Le prerogative di San Michele Arcangelo sono così rare, e la Sacra Scrittura parla di Lui in termini di una tale grandezza, che molti furono abbagliati, ritenendo che San Michele, così celebrato nelle lettere divine, non potesse essere altri che il Figlio stesso di Dio e Salvatore del mondo, Cristo Gesù.
Questo fu l'errore dei luterani e di molti calvinisti e di altri settari: in ragioni delle grandi lodi che si tessevano di questo Santo Angelo, sembrava loro che tali glorie non potessero appartenere a una creatura umana.
Ma è così grande l'onnipotenza divina e così stupenda la bontà del Creatore, da poter concedere a una creatura di poter sembrare Dio e così infuse grandi doni, appartenenti alla sua stessa natura, nell'Arcangelo Michele, tali che l'ingegno umano, non illuminato dalla fede, lo avrebbe potuto considerato come il Figlio di Dio.
Ma poiché non è il figlio naturale di Dio, è tale che, dalla Santissima Trinità in giù, non c'è nessun altro, tra le nature intellettuali e gli spiriti puri, che sia più santo, o più simile a Nostro Signore, o che rappresenti meglio l'immensità e la perfezione dell'essere divino
Per questo motivo, molte volte che San Michele è apparso ad alcuni grandi Santi, si è detto, nella Scrittura, che il Signore stesso era apparso, senza specificare ulteriormente che si trattava di questo Angelo supremo, perché San Michele è lo Spirito più simile a Dio e più degno di sostituire l'infinità dell'essere divino, e quello che potrebbe meglio rappresentare l'autorità e la maestà di Dio.
E così nel c. 32. del Gen. è chiamato Dio: perché aveva autorità e rappresentanza divina. Lo stesso patriarca Abramo lo adorava e la Chiesa, ebbe a notare con particolarità che dei tre Angeli che questo grande patriarca vide, ne adorava solo uno, che era l'Arcangelo Michele, talmente prominente tra gli spiriti celesti, da sembrare che gli altri non fossero accanto a lui, per quanto sublimi potessero essere.
E così, sebbene fosse stato accompagnato da spiriti illustri, come notano alcuni interpreti, come San Gabriele e San Raffaele, poiché San Michele era tra loro, il Santo Patriarca Abramo non prestò attenzione a loro e lasciandoli fuori dalla sua adorazione, adorò unicamente l'Arcangelo Michele, come suo Principe, suo Capitano e Capo e l'immagine più esplicita di Dio, la più degna e riverente rappresentazione della Divinità.
Tratto da "San Michele Arcangelo" di Marco Gionta
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