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domenica, dicembre 08, 2024

💙Albero di Natale. Simbologia Steiner

 Mie considerazioni 

Il primo albero sacro della storia è rappresentato dal  culto di Asherah, che prevedeva l'installazione di pali o di alberi stilizzati, chiamati anch'essi, con il nome di "asherah", di cui abbiamo una rappresentazione antichissima anche qui in Sardegna. 

Ho approfondito l'argomento in questo mio scritto( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/statuina-dea-madre-asherah.html?m=0) 


Steiner pone alla sommità dell'albero di Natale, una stella a 5 punte, che è, oltre ciò che è stato scritto a riguardo, la stella di Venere, che con il suo percorso pentacolare, traccia il cielo nell'arco di 8 anni. 

La Tanit primordiale, con i suoi angoli aurei a 72 °

La via di Rinascita lungo la Via Lattea, verso la costellazione del Toro, che Venere governa. 

Rinascita che avviene durante l'equinozio di Primavera, quando si allineano i 7 pianeti che vengono citati ad ornamento dell'Albero di Natale. 

Una simbologia che richiama anche l'allineamento dei 7 chakra, nell'energia della Madre Kundalini. 

L'equilibrio della Madre Kundalini, della Dea Tanit con le braccia aperte, dei Femminini ancestrali rappresentati con le due polarità in equilibrio, con i serpenti energetici speculari 

L'equilibrio che consente la rinascita, di cui è custode, da sempre, il Femminino. 

Ecco perché l'Albero di Natale, per tradizione, si fa in un giorno che onora proprio il Sacro Femminino, nella sua massima espressione virginale e integra, nel giorno dell'Immacolata. 

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"E’ assai significativo rilevare come un autore cristiano del IV secolo, Firmico Materno, il quale scrisse un’opera per confutare le dottrine religiose e salvifiche da lui considerate pagane (“De errore profanarum religionum”), pur se animato da un intento polemico e dissacratorio, riconosca la somiglianza e la parentela sia “strutturale” sia simbolica degli alberi che rivestivano  un importanza centrale nelle religioni misteriche salvifiche con la croce cristiana simbolo e strumento della redenzione

[...] Nei riti che si dicono sacri alla Madre degli dei, ogni anno viene tagliato un pino e nella parte centrale del tronco viene collocata un’immagine del giovane -Attis-. 

Nei misteri di Iside da un pino si asporta un grosso ramo; esso viene accuratamente scavato nel mezzo e con i trucioli che si ricavano da codesta operazione si costruisce un simulacro di Osiride, che è successivamente sepolto. Nelle celebrazioni per Proserpina un tronco d’albero tagliato viene scolpito in forma della vergine dea e la statua, dopo essere stata oggetto di pianti e lamentazioni per quaranta notti, durante la quarantesima notte viene data alle fiamme. Ma in effetti tutti gli altri simulacri lignei che ho prima citato sono destinati ad essere divorati dal fuoco, sebbene a distanza di un anno [ossia quando viene rinnovato il rituale commemorativo di Attis e di Osiride, e dunque il precedente simulacro viene distrutto per essere sostituito da quello nuovo]”.

[...] Un significato mistico di primaria importanza fu attribuito all’albero di Natale da Rudolf Steiner, il fondatore dell’antroposofia, il quale in una conferenza tenuta a Berlino il 21 dicembre 1909 così si espresse: “Possiamo avvertire qualcosa nell’albero che ci sta innanzi […], un simbolo di quella luce che deve sorgere nell’intimo dell’anima nostra e per mezzo della quale possediamo l’immortalità nell’essenza spirituale […]. Sia per noi un simbolo della luce che viene a illuminare le nostre anime e che arde in esse per innalzarci al mondo spirituale”.

In molte delle numerose conferenze in cui divulgava le dottrine e le intuizioni che costituiscono la base del suo sistema filosofico-mistico Rudolf Steiner analizzò e interpretò i simboli legati al Natale cristiano, i quali per lui non sono altro che riflessi e adattamenti alla nuova religione di un simbolismo assai più antico e più universale, a cui dedicò spesso la sua attenzione.

Secondo il filosofo austriaco l’albero di Natale, pur essendo una consuetudine relativamente recente, si riallaccia -come pure noi abbiamo tentato di dimostrare nella nostra trattazione-, ad un vero e proprio archetipo, nel quale sono state veicolate ed espresse concezioni metafisiche, cosmologiche e psicologiche complesse e articolate: esso nella sua natura materiale incarna l'”Albero del Paradiso”, mentre in quelle spirituale rappresenta l'”Albero della Conoscenza” e l'”Albero della Vita”.

