Informazioni personali

La mia foto
Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

sabato, ottobre 22, 2022

💛Statuina iraniana con anelli al collo

 Dal gruppo "Il SONDAGGIO. Archivio Archeologico Mondiale suddiviso in argomenti

https://www.facebook.com/groups/210974976999246/permalink/669639591132780/

" Iran settentrionale, arte marlik, vaso di terracotta a forma di femmina, 1000 a.C."

~~~~~~~~~~~~~~~~~


Direi che la similitudine con il nostro bronzetto sardo, nella seconda immagine, ritrovato presso  località Funtana Padenti de Bacchi, presso Lanusei, conservato al museo di Cagliari, è evidente. 

Il nostro bronzetto rappresenta una donna, probabilmente una sacerdotessa, e presenta un collare ad anelli, proprio come questa statuina iraniana. 

Il periodo di datazione, non è certo. La bronzistica in Sardegna, copre svariati secoli, dal XIII secolo aC, fino al VI aC, quindi, può darsi che il nostro bronzetto sia antecedente alla statuina iraniana.

La peculiarità degli anelli al collo, la vediamo tutt'ora nelle "donne  giraffa" della tribù dei Kayan Lahwi, anche conosciuti come Padaun. 

Questa tribù, appartenente al gruppo Kayan, che a sua volta fa parte del sottogruppo dei Red Karen, è una minoranza etnica di lingua tibeto-birmana, ed è nota per un peculiare accorgimento estetico adottato dalle loro donne, ovvero indossare numerosi anelli attorno al collo - in realtà una spirale di ottone - che causano una deformazione fisica che risulta, visivamente, in un collo straordinariamente lungo.  

Questa caratteristica ha conferito loro vari soprannomi, da "donne giraffa" a "donne cigno", ma in realtà non è il collo ad allungarsi, bensì le spalle a scendere e le clavicole a deformarsi a causa del peso degli anelli che viene progressivamente aumentato nel corso della vita della donna. 

Particolarità che si nota anche nel nostro bronzetto sardo, nel quale sembra proprio che le spalle (inesistenti) siano state deformate per il peso degli anelli.

Cosa che invece, non presenta la statuina iraniana, la quale espone un numero di anelli molto inferiore rispetto alla nostra sacerdotessa, in numero di nove, sembrerebbe, e spalle ben definite.

Il numero nove è legato al concetto di fertilità, al nono Sacro Archetipo Ebraico Teth, con funzione "cedente", che indica il grembo Femminino che accoglie la vita.

La statuina iraniana presenta anche moduli di solchi decorativi, in numero di cinque ciascuno.

Cinque è il numero di Venere, che nel cielo percorre un tragitto pentacolare nell'arco di otto anni, ma è anche un numero legato alla costellazione del Toro, e all'unione della dimensione terrena con quella divina.

I fianchi larghi, e la parte inferiore del corpo abbondanti, enfatizzano questo concetto di fertilità, beneaugurato proprio dagli anelli portati al collo.

Il numero degli anelli indossato dalla nostra sacerdotessa, è indefinito, sicuramente 24, ma potrebbero essere anche 28. 

Se sono 28/29, sono legati al ciclo lunare, al Femminino Sacro. 

Dovrei vedere e toccare da vicino, il bronzetto, per poter definire quanti anelli sono.

Anelli, o per meglio dire, spirali, di ottone, per lo più, che possono arrivare fino a 20, 25 kg di peso.

Questa pratica, potrebbe anche sembrare un corrispondente femminile della pratica dell'indossare i campanacci di ottone, da parte delle nostre Maschere del nostro Carnevale Sardo, i Mamuthones e i Boes.

Entrambi questi elementi hanno una funzione apotropaica.

L'ottone, di per sé è il più "megerico" tra i metalli.

Molti amuleti, e strumenti di divinazione, in campo esoterico, sono in ottone.

L'ottone si ottiene da una lega ossidabile di rame e zinco.

Il rame ha un'alta conducibilità elettrica e termica ( basti pensare alle pentole di rame), ed è legato al pianeta Venere, alla bellezza, alla guarigione.

Infatti, le donne birmane che indossano questa spirale, lo fanno volontariamente, fin da tenera età, per accrescere la loro bellezza, e per protezione dagli spiriti maligni.

Mentre lo zinco, veniva usato dagli  alchimisti, che lo bruciavano per creare l’Ossido di Zinco, che loro chiamavano “lana filosofale” o “neve bianca. 

