Domenica 09/10/2022, abbiamo la Luna Piena in Ariete.
Siamo governati e guidati, in questa giornata, dall'energia dal sedicesimo Sacro Archetipo Ebraico Ayin, con funzione "corrispondenza".
Ayin rappresenta l'occhio, la sinergia dei due occhi, la capacità di vedere oltre, di trascendere con giudizio, il denso, la materia.
Il glifo del segno dell'Ariete, si presta a questo concetto, perché rappresenta il perfetto equilibrò tra le polarità dei due occhi con valenza spirituale simbolica, perché sembra quasi la rappresentazione grafica del setto nasale con l'arcata sopraciliare, all'interno della quale ci sono gli occhi.
Occhi che, simbolicamente, sono incastonati, proprio all'interno del glifo dell'Ariete.
L'Archetipo dell'Ariete, è quello dell'Eroe.
Eroe, da "ierogamos", unione degli Opposti.
L'Archetipo Ayin, è la sintesi perfetta delle due polarità in equilibrio, necessarie per trascendere le nostre contraddizioni, gli incastri che non collimano , i nostri dislivelli.
La luna Nuova in Bilancia, del 25 settembre, governata dall'Archetipo Tau, ha anticipato e preparato il terreno a questo tipo di nuovo percepire, partendo da una sorta di giro di boa, che ha traguardato la fine di un percorso estremamente intenso, spesso doloroso, ma funzionale ad una rinascita che contempli una nuova percezione di sé, attraverso l'occhio interiore, che ci dà il senso della nostra profondità.
Profondità che dà l'esatta misura delle nostre radici, delle nostre fondamenta, della nostra intima sorgente.
Da quella oscurità, da cui emerge e si erge la nostra purezza, la nostra verità, la nostra capacità di mantenere aperto il nostro occhio divino, nonostante l'oscurità.
Ed è proprio l'Arcano Maggiore XVI, la Torre, a rappresentare in modo così profondo ed esplicativo, questa dinamica.
La sommità della torre, il superfluo, brucia, ma le fondamenta restano intatte.
Stiamo lavorando costantemente, proprio per dare un senso, per radicalizzare le nostre fondamenta, perché da esse dipendono l'equilibrio della stessa torre, del nostro percorso iniziatico ed esperienziale, su questa terra, ome una Kundalini architettonica che necessita di un equilibrio, di una visione di insieme, tra i due occhi, tra le due polarità, tra l'umano e il Divino.
Tra il passato e il presente. In presenza. Come un'acqua di sorgente, sempre pura, perché non stagna.
In ebraico "Ayin" significa infatti, sia sorgente che occhio.
La capacità del percepire la profondità delle cose, nella loro origine, nella loro sorgente.
Ma questo, implica corrispondenza, come è, nella stessa funzione dell'Archetipo Ayin.
È la corrispondenza tra le polarità, tra cielo e terra, tra umano e divino, che ci consente di trascendere, di restare radicati nelle nostre fondamenti, nella nostra origine, nella nostra sorgente, nel nostro terzo occhio, nella nostra visione di insieme, qualsiasi cosa accada e che ci possa scuotere fino alle radici.
Se abbiamo radici abbastanza profonde, niente ci può far vacillare.
Le radici sono la nostra identità.
Quel senso di appartenenza ad un'energia, ad una Essenza comune, così come esemplifica il glifo della lettera Ayin, che sembra una Y, come due rami dello stesso albero.
La separazione è apparente, se lasciamo che questa dimensione di appartenenza, di corrispondenza, si radicalizzi in noi, come condizione naturale.
Ho parlato di trascendere, di aspirazione, di afflato verso la nostra dimensione divina, in corresponsione e corrispondenza, con la nostra dimensione umana.
Ma non cadiamo nell'errore di pensare che la dimensione divina sia altro rispetto a quella umana.
Divino ha la stessa radice "div-", di diventare, del divenire.
È la nostra più intima, più vera, manifestazione naturale.
La nostra Pienezza.
La nostra Verità.
La nostra Corrispondenza.
E quando ci corrispondiamo, intimamente, radici e fronde, possiamo avere davvero consapevolezza della nostra identità, del nostro perché, qui, ora, e non altrove.
Perché l'altrove non avrebbe nessuna influenza. È solo una variabile sulla linea temporale, che non ci appartiene, se non per quell'attimo, che ci incastona su questo vettore. Siamo molto altro.
Siamo oltre il tempo. Siamo memoria e destino insieme.
Ma siamo soprattutto Presenza, nella nostra Integrità, nella nostra Pienezza.
Nella nostra libera Manifestazione.
Siamo Divini, in un continuo e meraviglioso Diventare.
Diventare la versione migliore di noi stessi. Ciò che meglio ci rappresenta, in totalità, non in frammentazione.
In dialettica tra le nostre infinite sfaccettature.
Mai arrivati, e mai partiti. In continuo viaggio. Mai sazi, e mai ebbri abbastanza, da perdere le coordinate di noi stessi.
In padronanza. Che già di per sé, è il più eccitante degli sballi.
Tiziana Fenu
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