Nella conferenza che tenne a Berlino il 17 dicembre 1906 Steiner diede ai suoi seguaci alcune precise indicazioni per decorare l’albero di Natale affinché esso divenisse  non solo un segno di festa e la vaga manifestazione di un generico  simbolismo spirituale, ma una tangibile e precisa testimonianza di una concezione antropologica e mistica, e dunque un vero e proprio insegnamento per coloro che sappiano riconoscerne il significato profondo.

“Così nel significato della festa di Natale sentiamo un eco proveniente dalle più remote età del genere umano […]. 

Nelle sue tradizioni ritroviamo i simboli dell’umanità più antica. L’albero di Natale con le sue candeline è uno di essi […]. Il Paradiso rappresenta l’insieme della natura materiale, mentre la natura spirituale è raffigurata dall’albero che comprende tutta la Conoscenza e dall’albero della Vita. 

Un’antica leggenda esprime in modo mirabile il significato di questi due alberi. 

Seth, il terzo figlio di Adamo ed Eva, stava davanti alla porta del Paradiso aspettando con pazienza di essere ammesso ad entrarvi (10). L’arcangelo di guardia alla fine esaudì il suo desiderio e lo lasciò passare. Questo ingresso significa l’iniziazione (11). Una volta in Paradiso, Seth riscontrò che l’Albero della Vita e l’Albero della Conoscenza erano strettamente intrecciati, tanto da essere divenuti quasi un solo albero. 

L’arcangelo  Michele, che stava davanti al trono di Dio, gli concesse di prendere tre semi dei due alberi intrecciati: questo evento annuncia il futuro della razza umana, quando l’intera umanità sarà stata iniziata, e avrà conseguito la conoscenza (12). 

Allora rimarrà soltanto l’Albero della Vita e la morte non esisterà più. 

Ma per ora solo all’iniziato, a colui che segue la via spirituale è concesso cogliere tre semi da codesto albero, tre semi che significano i tre elementi superiori dell’uomo [Sé superiore; Spirito vitale e Spirito umano]

Nel momento in cui Adamo spirò, Seth gli mise i tre semi sulla bocca: allora da essi germogliò un roveto ardente, il quale aveva una singolare virtù: dal legno che se tagliava sbocciavano di continuo nuove gemme e foglie verdi. Nel mezzo del fiammante nimbo che circondava il roveto stava scritto: -Io sono Colui che fu, Colui che è, Colui che sarà- e tale definizione si riferisce senza dubbio ad un’entità che attraversa tutte le incarnazioni, la forza dell’uomo che incessantemente si evolve e rinnova sé stesso, che discende dallo splendore dello spirito all’oscurità della carne, ma per poi ascender di nuovo dalle tenebre alla luce divina. 

La verga con la quale Mosè compì i suoi miracoli fu intagliata nel legno del roveto, e la porta del Tempio di Salomone fu confezionata con quel medesimo legno che fu poi trasportato nello stagno di Betsaida [la piscina Probatica], dalle quali trasse le sue molteplici virtù. 

E con esso fu fatta anche la croce di Gesù Cristo, che ci mostra come la vita convertendosi in morte contenga in sé la forza di generare nuova vita e nella quale vediamo compendiato davanti a noi il grande simbolo dell’Universo: la vita che trascende la morte. 

Il legno della croce fu tolto dall’albero germogliato dai tre semi dell’Albero del Paradiso; e pure nella Rosa+Croce è manifestato questo simbolo: la morte della natura inferiore, che è la condizione necessaria della resurrezione, della rinascita della natura superiore che da quella promana. 

Anche Goethe volle esprimere il medesimo concetto con i seguenti versi: -Fino a che non sarai morto, e non sarai rinato, non sei che uno squallido ospite sopra l’oscura terra!-.

“Quale mirabile e stretta connessione possiamo cogliere tra l’Albero del Paradiso e il legno della Croce! 

Pur se quest’ultima è un simbolo di Pasqua, essa approfondisce e rischiara la nostra comprensione del significato del Natale: avvertiamo così l’idea del Cristo che fluisce dentro di noi nella santa notte della natività quale zampillante sorgente di vita! 

