Valchirie, Amazzoni, idromele, miele, sebadas
Abbiamo la nostra prima Amazzone sarda, nella Venere di Macomer, con il seno destro mancante( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/la-venere-di-macomer.html?m=0)
Una simbologia mamellare che è rimasta, nella tradizione, nella preparazione delle nostre tipiche sebadas sarde, con il miele sopra, da cui, fermentato, si estrae l'idromele
Abbiamo anche dei betili unimamellari( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/12/betilo-unimamellare-santu-antinu.html?m=0)
Una simbologia archetipale di un Femminino completo, che si occupa anche dell'aspetto più marcatamente maschile della società, come la preparazione e la partecipazione alla guerra, pur continuando nel loro compito, anche spirituale, di traghettatrici, nella dimensione spirituale, e iniziatrici, con una bevanda Sacra agli Dei, dei sacri guerrieri, attingendo anche dall'acqua Sacra del pozzo Uror.
Guardacaso, stamane, si è manifestata la runa Uruz, nome molto simile a Uror, che riguarda proprio le Iniziazioni.
I grandiosi sincronismi dell'Universo 💖
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Undicesima Notte.
30 Dicembre Sacra a Dee e Valchirie “Esse si chiamano Valkyrjur e Óðinn le invia a ogni battaglia.
Esse scelgono coloro che dovranno morire e assegnano [a chi spetti] la vittoria.
Guðr, Rota e la più giovane delle Nornir, chiamata Skuld, accorrono sempre per scegliere i caduti e decidere le battaglie.”
- Gylfaginning, St. 36
[...] Snorri Sturluson dà una descrizione che è molto influente nella nostra visione delle Valchirie, come entità del Valhǫll, che supervisionano la battaglia. Cavalcano accanto ai guerrieri, scegliendo chi vincerà e chi morirà, quindi il loro titolo è “Valchiria”, da val - i “prescelti” o “uccisi”, e kjosa - “scegliere”.
Sono le “Choosers of the Chosen” (Slain), le “fanciulle di Odino”, e portano le anime morte nel paradiso dei guerrieri, Valhǫll - “Sala degli Eletti (Slain)” dopo la battaglia.
Nel Valhǫll, i guerrieri ricevono l'idromele dalle valchirie, l'idromele munto dalla capra Heiðrún che sta sul tetto del Valhǫll, mangiando dal grande albero Læradr.
Il modo in cui l'albero è descritto da Snorri, rende presumibile che si tratti dell'Albero del Mondo stesso.
Così l'idromele che le Valchirie danno da bere, viene attinto direttamente da Yggdrasil, lo stesso albero bagnato ogni mattina dalle Norne.
L'acqua viene dal pozzo di Urðr che fa venire a galla ‘chiunque brilli’.
Inoltre, il nome della capra significa “runa brillante” e runa sappiamo può significare anche “segreto”
Sembra logico che i segreti contengano la conoscenza nascosta del destino, dal momento che sono stati inizialmente inscritti dalle Norne del destino.
Sia Ström che Näsström consideravano le Norne, le valchirie e altre Dísir come creature più o meno identiche l'una con l'altra.
Tuttavia, mentre le Norne assegnano il destino in generale, le Valchirie sembrano più specializzate nel destino delle battaglie.
Snorri contò i loro nomi e tra esse anche la più giovane Norna, Skuld. Nell'Hyndlulióð, la capra Heiðrún viene paragonata a Freya, un confronto tutt’altro che irrilevante.
Il paragone è presentato sotto le spoglie di un insulto che si riferisce alla promiscuità di Freya, ma se consideriamo ciò che Heiðrún rappresenta in realtà, ci rendiamo conto che “l'insulto” fornisce informazioni su Freya, e va ben oltre il giudizio morale sulle trasgressioni sessuali della Dea. La Dea è paragonata alla capra il cui nome significa “conoscenza nascosta - intelligente” dalle cui mammelle scorre il sacro idromele delle Valchirie.
Questo idromele ha il suo inizio nel pozzo di Urðr, le cui acque trasformeranno chiunque vi si immerge in qualcosa di nuovo, splendente e trasparente, bianco, le cui acque manterranno l'albero del mondo stesso in vita, lontano dalla putrefazione e dalla decomposizione.
Heiðrún è la trasmettitrice di quell'idromele.
In oltre, Näsström sostine che Freya potrebbe essere chiamata anche “la Grande Valkyria”, e in effetti Snorri la descrive in battaglia.
Fólkvangr er inn níundi, | Fólkvangr è la nona,
en þar Freya ræðr | là dove ordina Freya sessa kostom i sal; | i seggi al banchetto.
halfan val | Lei metà dei caduti
hon kýss hverjan dag | sceglie ogni giorno,
en hálfan Óðinn á. |e metà prende Óðinn. - Grímnismál, St. 14
Freya è descritta come colei che sceglie le anime morte, e viene detto che “Sceglie gli uccisi (Eletti) ogni giorno, tenendone metà per sé stessa e lascandone metà a Óðinn”.
Le parole esatte utilizzate sono “val hon kyss” e sono le stesse parole che compongono la parola Valkyria.
Ciò senza dubbio proclama Freya tra le Dee annoverate in questo giorno insieme alla Valchirie, cosi come le Norne.
Molte sono le Valchirie note dal ruolo rilevante nei poemi Nordici, spesso associate agli eroi, svolgono funzioni importanti oltre ad essere “traghettartici di anime”.
Una delle loro funzioni era quella di preparare i guerrieri alla battaglia, insegnando loro le arti del combattimento o curandoli in caso di necessità, diventando dei veri e propri mentori.
Un esempio è la Valchiria Sigrdrifa, protagonista del poema Sigdrifumal, la quale addestra un guerriero sia ad usare le armi, che a comportarsi con onore, anche se in tal caso, non sboccerà l’amore tra lei ed il suo allievo.
La più famosa storia d’amore invece, che vede coinvolta una Valchiria è raccontata nella Volsung Saga e ha come protagonisti ha Brunilde (Brynhild) e Sigfrido (Sigurd) un eroe morale.
In questo giorno ci ricordiamo della virtù dell'Autosufficienza.
Ciò ci porta direttamente alla virtù della fiducia in sé, che è importante sia in termini pratici che tradizionali
L'autosufficienza implica anche assumersi la responsabilità delle proprie azioni e scelte e non essere sempre alla ricerca di qualcuno o qualcosa da incolpare.
Con queste responsabilità arriva il vantaggio della libertà, dell'essere il padrone di te stesso e perseguire i tuoi soli obiettivi e desideri. Oggi ci sarà tenere a mente il mese di Fogmoon (novembre) e la Festa di Ullr.
Onoriamo i nostri Dèi e le Dee della caccia.
Li ringraziamo per la stagione della caccia e il successo di questa attraverso una celebrazione, dove si benedice la caccia e coloro che cacciano per sostenere la famiglia. Ovviamente oggigiorno non è più necessario cacciare per potersi nutrire, tuttavia, attraverso questa celebrazione rendiamo grazie agli antenati cacciatori, il cui lavoro ci ha permesso di vivere.
Si può quindi riservate un posto in più a tavola e lasciarlo vuoto in modo che ogni antenato che voglia può unirsi per la festa.
Questo è un grande momento per raccontare storie tramandate attraverso la famiglia. In questo momento si celebra anche il lavoro dell’artigianato.
Tratto da "Le Dodici Notti. Tradizioni Nordiche ed Europee del Solstizio d’Inverno" di Skayler • Nattfödd Ulver
Maldalchimia.blogspot.com
Undicesima notte celtica 30 dicembre
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