Ottava Notte.
27 Dicembre
Sacra a Skaði e Ullr “Dea della Caccia, delle racchette da neve, Dea del freddo, Dea della vendetta di Loki, Dea feroce, Dea saggia sposa, Dea degli sci, abitante delle rocce.
Tu che ci hai aiutato,
donando massima sicurezza
per le nostre famiglie
in questo freddo,
ti onoriamo nel periodo più buio
e più sacro dell'anno.
Dio degli Sci, Dio dell’arco,
Dio della caccia e dello scudo.
Dio dei giuramenti,
ascolta le fiamme
Tu che ci hai aiutato
donando massima sicurezza
per le nostre famiglie in questo freddo, Ti onoriamo nel periodo più buio
e più sacro dell’anno.
Salve Skaði! Salve Ullr! Salve Dèi! “ -
Dave e Sandi Carron con Ravencast
Dobbiamo tenete a mente l'importanza dei cacciatori nella nostra vita.
In questo giorno, si onorano le due divinità del pantheon nordico definite come i cacciatori per eccellenza: Skaði e Ullr.
La prima, dea e gigantessa, dotata di arco e sci; il secondo, dio luminoso, armato di un arco di tasso, conosciuto anche come Veiðiàss “dio cacciatore “.
I nostri antenati ancora cacciavano in questo periodo dell'anno per avere carne e quindi nutrimento, anche se la caccia al nord in questo periodo dell'anno era difficile e pericolosa.
Sollevare un corno in onore di quelli che nel passato hanno fornito la carne sul tavolo per la famiglia, è un momento di festa e condivisione.
La caccia nel mondo nordico è ricca di simbologie, data proprio la sua importanza.
Come detto, questa attività in onore di Skaði e Ullr prende connotati regali e divini, da una parte ci sono gli Dèi, come forze positive e dall’altra gli animali come forze incontrollabili e nefaste. Tuttavia, la caccia è per gli antichi un modo per connettersi con le forze vive della natura, era occasione di apprendimento, dal valore iniziatico, poiché l’uomo veniva continuamente sferzato e messo alla prova dalle forze della natura, - rigeneratrici e accrescenti - ma anche pericolose e incontrollabili. Seguire le tracce nel fitto del bosco era simbolo di ricerca personale e di una conoscenza superiore in “un’altro mondo”, dove il bosco era metafora stessa del viaggio.
La caccia oggi non è più necessaria, ma in ogni caso è importante onorare la figura del cacciatore in quanto, nel passato, ha garantito il proseguimento del lignaggio familiare.
Senza questi uomini che mettevano a repentaglio anche la propria vita, perché ricordiamoci, un tempo non vi erano armi da fuoco con cui abbattere la preda, ma era una questione molto più fisica, dove l’uomo si trovava spesso in disparità e difficolta nei confronti della natura selvaggia, oggi forse non saremmo qui.
Ci fermiamo a considerare la figura del cacciatore, come una figura attraverso la quale sperimentare il contatto profondo e viscerale con la natura selvaggia e ostile, con la sua energia primordiale, su cui nulla possiamo in realtà
Dove l’essere umano non è assolutamente padrone di nulla, dove è probabilmente egli stesso preda, tanto da dover chiedere l’intercessione, ed il permesso “divino”, per poter avere una caccia fruttuosa, e dove talvolta, il mancato successo di questa, voleva dire morire e non avere sostentamento per i propri cari.
Cacciare un tempo, richiedeva una forza d’animo incredibile per affrontare l’impervia natura e il freddo gelido, era necessaria saggezza, astuzia, pazienza, rispetto.
L’appostarsi, seguire le tracce e scegliere il momento giusto per colpire, non era una cosa semplice, né per il corpo, ma soprattutto per la mente.
La paura di non tornare a casa, di perire per lo scontro con un animale selvatico, o feroce, temprava lo spirto da dentro, spingeva l’uomo a dare il massimo di sé, e molto probabilmente, il più delle volte questo si rivelava comunque un fallimento, soprattutto senza il favore di divinità esperte in quest’arte.
Possiamo quindi essere assolutamente contrari alla caccia oggi, senza dimenticare il nostro antenato cacciatore, l’archetipo o le divinità preposte a questo.
Dobbiamo loro la nostra esistenza, ed oggi la nostra caccia, potrebbe essere interiore; potrebbe essere il perseguire con tenacia i nostri obbiettivi, a non lasciare che le avversità, gli ostacoli e i fallimenti ci abbattano, ma continuare a perseguire con ogni mezzo la conquista della nostra “preda”, perché da essa ne dipende la nostra vita, fisica ed emotiva. In questo giorno ci ricordiamo della virtù della Verità.
La verità e comprende una grande varietà di credenze morali e filosofiche. La verità qui si riferisce alla persona onestà e al mantenere la paparola data. Significa verità essenziale e giustezza, piuttosto che inesorabile verità letterale. Anzi, a volte la verità è meglio servita con sottigliezza e astuzia, invece che con ostinazione, in particolare quando si tratta dei tuoi nemici.
Ai tuoi amici e parenti, però, dovresti aprire il tuo cuore e la tua mente, e dire e fare ciò che tu senti davvero. Soprattutto, dovresti presentarti sinceramente nei fatti, sia passati che futuri, non indulgere, né vantarti, né dimostrare una modestia esagerata.
Oggi ci sarà da tenere a mente il mese del Raccolto (Agosto) e Freyfaxi (Pan Fest). Freyfaxi, segnava l'inizio della vendemmia in Islanda, dedicato al dio del raccolto, era un momento di festa, con corse di cavalli, combattimenti, e naturalmente una festa per Freyr.
Anche Thor è visto come protettore delle messi e dei campi, oggi viene anche onorata sua moglie Sif, i cui capelli d'oro ricordano il mais.
Tradizionalmente, tre steli del primo grano sono legati insieme in un fascio e conservati come un amuleto della fortuna.
Spesso, questo fascio, legato da una donna saggia, veniva lasciato nel campo come protezione magica per il raccolto. Il penultimo fascio è tenuto per la festa di Yule. L'ultimo covone viene lasciato nel campo per il cavallo di Odino, Sleipnir
Tratto da "Le Dodici Notti. Tradizioni Nordiche ed Europee del Solstizio d’Inverno" di Skayler • Nattfödd Ulver
Maldalchimia.blogspot.com
Ottava notte celtica. 27 dicembre
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