Per recepire, per accogliere la variabile, l'occasione, la circostanza, la possibilità, bisogna sentirsi già parte di essa.
Bisogna tenere tra le mani, e tra le pieghe infinitesimali dell'Anima, quelle bricioline di pane, del quale sentiamo la fame.
L' acquolina in bocca
Come un boccone che ci è stato strappato a morsi in un tempo nel quale ancora non sapevamo di noi stessi, ma del quale ne conoscevamo il battito d'ali dopo le briciole.
Le briciole servono solo per la conoscenza.
Ben diverso dalla Sapienza.
Per ripercorrere la strada a ritroso in tutte le sue variabili, visto che l'andata non è mai uguale al ritorno.
Ma ciò che ci eleva al di là della conoscenza del contingente, è lo stacco del volo.
Quel vivere quella dimensione misterica che consente il vero ritorno a casa.
Senza più briciole.
Quando ci sentiamo pane spartito alla mensa dell'Universo.
Quando entriamo nella dimensione misterica del "saperci", e di tutte le nostre infinite possibilità, che sono le variabili di ali plissettate come un ventaglio ancora chiuso, al quale non abbiamo dato la possibilità di respiro, con quello stacco di polso, che è come il librarsi in volo con il parapendio, quando senti che le ali, la vela, è parte di te.
Per lo stacco del volo, non basta conoscere la tecnica, lo strumento, la circostanza.
Devi diventare la circostanza.
In fiducia, in accoglienza, in ascolto.
In vuoto.
Per lasciarsi riempire, lavorare e permeare.
È facile cedere alla lusinga di ciò che ci arriva di preconfezionato.
È facile accontentarsi, senza sentirsene parte.
Io non esigo dagli altri.
Esigo molto da me stessa.
Voglio sentire lo stacco del volo.
L'ebbrezza del ramo che si spezza, per percepire la potenza delle mie ali.
Voglio poter aver fiducia nelle mie ali, non nei rami.
Rami che si spezzano, che si spezzeranno, ce ne saranno sempre.
Preparano al meglio, non al peggio.
Preparano al vento, che preannuncia la tempesta.
Preparano al Caos, che è Creazione per eccellenza.
E in esso mi riconosco.
Quando mi libro in volo, con le mie ali.
Tiziana Fenu
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