passionale che vive di energia propria.
Ecco perché, il crinale, tra passione e compassione, infine, diventa così sottile, da contemplare anche la caduta.
Perché passione è anche com-passione.
È un prendere con sé, i picchi emotivi dell'altro, nel bene e nel male.
Ti appassioni, perché senti la stessa vibrazione.
E, a volte, trovare qualcuno che si cali fin nei nostri abissi è scomodo.
È una gran rottura di scatole.
Uno scanner vivente al quale non possiamo mentire.
Perché sarebbe come mentire a noi stessi.
E lui sa.
Quando lei butta il sale sulla sue ferite.
Quando gli dice se a fargli del male è stato un uomo.
O quando, senza pietà, gli dice che i suoi spettacoli fanno pena.
Ma di chi abbiamo bisogno, realmente?
Di qualcuno che ci regga il gioco, il ruolo, o di qualcuno con cui essere verità, pur nella nostra fragilità?
Non lo sappiamo neanche noi.
Perché quando troviamo la verità, spesso scappiamo a gambe levate.
Quale è il nostro valore?
Perché necessitiamo di barattarlo per cose, persone, situazioni, che non ci rappresentano?
Sono entrambi dei sognatori, ed entrambi si rispecchiano l'uno nell'altro, cercando una via di fuga di cui si ha la chiave di lettura, ma non la soluzione.
Perché non ci possono essere soluzioni esterne, se non siamo già risolti, nel pregresso, prima dell'incontro.
Incontro con l'altro, con le situazioni, con la stessa vita.
Con noi stessi.
Due bambini che chiedono ancora amore.
Che cercano di strappare un sorriso, una risata, una complicità.
Che cercano ancora il calore di quella piccola renna che era il Mondo a parte.
Diffidiamo da chi si fa distributore di renne seriali.
Mendicano attenzioni più di quanto noi stessi abbiamo il coraggio di richiedere.
Solo l'esclusività può darci la vera percezione di noi stessi.
Gli occhi dentro l'Anima, a percepire anche ciò che non manifestiamo, infinitamente più importante di ciò che manifestiamo.
Gli estremi fanno parte del rischio.
Ma non dipendono dall'interazione di quel momento.
Dipendono dal pregresso.
Ed è in questa capacità di riconoscerlo, che consiste anche la più alta forma d'amore verso noi stessi.
Una compassione, nella quale però, io resto integro.
Passione.
Lo avevo già scritto tempo fa
Pass-I One, in inglese.
Consentire, fare un modo, che io diventi uno.
Perché le passioni, appassionarci a qualcosa, ci devono ricondurre sempre a noi stessi, alla nostra Essenza, alla nostra Verità.
E anche questa, per quanto se ne voglia dire, era passione, inficiata dal non risolto.
Da una soluzione che è stata affidata all'altro.
Nessuno ci può risolvere.
Nessuno ci può distruggere.
Nessuno ci può salvare.
Ma l'amore, la presenza, l'esclusività possono tanto.
È quell'esserci, anche se siamo sgangherati.
È quell'abbraccio, che finalmente, smettiamo di chiedere.
Capolavoro.
Struggente, psicotico, intenso, come pochi.
Tiziana Fenu
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