Questa consolante intuizione è indicata dalle vivide rose che adornano l’albero di Natale: esse ci dicono che, pur se l’albero della santa notte non è ancora divenuto il legno della croce, comincia a sorgere in esso la forza per la trasmutazione spirituale. 

Le rose che sbocciano da verdi fronde sono segno dell’imperituro che segue l’effimero, dell’Eterno che si sprigiona dal Tempo.”

In una successiva conferenza Rudolf Steiner precisò le rose, che manifestano la trasformazione e l’ascesa dell’anima umana, dover essere poste sull’albero in numero di 33: trenta rosse, rappresentanti l’evoluzione di Gesù durante la prima parte della sua vita terrena; e tre bianche, collocate sopra le altre, corrispondenti ai tre anni in cui, dopo il battesimo, nel corpo di Gesù era entrato lo Spirito Divino. 

Oltre che rose vere, seguendo le istruzioni del fondatore dell’antroposofia, possono essere utilizzate rose di carta, di vetro, di tela (ma non di plastica).


“Oltre alle rose, altri sette segni sono atti ad ornare l’albero natalizio: 

il quadrato, simbolo della tetrade umana, ovvero della quadruplice natura dell’uomo: il corpo fisico, il corpo eterico, il corpo astrale e l’Ego; 

e il triangolo, simbolo dell’Uomo Superiore: il Sé Spirituale, lo Spirito Vitale e lo Spirito Umano.

Sopra il triangolo porremo il segno del “Tarocco”. 

Gli iniziati agli antichi misteri egiziani sapevano interpretarlo, così come erano in grado di comprendere il “Libro di Thoth”, che consta di 78 fogli sui quali erano scritti tutti i segreti dell’Universo e gli eventi della storia dal principio alla fine, dall’Alfa all’Omega, e che si potevano leggere se si riusciva a connetterli e a combinarli nel modo giusto. 

Questo libro benedetto conteneva, esposti per immagini i segreti della vita che nella morte si estingue, ma per risorgere poi a nuova vita; e coloro che possedevano la saggezza per collegare correttamente tra di essi i numeri e le figure che ne mostrano il messaggio riuscivano a decifrarlo e a trarne i profondi insegnamenti. 

La sapienza contenuta nei numeri e nei simboli è stata tramandata fin dalle età primordiali; ancora nel Medio Evo essa rivestiva un’importante funzione, ma ai dì nostri rimane ben poco di essa .

Sotto l’Alfa e l’Omega troviamo poi il segno del “Tao” , quel venerabile simbolo che ci ricorda la pia e ancestrale religiosità dei nostri antenati, poiché la venerazione che rivolgevano alla natura deriva dal suono “tao”. 

Prima che in Europa, in Asia e in Africa si sviluppassero le prime civiltà, i nostri avi dimoravano nella terra di Atlantide, che fu poi sommersa dalla acque del diluvio. 

La memoria di questo misterioso continente vive ancora nelle saghe germaniche che descrivono il Niflheim, la “Terra delle Nebbie”, che non era sovrastata dall’aria limpida e pura, ma avviluppata da enormi banchi di caligine, simili alle dense nubi che avvolgono le vette delle più alte montagne. 

Il Sole e la Luna non vi apparivano chiari e luminosi nel Cielo, ma erano circondati dall’arcobaleno, la sacra Iride mandata dagli dei . 

A quel tempo l’uomo riusciva ancora a comprendere il linguaggio della natura, quello che pure ai nostri dì parla all’uomo nello scrosciare delle onde, nel mormorio del vento, nel fruscìo delle fronde, nel fragore del tuono, senza essere ormai più compreso, ma che allora gli umani sapevano intendere senza fatica. 

Essi sentivano che qualcuno parlava loro in tutti i fenomeni della natura: dalle nuvole, dall’acqua, dalle foglie, dal vento risuonava verso di loro la sacra parola “Tao” (“Io sono” o “Quello sono io”). 

Gli Atlantidi la udivano e la capivano ed erano così consapevoli che il “Tao” pervade e compenetra il mondo intero”.

Sulla sommità dell’albero Steiner consiglia di collocare il “pentagramma”, ossia una stella a cinque punte che simbolizza tutte le energie del cosmo, le quali a loro volta si riflettono nell’uomo, secondo l’antico principio dell’uomo visto come “microcosmo”, che riproduce su scala ridotta gli elementi fisici, psichici, mentali e spirituali del “macrocosmo”. 

