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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

venerdì, aprile 16, 2021

💛Simbologia delle trecce nel Bronzetto sardo di Vulci.

 Simbologia delle trecce nel Bronzetto sardo di Vulci. 


Bronzetto "nuragico" di Vulci, risalente all'850-820 a.C, ritrovato in una tomba estrusca nella necropoli del Mandrione di Cavalupo, nella provincia di Viterbo

Faceva parte di un ricco corredo funerario risalente ad una donna, e ad una bimba, le cui ceneri si trovavano in un'urna cineraria, posta all' interno di una struttura in pietra. 

I bronzetti erano in tutto tre, tra i quali spicca per manifattura e particolari, questo. 

Un bronzetto molto particolare e rifinito 

Un copricapo pileato e conico, con carattere rituale, fatto in origine con una pelle di pecora non rasata, e poi in feltro o pelle, attribuito in epoche passate agli sciamani e poi attribuito, insieme al manto, alle figure religiose di potere, come i pontefici. 


In Grecia era considerato un cappello da viaggio, e attributo specifico dei Dioscuri, i figli del Cigno, di Zeus, che si trasformò in cigno per sedurre la bellissima Leda, del quale parlai in un mio precedente post. 

I Dioscuri, i gemelli Castore e Polluce, naviganti come gli Shardana, protettori dei naviganti. 

Quella costellazione del Cigno, o Croce del Nord, così importante per gli Antichi Sardi, perché la sua stella più brillante Deneb, era la stella Polare 12.000 anni fa, e la cui croce astrologica, come abbiamo visto di recente, è una delle tre croci del cielo, sulla via Lattea, di Ascensione verso il Divino. 


Un bronzetto bellissimo, che stavo riproducendo in disegno per il prossimo articolo nel blog inglese.

Disegnando le trecce mi rendo conto di una cosa.

Che il "verso" dell'intreccio è diverso da una treccia all'altra.

Il "verso dell'intreccio, nella sua treccia di sinistra, punta i vertici dell'intreccio verso l'alto. 

Invece la treccia della sua destra, punta i vertici dell'intreccio verso il basso. 

Ora, c'è da considerare due cose. 

Che sotto il gonnellino sono ben visibili degli attributi maschili, e che quindi si tratta senza possibilità di replica di una figura maschile. 

Un sacerdote Guerriero, visto che le trecce, erano prerogativa di certe figure importanti come sacerdoti e sciamani. 

Ma c'è da considerare anche un altro fattore. 

È praticamente impossibile realizzare una treccia, con un intreccio che parte dall'alto verso il basso, con degli intrecci che creino delle angolature a "V" che puntino verso l'alto, poiché il verso, sarà sempre quello del vertice verso il basso.

Provate ad intrecciare qualcosa, e vi renderete conto di come l'intreccio ha sempre il vertice verso il basso, come la sua treccia destra. 

Il lato destro, che indica il Maschile, che ospita un intreccio, che indica, con il vertice verso il basso, il femminile( il triangolo con la punta verso il basso indica il vertice pubico femminile, il grembo, la coppa, il Sacro Graal). 

Il gonnellino a punta è presente anche nei Giganti di Mont'e Prama, il "pugilatore" che presenta le trecce, e che regge, metaforicamente " l'arco del cielo", con il suo scudo flessibile, come il bronzetto di Vulci, che rappresenta un'energia androgina. 

La simbologia della Croce del Nord, la Croce del Cigno, legata ai Gemelli Castore e Polluce, ha in sé la simbologia cosmogonica dei creatori demiurghi dell'umanità. 

Ho sottolineato più volte come la simbologia dello speculare e del Gemellare, sia importantissima, in Sardegna. 

Guardiamo il gonnellino a punta dalla prospettiva di chi lo indossa, del Gigante di Mont'e Prama, dello sciamano di Vulci. 

Ma sappiamo anche che cigno, Cigno,  in latino si scrive "Cygnus", ma si legge "cunnus", come ho approfondito in un mio precedente scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/l-ingresso-triangolare-dei-nuraghi.html?m=0) 

"Un "cunnus" triangolare, come si vede dalla disposizione della costellazione

Un triangolo anche qui, come la sezione del cono

Come la sezione dei nuraghi. 

Ma se i nuraghi sono "cono" , quindi sono anche "cunno*"

Cono/cunno*

Il grembo della vita

Il Sacro Graal

Da sempre rappresentato come un triangolo vulvare che contiene la vita


Lo si trova anche nelle simbologie delle rappresentazioni artistiche nei quadri con iconografia religiosa, specialmente nei quadri di Leonardo da Vinci, grande genio del simbolismo celato

Riporto un passo dello straordinario libro "Polaris Mundi. Il Leonardo svelato", dove si sottolinea, analizzando il dipinto di Leonardo da Vinci, il "Salvador Mundi", l'assonanza tra Cygnus e signum

"Esiste un asterismo particolarmente visibile, soprattutto nel cielo estivo, da cui prende il nome uno dei bracci spiraliformi della nostra galassia. Si tratta della costellazione del Cygnus, il Cigno, situata nel mezzo della Via Lattea e la cui forma ricorda una croce. Immenso e regale sembra volare nella notte, con le ali aperte. La sua particolare conformazione coincide sorprendentemente, al punto da risultare sovrapponibile, con la sagoma della croce di sant’Andrea del dipinto. Di queste geometrie parleremo però a breve. Meglio proseguire ricordando che il maestoso cigno, simbolo di sublime eleganza, è da sempre rivestito di un’aura di sacralità

È legato alla simbologia cosmogonica del demiurgo creatore, che si manifesta con la creazione dei Gemelli. 

