Con la fanciulla dei Grimm ci addentriamo nel gioco degli opposti: alto e basso, fuori e dentro, cielo e terra, giorno e notte, Luce e Ombra, maschile e femminile, cecità e visione, grezzo e sublime, paura e desiderio, vita e morte.
La nostra bella è una mediatrice tra opposte polarità: è il ponte tra il mondo dei vivi e quello dei morti, con l’abito e la pelle cosparsa di cenere e adagiata su un letto pure fatto di un cumulo di cenere, ella si lega al lutto come alla morte e ancora alla rinascita.
È un’altra Kore che vivendo in superficie con le ninfe viene rapita dal dio degli Inferi, Ade-Plutone.
È un’altra Psiche che deve affrontare le prove iniziatiche e ricongiungersi con il suo sposo Amore. Cinderella porta la luce della consapevolezza nella notte buia e si muove nell’ombra della luce a ogni nuovo giorno: canta il gioco delle infinite possibilità.
È la Pietra Filosofale degli alchimisti e anche la materia grezza, mente e veicolo corporeo che vanno sublimati. Ancora, Cenerentola è la storia di una custode del fuoco sacro: novizia sacerdotessa, vestale o inizianda sulle orme di perenni sciamane, donne di sapienza o medicina. Sradicate dunque dal vostro immaginario l’idea di una umile o umiliata fanciulla. Anticamente, le vestali, o custodi del fuoco sacro, ricoprivano la carica più prestigiosa a cui una donna potesse assurgere.
Da qui il suo nome impersonale: Cenerentola.
È un non-nome che la fanciulla deve meritare Capiamo subito che si tratta di una iniziata poiché non ha un nome proprio: vi rinuncia. È questo il primo passo di una rinuncia a sé per abbracciare un obiettivo superiore: incarnare la sua natura divina, smettere di servire “la Terra” come un qualsiasi animale e iniziare (essere iniziata) a servire “il cielo”.
Mentre tutti i bambini del mondo vengono addomesticati all’ego, a tiranneggiare su ciò che è caduco e perituro, un archetipo viene loro narrato per lo più nel momento di addormentarsi.
Leggiamo del risveglio dell’anima a un’anima che mettiamo noi stessi, genitori, adulti, insegnanti, a dormire, talvolta per sempre. Ma la fiaba urla ancora affinché l’anima si ridesti dalla schiavitù reverenziale prestata al fantasma dell’ego.
La cenere è il prodotto puro della combustione, impiegato a sua volta per purificare. Anticamente la cenere era infatti usata per sbiancare i tessuti. Ecco dunque la storia di un essere che assurge al ruolo di purificatore: un Cristo o un Buddha. Non è una fiaba. E non è la storia di un personaggio. Cenerentola è un luogo per troppi ancora sconosciuto. Un luogo che non ha un nome e neppure un reale dove. È una stanza della mente, di ogni mente.
Quindi un varco che dall’irrealtà si apre sul reale. “ Asato ma satgamaya”, si legge nelle Upanishad, ovvero: “ dall’irreale conducimi al reale”.
Tratto da: Sara Ascoli "Cenerentola: l’inganno, l’anima e il Sang Real".
Maldalchimia.blogspot.com
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