Codesta a è pure la forma che la tradizione assegna alla cometa che fu guida dei magi verso Betlemme, la guida che indica a coloro che ricercano Dio e sé stessi ella via dell’interiorità, il recesso segreto dove si cela la luce del divino nell’anima di ciascuno. 

Essa è per lui “la stella dell’umanità in continua evoluzione, la stella che tutte le persone assennate seguono nella loro vita, come la seguivano nel lontano passato i saggi sacerdoti. E’ il senso stesso della Terra che nasce nella notte della Consacrazione, perché allora la luce più sublime si irradia dalle più profonde tenebre […]. 

Non si potrà più dire dunque: -Le tenebre non comprendono la luce-, bensì che la verità risuona negli spazi cosmici, effondendosi con queste parole: -L’oscurità si ritrae al cospetto della Luce divina che emana dalla stella dell’Umanità; le tenebre svaniscono e comprendono la Luce!-” 

In seguito il fondatore dell’antroposofia diede ai suoi seguaci il suggerimento di aggiungere alla decorazione dell’albero di Natale altre sette figurine simboliche, che rappresentano i sette astri principali (i due luminari, -Sole e Luna-, e i pianeti da Mercurio a Saturno), ai quali è pure attribuita una funzione importante nell’evoluzione del cosmo e dell’umanità, -che, coma abbiamo già altrove segnalato, si sviluppa per Steiner attraverso un susseguirsi di lunghissimi “periodi planetari”-, e devono essere disposte a spirale secondo il seguente ordine (che corrisponde alla sequenza dei “periodi planetari”): Saturno, Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere; esse saranno poste in guisa da poterle scorgere tutte osservando l’albero, senza essere coperte da candele o altri ornamenti.

Oltre al simbolismo pressoché universale che, come abbiamo più volte osservato, fa dell’albero il tramite per eccellenza tra Cielo e Terra, tra Divino e umano, in particolare l’Abete, l’albero di Natale per antonomasia, in grazia della sua conformazione conica, da cui deriva una sezione triangolare ove fosse tagliato su un piano verticale, appare anche come un evidente richiamo alla trinità divina.

In tutte le civiltà l’uomo ha avvertito la potenza misteriosa egli alberi, l’energia nel medesimo tempo statica (la solidità e la stabilità che proprio nell’albero saldamente fissato al suolo uno dei loro paradigmi) e dinamica (la lenta, ma continua crescita, il rinnovarsi delle foglie, dei fiori e dei frutti seguendo i ritmi stagionali) da essi emanante e ne ha tratto preziosi insegnamenti, che ha poi sublimato inquadrandoli nelle religioni e nelle mitologie dei diversi popoli. Nell’albero il mondo infero e quello celeste sembrano incontrarsi, manifestando l’unità e l’armonia del Cosmo: le radici -l’universo sotterraneo-, il tronco -la superficie terrestre- e i rami che ne costituiscono la chioma -il cielo- fanno di esso l’immagine perfe

In tutte le civiltà l’uomo ha avvertito la potenza misteriosa egli alberi, l’energia nel medesimo tempo statica (la solidità e la stabilità che proprio nell’albero saldamente fissato al suolo uno dei loro paradigmi) e dinamica (la lenta, ma continua crescita, il rinnovarsi delle foglie, dei fiori e dei frutti seguendo i ritmi stagionali) da essi emanante e ne ha tratto preziosi insegnamenti, che ha poi sublimato inquadrandoli nelle religioni e nelle mitologie dei diversi popoli. 

Nell’albero il mondo infero e quello celeste sembrano incontrarsi, manifestando l’unità e l’armonia del Cosmo: le radici -l’universo sotterraneo-, il tronco -la superficie terrestre- e i rami che ne costituiscono la chioma -il cielo- fanno di esso l’immagine perfetta dell'”axis mundi”.


Tratto da https://loasiditammuz.altervista.org/laffascinante-storia-dellalbero-di-natale-dodicesima-parte-conclusione/


Immagine

Le figure simboliche che per R. Steiner devono essere presenti sull’albero di Natale: dall’alto in basso, il pentagramma (la stella), l’ankh (la croce ansata), il segno del tarocco, il triangolo e il quadrato. Ai lati l’alfa e l’omega; infine dal basso in alto la sequenza dei pianeti disposti a spirale.


Albero di Natale. Simbologia




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