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venerdì, aprile 23, 2021

💚 Piatto geomantico astrologico

 Piatto geomantico astrologico (Iran, XVII o XVIII secolo)


La geomanzia è una tecnica divinatoria basata sull’interpretazione di sedici tetragrammi estrapolati e disposti in un grafico mediante specifici calcoli matematici. La parola geomanzia deriva dal greco geōmanteía (comp. di geō “terra” e manteía “divinazione”) e significa “divinazione per mezzo della terra”. Originariamente con questa parola s’intendeva una tecnica divinatoria elementare basata sull’ispezione della “terra” intesa come elemento fisico, quindi sull’ispezione di segni rilevabili sul suolo terrestre. Quindi una tecnica che, al pari della piromanzia, dell’idromanzia e dell’aeromanzia, si basava sull’osservazione di fenomeni naturali (similmente all’arte degli auguri e degli aruspici) e non sull’uso di specifici simboli (e quindi dei relativi calcoli per ricavarli ed esaminarli a fini divinatori).


La parola greca con la quale identifichiamo questa tecnica, di fatto, non è rappresentativa della sua vera natura, che è puramente matematica, e gli antichi manoscritti greci ce lo confermano. Essi usavano la parola geōmanteía per riferirsi alla tecnica divinatoria di tipo elementare, e la parola rabolion per riferirsi alla sofisticata tecnica geomantica che oggi conosciamo. La parola rabolion è una traslitterazione greca dell’arabo raml che significa sabbia. Furono gli arabi infatti coloro che probabilmente “idearono” questa tecnica, che chiamarono ilm-al-raml ovvero “la scienza della sabbia”. Gli ebrei invece, così come riportato nell’Enciclopedia Ebraica, si riferivano alla geomanzia con il termine ḥokmat ha-neḳuddot ovvero “la scienza dei punti”. Personalmente, tra le due definizioni antiche considero molto più azzeccata quella ebraica, sebbene sia ormai quasi fuori discussione la paternità araba di questo straordinario “sapere divinatorio”.


Sulle origini della geomanzia è stato scritto di tutto, ma l’ipotesi più accreditata dagli storici è che sia nata intorno all’ottavo secolo in un’area del nord est africano, e che si sia diffusa nel resto del mondo in sincronia con l’espansione dell’Islam, e nello specifico tramite le rotte commerciali arabe. Raggiunse la Nigeria, dove compenetrò il culto degli Orisha del popolo Yoruba e fu chiamato Ifa, il Madagascar, dove diventò il Sikidy, il Medio Oriente dove prese il nome generico di Raml, e persino in India, dove fu assimilato dallo Jyotish, l’astrologia vedica, e divenne il Ramala Shastra. Un ipotesi meno accredita è invece quella delle origini orientali: un percorso inverso rispetto a quello appena delineato che partirebbe dalla Cina, patria dell’I-Ching (la cui logica è simile a quella geomantica), passerebbe per l’India e giungerebbe in Nord Africa. Naturalmente, l’assenza di prove storiche a supporto di questa tesi ci porta a considerare quasi certe le origini arabe.


Per quanto riguarda l’Europa, la geomanzia fece il suo ingresso nel vecchio continente passando dal Marocco alla Spagna tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo. All’epoca infatti la penisola iberica era sotto il dominio degli arabi, i quali importarono numerosi testi di alchimia, astrologia e di geomanzia. Se volessimo stabilire una data di nascita ufficiale della “geomanzia europea”, questa sarebbe da ricercare nella prima metà del dodicesimo secolo, periodo in cui Ugo di Santalla tradusse dall’arabo diversi di quei testi, tra cui la celeberrima Tabula Smaragdina attribuita a Ermete Trismegisto, e naturalmente l’Ars Geomantiae, il primo manoscritto in lingua latina sulla geomanzia.


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