I Gemelli ancestrali, la coppia presente in ogni mitologia cosmogonica. 

I Gemelli che danno origine all'umanità  Il nostro sciamano androgino, è un potente capo spirituale. 

Androgino, perché ha le due trecce con il verso in due direzioni opposte, come il nostro Gigante di Mont'e Prama 

Per realizzare la sua treccia sinistra, sul lato sinistro che indica il femminile, abbiamo una treccia "controcorrente", con i vertici che puntano verso l'alto, quindi che indicano un maschile (il triangolo con la punta verso l'alto indica il maschile). 

Per realizzare una treccia del genere, avrebbero dovuta intrecciarla partendo dal basso, dall'estremita' dei capelli, cosa impossibile da relizzare. 

Quindi, credo proprio che queste due trecce siano veicolo, nella loro diversità di direzione, di un messaggio importantissimo. 

Sono due trecce che veicolano il concetto di complementarietà tra le due energie opposte, il Mascolino e il Femminino, in cui, l'elemento portante, è guida, sta proprio in quella parte destra, il Mascolino, che "ospita" la treccia per il giusto e 'fisiologico", verso, quello verso il basso, nella coppa del Femminino. 

Perché il "creare", anche se solo una treccia, è pur sempre femminile. 

Si crea quando l'energia maschile, elettrica, scende nell'athanor, nel grembo buio, umido, fertile, magnetico, femminile. 

L'altra treccia controcorrente, con direzione maschile, sul lato sinistro, femminile, indica un omaggio maschile al lato sinistro femminile, quello che regge quello strano scudo ellittico protettivo. 

Perché il femminile è protezione, è custodia, mentre il lato destro è difesa, attacco, presenza, imponenza maschile. 

Protettivo come lo scudo arcuato che tiene sulla testa il Gigante di Mont'e Prama, l'arco del Cielo. 

Infatti il lato destro è caratterizzato anche da una imponente mano più grande del normale, che presenta, appesa al polso, quella che molti studiosi hanno decodificato come un'appendice concava e borchiata, protettiva, attaccata, ma mobile, alla protezione dell'avambraccio, come quella che hanno i nostri Giganti di Mont'e Prama di Cabras. 


La mano in questa posizione indica quello che è il saluto che contraddistingue tutti i bronzetti sardi. 

"Sa prama", il palmo della mano. 

Avevo scritto in un mio precedente post sulla tribù dei Dan, che in questo simbolo appaiono le sacre lettere ebraiche Nun e Dalet, gli Archetipi Sacri, che indicano acqua, trasformazione, e solidità di un portale. La Lettera Nun è indicata come un rombo, geometricamente, e con degli zig zag  doppi, ad indicare l'acqua. 

Rombo come la va*gina, simbolicamente, rombo come la Dalet(indicata geometricamente da un quadrato) roteata, che indica il portale. 

Ma Nun(stessa radice di Nur-fuoco, e di Nuraghe), indicava anche l'androgino originario, la divinità cosmogonica, la coppia delle acque universali Creatrici, Nun e Nunet, ibridi, meta umani e metà rane(notate l'assonanza "Shardana" /"s'arrana", la rana in sardo). 

Ma la cosa straordinaria è che Nun, rappresentava il saluto primordiale, chiamato "NYNY", il cui segno era un uomo che trasmette energia, come un fulmine a zig zag, come il saluto dei nostri bronzetti sardi e del nostro sacerdote di Vulci. 

Degli sciamani pranici, che conoscevano benissimo le energie dell'Universo, e che avevano capito benissimo che quel Nun, che rappresentava uno dei due simboli della loro tribù, era anche il "Nun/pesce", che rappresenta il centro della Vesica Piscis, dove i due cerchi si intersecano, e dove la forza solare maschile entra in sinergia con la forza lunare femminile. 

Esattamente come la stella a sei punte, come quella della Sartiglia, come il fiore della vita a sei petali, sulla maschera dei Boes, come l'esagono, elaborazione del fiore della vita  e matrice architettonica, nel mento del Gigante Pugilatore. 


Questo bronzetto di Vulci indica un Nun, un Dio androgino tra gli uomini, uno "sciamano/sacerdote/guerriero" perfettamente equilibrato nelle due energie, maschile e femminile. 

È questo, che gli consente il potere pranico e sciamanico della guarigione. 

Creano una dimensione loro, come quel quadrato, quel pettorale, il quadrato del Sinis, che l'altro Guerriero dalle quattro trecce, l'arciere, tiene sul petto, ad indicare che loro, Architetti Divini, dominano le dimensioni, i quattro elementi, i quattro punti cardinali. 

