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giovedì, aprile 01, 2021

💛 Simbologia delle Tre Croci nella Pasqua Sarda.

 Simbologia delle Tre Croci nella Pasqua Sarda. 


Parlare dei RIti della celebrazione della Pasqua in Sardegna, é parlare di riti antichissimi, non sicuramente legati all'ambito cattolico-cristiano, ma, come abbiamo visto tante volte, sono riti che affondano le radici in quella semantica legata al culto della rinascita, così fortemente preponderante nell'antica Civiltà Sarda.

Culto della rinascita che abbiamo visto presente, dai miei precedenti post, anche riguardo le rappresentazioni del Carnevale sardo, nel quale è estremamente presente il concetto di purificazione e rinascita. 

Ho detto piu'volte, come la stessa pratica della crocifissione, sia stata totalmente manipolata e deviata soprattutto sotto l'impero Romano, diventando uno strumento di sofferenza e di morte, anche se era già presente nell'impero persiano già nel 500 a.C., e poi perpetuata dai cartaginesi, fino ad arrivare ai romani, in forma di palo a "T", allungato sulla parte superiore verticale. 

Inizialmente, presso gli Egizi e le culture orientali la croce a T, era lo strumento di elevazione alchemica e spirituale degli Iniziati, che durante le pratiche di preparazione ai Misteri Iniziatici, venivano adagiati su queste croci di legno a forma di Tau, per tre giorni, al termine dei quali ricevevano la divinizzazione solare, esponendosi ai raggi del sole, dopo tre giorni di isolamento e di incubatio, pratica molto diffusa anche nell'Antica Civiltà Sarda, che fece guadagnare agli Antichi Sardi, la fama di "popolo dei dormienti", come ho già avuto modo di scrivere. 


Quindi niente a che vedere con la rappresentazione che poi ne ha fatto la Chiesa.

Ciò non toglie, che le rappresentazioni della nostra Pasqua in Sardegna, siano veramente sentite e suggestive, e permeate di una grande sacralità e devozione. 

Ai tempi di Mosè, circa 1700 anni prima di Cristo, la prima Pasqua ebraica fu intesa come rito di passaggio dalla schiavitù d'Egitto alla libertà, quando il sacrificio di un agnello risultò necessario per segnare le case degli ebrei, e salvare tutti i primogeniti.

Poi l'agnello divino venne rappresentato da Cristo in persona, anche se, simbolicamente, rappresenta soltanto uno dei tanti avatar che lo hanno preceduto o che arriveranno dopo, un Logos Solare. 

Lo stesso Osiride è considerato come un essere divinizzato, solarizzato, legato profondamente all'equinozio di primavera, come abbiamo visto, poiché sarà proprio questo equinozio a dare il parametro angolare della Geometria Sacra sulla quale si baserà tutta la loro architettura perché rappresenta la perfetta unione degli opposti, del Sole e della Luna, in perfetto equilibrio sulle braccia orizzontali di quella Tanit, che ha come lettera iniziale e finale, proprio una T, che rappresenta l'alfa e l'omega di tutto, ultimo sacro archetipo ebraico, il ventiduesima, il sigillo dell'opera del Divino in terra. 

La firma di Dio. E la firma più bella e completa di Dio, è stato proprio il suo "alfa e omega" sulla terra, il Cristo sulla Tau. 

Osiride nasce e risorge, grazie a Iside, identificata con Venere, che si trova ad est, prima dell'alba e ad ovest dopo il tramonto. Quasi un astro solare. 

Infatti la parola "Easter", Pasqua in inglese, è legata alla luce dell'est e all'equinozio di primavera. 


Nel corso del tempo, questo concetto, assolutamente naturale in natura, della morte e rinascita, è stato molto teatralizzato, soprattutto in ambito cristiano, dopo la crocifissione di Cristo, soprattutto in ambito spagnolo, che ha molto influenzato anche la tradizione Sarda. 

La settimana Santa di preparazione è scandita da questi rituali di preparazione : "Sas prammas", con la benedizione delle Palme la domenica prima di Pasqua , i Misteri del lunedì e Martedì, la flagellazione del mercoledì, fino al giovedì con "su lavabu", il lavaggio dei piedi da parte del parroco, il Venerdì di lutto per "s'incravamentu", la crocifissione di lutto, "s'iscravamentu" della sera preceduto dalla via crucis, a cui segue un sabato silenzioso, fino a "s'incontru della domenica, quando il Cristo e sua madre, Maria, si possono ricongiungere in un abbraccio. 

Vi è tutta una complessa paraliturgia riguardo questi Misteri preparatori durante la settimana Santa, organizzata di solito dalle Confraternite, con simboli e liturgie legate alla sofferenza di Cristo, e Cagliari, Oristano, Castelsardo, Alghero, sono le zone nelle quali questa rappresentazione è maggiormente sentita. 

Particolarmente toccante è il rito de "s'iscravamentu", nel quale il Cristo, grazie alle articolazioni mobili progettate dagli artigiani, viene deposto dalla croce.

La parola "iscravamentu" significa togliere una cosa che è stata conficcata a forza.

