Un video molto breve che dimostra come, alla stessa frequenza di 440 hz, di un diapason, risponda, in risonanza e stessa vibrazione, il diapason vicino.
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=846533595958972&id=100018070187824
Principio di risonanza.
"Attiri ciò che sei".
Lo sentiamo dire continuamente, e molte volte mi è venuta a nausea, questa affermazione.
Perché è vero che attiri anche ciò che non sei.
L'opposto di ciò che sei.
Perché non siamo inanimati come i diapason. Siamo Umani, con due polarità opposte che si complementano a vicenda, sulle quali funamboliamo, in cerca dell'equilibrio.
"Attirare" squilibri, è parte del percorso. Rafforzano il senso del nostro oscillare.
Perché, solo oscillando, si trova il punto di equilibrio, non stando fermi.
A tutti coloro che ci fanno oscillare, ma non ci fanno cadere, un grazie.
Ci permettono di vedere ciò che non vogliamo essere, nonostante si fregino di autoproclamazioni in stile Conte di Saint Germain.
Siamo un diapason.
Il diapason ha due polarità, lo si vede dalla conformazione, la stessa parola ne indica questo aspetto duplice, che è condizione necessaria affinché si manifesti la frequenza.
Quindi, non entriamo in paturnie, se attraiamo anche energie completamente diverse, talvolta opposte, alle nostre.
La frequenza che emaniamo, è frutto delle due polarità opposte e complementari, ed è normale che una fonte luminosa, una frequenza, possa attrarre "insetti e farfalle".
Come ho già scritto, gli insetti sono farfalle mancate, non evolute.
Possiamo anche attrarre, paradossalmente, dei delinquenti, ma ciò non significa che noi lo siamo.
Magari abbiamo già lavorato su quella frequenza, per evolverla e purificarla.
Dobbiamo sdoganarci anche dai soliti luoghi comuni dello specchio.
"Che cosa ti sta facendo vedere?"
"Che cosa ti sta insegnando?"
A volte non mi mostra proprio niente.
Se non ciò che non voglio essere.
E spesso non mi insegna proprio niente, se non, ripeto, ciò che non voglio essere.
Ma di certo, spesso, non si hanno bisogno degli specchi, per capire ciò che vogliamo, o non vogliamo essere, per quanto ci portino a riflettere.
Ma, questa cosa dello specchio, spesso è labirintica.
Spesso diventa autoreferenziale.
Si corre il rischio di vedere sempre il riflesso, quindi noi stessi, e mai ciò che c'è dietro il riflesso, con oggettivo discernimento.
Si diventa quasi dipendenti, da questo ruolo che assume lo specchio, quasi fosse funzionale, indispensabile, al nostro percorso di crescita, evolutivo.
Si scivola quasi in forme autopunitive, di dipendenza, di attaccamento quasi indispensabile alla nostra evoluzione.
Invece è un percorso a vicolo cieco.
Dove non si vede l'altro per quello che è.
Molti percorsi "guidati" fanno leva su questa dipendenza, creano ulteriore dipendenza, creando un ulteriore voragine tra la vera percezione di noi stessi, e quella dell'altro.
Ciò che riusciamo ad attrarre, è in linea con la sinergia delle due nostre polarità, che oscillano, in percentuale, per affinità o per contrasto.
Il 20% della mia stronzaggine, potrebbe attrarre l'80% della stronzaggine di un altro, e sbattermi in faccia una situazione, un'occasione, che non credo di meritare, che non è nelle mie corde.
Cosa che invece non succede se il mio 50%, o giù di lì, incontra il 50% dell'altro, allora si.
Va bene anche l'associazione a delinquere, perché ci risuona, perché sentiamo armonia, fluidità, parità.
Ma si sa.
L'Universo tende sempre all'equilibrio.
Ha un suo equilibrio osmotico da mantenere, e ciò che ci sembrano attrazioni e combinazioni bislacche, magari funzionano proprio perché sono simili ed opposti.
Con l'esperienza, si impara a non dare energia, non a ciò che ci è diverso, ma a ciò che non ci consente l'espansione, a ciò che non ci fa vibrare, esattamente come le onde vibrazionionali che si propagano da un diapason all'altro.
Attiriamo ciò che siamo in potenza. Non ciò che siamo, che è statico.
È il nostro potenziale, che sia un 20% o un 80%, ad attrarre.
Dinamici, vivi, vibranti.
Come l'Universo comanda e ama.
Tiziana Fenu
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