"Gli emettitori viventi della forza primordiale", li avevo chiamati. 

Un Nun che non è un uomo normale, ma è consacrato al Divino("Nun" in inglese significa anche  suora, cioè "consacrata" , oltre i suoi significati come "pesce/acqua/balena") 

Un Alchimista Sacro, che è capace di costruire la sua zona Sacra, il suo Tempio, e può guidare gli altri, come fa su Componidori della Sartiglia, come fa su "Isshuadore", guidando l' animalita' dei Mamuthones. 

Un uomo che è rinato a se stesso, che ha compiuto il percorso iniziatico attraverso le " tre croci simboliche", in cielo, lungo la via Lattea, così in terra. 

Ecco il perché del copricapo simile al pileo, tipico dei Dioscuri, i figli del Cigno, di Zeus. 

E questa alchimia trasformativa si può ottenere solo quando le polarità entrano in sinergia. 


Il saluto dell'Alchimista, viene chiamato NYNY, il saluto primordiale monadico, dell'Uomo con le due polarità opposte in equilibrio. 

Ma NYNY, non è forse l'abbreviazione di Ninive, una delle più famose città antiche, nel Nord della Mesopotamia, una delle più importanti capitali assire? 

La città nella quale Giona(profeta morto nel 782 a.C., giusto per avere una indicazione cronologica), comandato da Dio, sarebbe dovuto andare a predicare la parola di Dio. 

Invece Giona non trova il coraggio, e fugge a Tarsis, o Tartesso, qui in Sardegna , su una nave. Durante una tempesta, per placare le ire del mare, estrassero a sorte un nome per sacrificare un uomo in mare, e toccò proprio a Giona, che venne inghiottito da una balena(la Nun, "balena" in arabo) e vi passò tre giorni e tre notti. 

Un percorso iniziatico dentro il suo stesso ventre, nelle acque amniotiche della Nun. 

Che è acqua, potenza, memoria, energia pranica. 

Ma se non muori a te stesso, ed entri in connessione e in equilibrio con queste due polarità opposte, maschile e femminile, i Doni, i Talenti non si attivano, perché in condizioni di squilibrio, non si è capaci di gestirli. 

È questo, il "segno di Giona" di cui si parla nei Vangeli, che hanno riproposto ciò che da millenni, i nostri Antichi Sciamani già sapevano, e questo bronzetto straordinario di Vulci, oggi me ne ha dato conferma. 

Era Giona, ma poteva essere un nostro Jano. 

Jano/Jana. 

Gli ingressi delle Domus de Janas, come la lettera Nun(rombo) e Dalet(quadrato) del simbolo della tribù dei Dan. 

Il Femminino alchemico. 

Perché anche le Domus de Janas, sono luoghi alchemici, di guarigione, di passaggio, dove si rinasce a se stessi, in questa o in un altra dimensione. 

E non solo le Domus. Il passaggio alchemico è il quadrato. Come la piccola porticina nella stele centrale dell'esedra delle Tombe dei Giganti.

Il quadrato, la materia.

Il tre, il Divino, che divinizza la Materia.

Il quadrato anche in altri contesti, per chi osserva con il cuore. 

Tre giorni per rinascere. 

Nascita/morte/rinascita

Come le tre cornici intorno alle porte e false porte delle Domus. 

Come le tre protomi taurine, spesso presenti. 

Come le tre stelle della cintura di Orione, via per la rinascita, per la divinizzazione. 

E se l'interno delle Domus, quelle con quello che chiamano "soffitto che riproduce una capanna", che io non condivido affatto, fosse la riproduzione (tenendo conto della somiglianza con il fondo di una "barca/arca", rovesciata, traghettatrice alchemica per l'altra dimensione divina), fosse invece una riproduzione  dell'interno del ventre della Balena, con la riproduzione delle costole?

La Matrice di tutto è stata qui. 

Sta qui. 

Non ci sono prove, non abbiamo una letteratura in proposito o testimonianze scritte, né templi istoriati che raccontino. 

Frammenti, decodifiche. 

Ma quando lasciano segni inequivocabili come le due trecce per il verso opposto, allora ti fermi. 

E incominci a ricostruire, e decodificare il senso di questo particolare. 

Scoprire questo particolare delle due trecce, realizzate in due versi opposti e complementari, in modo casuale, che non avrei scoperto, se non mi fossi cimentata nel riprodurlo, mi ha dato conferma della straordinaria finezza di Intelletto dei nostri Antichi Sardi, che, come ho sempre ripetuto, non lasciavano niente, assolutamente niente, al caso. 

Ogni particolare parla, e noi, dobbiamo stare sempre vigili, e decodificare. 

Essere dallo sguardo doppio, come i loro occhi, per vedere entrambe le loro Dimensioni. 


Quella che hanno vissuto, e quella che hanno costruito

La  dimensione dell'Immortalità. 


Tiziana Fenu 


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https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/il-simbolo-della-tribu-di-dan.html


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Mi trovate anche in questo sito inglese 

Antichecuriosita.co.uk


Simbologia delle trecce nel Bronzetto sardo di Vulci.














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