L'ossido di zinco è usato anche come protettivo e lenitivo a livello epidermico. 

L'ottone, quindi, è al contempo protettivo e radiante. 

I nostri Mamuthones, cadenzano, con tre passi e un saltello, accompagnato dallo scuotere dei pesanti campanacci in ottone, il ciclo della fertilità. 

Tre passi. 

Nascita/morte/rinascita. 

Un saltello pesante. 

Il Seme, la vibrazione del suono, come una frequenza che arriva fin sotto la terra, che la fa tremare, e che accoglie il Seme, per un nuovo ciclo di vita. 

D'altronde, le spirali di ottone, nel collo, proteggono, ed espandono, allo stesso tempo, proprio l'energia della gola, de "su gutturu", in sardo ( notate come "gutturu", sia molto simile a utero/uturu), la sede del quinto chakra Vishudda della gola, strettamente legato al suono, alla vibrazione, e al concetto di creazione e fertilità, perché con la parola, con il suono, si crea ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/blog-post_18.html?m=0). 

La nostra sacerdotessa sarda, oltre ad avere la tipica conformazione del setto nasale-sopraciliare a "T", tipico delle personalità importanti, degli Iniziati, perché indica la Tau, le assi di legno sulle quali, in civiltà come quella egizia ed orientali, gli Iniziati trascorrevano distesi, a buio, per tre giorni, il loro percorso iniziatico, fino a ricevere poi la luce, l'illuminazione dai raggi solari, presenta anche un copricapo a cono, catalizzatore, per antonomasia, dell'energia. 

Il mantello è tipico delle personalità sacerdotali importanti, che funge da mantello protettivo, da barriera all'occorrenza. 

Mentre la mano destra, con il palmo in vista, è tipico dei nostri bronzetti Sardi che rappresentano le figure sociali di un certo rango sociale, sacerdoti o capitribu', come ho spiegato nei miei precedenti post (https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/simbologia-del-palmo-della-mano-in.html?m=0). 

O momenti catarchici particolari, come nel bronzetto della "Grazia" ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/la-grazia-bronzetto-sardo.html?m=0). 

La mano aperta con quattro dita unite e il pollice separato, indica la lettera ebraica, l'Archetipo Dalet. 

È la stessa lettera, che, insieme alla Nun, si trova nel simbolo della tribù dei Dan( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/il-simbolo-della-tribu-di-dan.html) e indica un portale, la porta di iniziazione sulla terra, nella materia, nella carne. 

La Dalet è il verbo incarnato. È l'energia maschile primordiale che si esprime nella forma femminile della terra. "Porta", in sardo si scrive "Janna", cui poi il nome "Jana", perché la Jana è un portale. Conduce nelle sue strette aperture uterine delle Domus de Janas, per consentire la rinascita. 

E la lettera Dalet, è un portale, un unione, tra Cielo e Terra, che rappresenta anche il tetragramma di Dio, YHWY, con i suoi 4  elementi. 

Quindi rappresenta la divinità sulla terra. 

E quelle quattro dita unite,  separate dal pollice, esattamente come il saluto dei nostri Bronzetti, sardi indicano le quattro lettere del tetragramma divino, che si esprimono nella terra insieme al pollice, un "4 + 1", che rappresenta la Quintessenza  dell'umano, che è unito alla divinità. [...] Che può salutare mostrando il palmo della mano radiante di energia terapeutica,  chiropratica, pranica, ipnotica, che rappresenta la forza della divinità scesa, incarnata nell' umano "

La nostra sacerdotessa tiene la mano destra aperta, che ha un'energia guaritrice  cedente, Mascolina, mentre, con la sinistra, tiene in mano un contenitore circolare, quasi una coppa, simbolo del Femminino e dell'energia ricevente Femminile. 

Una vera sciamana guaritrice. 

Una donna di potere, perfettamente equilibrata nelle sue due polarità, come è enfatizzato anche dal corpo sia fallico che uterino, attraverso il mantello aperto. 

Due statuine straordinarie, che trovano un punto in comune, a distanza di chilometri, e probabilmente, anche di secoli: quello di incommensurabile bellezza, e forse anche di una Matrice in comune. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

Statuina iraniana con anelli al collo




Nessun commento:

Posta un commento