"Cravare" infatti significa conficcare a forza, sicuramente riferito alla forza con la quale si conficcano i chiodi durante la crocifissione.

Ma "cravare/cravos" ha anche attinenza con la radice crav- di "cravellu", che significa garofano in sardo, e di influenza spagnola, del quale i chiodi di garofano, che sono delle spezie, possono ricordare nella forma, i chiodi della crocifissione.


La pratica della crocifissione abbiamo detto, non è di ambito prettamente romano, ma ha origini nell'impero Persiano, affinandosi nel tempo per procurare maggiore agonia possibile.

Ma è bene sottolineare che la sua simbologia ha una matrice assolutamente astrale, in quanto è legata alla simbologia della rinascita, della resurrezione dopo la morte, legata alla simbologia astrale delle tre croci, con croce cardinale di Orione in una posizione centrale, lungo la via Lattea, verso la quale erano orientati anche i nostri Antichi Sardi.

Configurazione che è stata trasposta anche in terra, in quanto il Cristo(che esotericamente rappresenta il pneuma, l'anima spirituale), è stato crocifisso insieme ad altri due.

Due ladroni, che rappresentano rispettivamente, quello di destra, la psiche, che ha possibilità di elevazione, e quello di sinistra il Soma., l'anima materiale. 

Le tre croci astrali sulla via lattea rappresentano, trasposte anche simbologicamente, sulla terra, le tre croci-tappe della via Iniziatica per la rinascita, per la resurrezione, nella quale il Cristo Risorto, rappresentato da Orione con le sue tre stelle centrali della cintura, rappresenta la croce Cardinale, da cui si origina tutto, seguite poi dalla Croce del Cigno del Nord( punto di riferimento, come stella Polare, 10.000 anni fa) che rappresenta il Cristo in croce, e la croce fissa del Cristo rivelato, consapevole, rappresentato dalla stella Aldebaran, l'occhio del Toro, che, come abbiamo visto, anche nella maschera Ghignante di San Sperate, rappresenta il terzo occhio, "l'Anja/Jana", della consapevolezza del sé, dopo il viaggio iniziatico attraverso la via Lattea, l'arco/arca/argha(vagina in sanscrito).

Una trasposizione che  abbiamo geograficamente anche qui in Sardegna. 

Una toponomastica che fa riferimento a questo arco della via Lattea, lo abbiamo proprio qui in Sardegna, con il nostro Sarcidano, altopiano del sud-Sardegna, inglobato al Comune di Oristano, che abbiamo visto, coincidere con le tre stelle della cintura di Orione. 

Sarcidano. 

S'arci-danu. 

Dove "arci" sta per arco, o molto più probabilmente "Arca" , rafforzato da quel "Dhanu" che in sanscrito significa arco come già scrissi a proposito dell'arca, e delle "archedde" (cassapanche) sarde. 

L'Arca dell'Arco". 

"S'arca", così tanto rappresentata in Sardegna, tanto da chiamare le cassapanca tipica sarda, tutta in legno intagliato, "s'archedda", di cui già parlai, in ricordo di quella sacra alleanza, tra umano e divino, sancita attraverso l'Arca dell'Alleanza, che aveva sulla parte superiore, due Cherubini a protezione, che, si narra, formavano un arco elettrico a protezione della stessa. 

Un arco, quindi sacro, come è sacra "s'arca", la via Lattea traghettatrice che passa per le tre croci astrali, prima della rinascita, della resurrezione. 


Orione, fulcro dinamico della via Lattea, era chiamata "Luce del Cielo". Era una traduzione dal sumero "Uru-anna", e il nome Orione significa letteralmente "esplosione della luce", poiché le radici "ar-/or-/ur-", sono tutte derivazioni dell'originaria consonante "R", che esprime l'idea del moto per unire, per ricongiungersi con il divino, con l'Origine. 

La via Lattea è come un'Arca che traghetta nel mondo dello spirito, oltre la morte. È una vagina cosmica, poiché "argha" in sanscrito significa "vagina". 

Solo nella croce cardinale, rappresentata  da quella che passa per la cintura di Orione, l'uomo è in equilibrio tra umano e divino, tra maschile e femminile. 

È la croce cardinale del Golgota, quella sulla quale sta il Cristo, dopo il percorso iniziatico che lo ha unito al Divino. 

Ed è qui, che ha la consapevolezza del suo triplice aspetto divino, in un unico Logos, il Sacro tre, che riunifica i complementari.


E questo stesso Logos, che consente la resurrezione, alchemica, la rinascita, grazie all'allineamento di queste tre croci iniziatiche, lo troviamo anche all' interno delle Domus de Janas, sempre corredate da elementi triadici come le triple porte nelle false porte, o negli ingressi.

Domus de Janas nelle quali si ripropone lo stesso allineamento funzionale all'ascensione, dopo la morte.

Conformazione particolarmente evidente nella Domus de Janas S'Incantu o di Putifigari, a monte Siseri, in provincia di Sassari, dove abbiamo tre elementi "allineati", affinché avvenga la resurrezione, la rinascita dopo la morte: l'elemento solare, che entra in quell'ingresso sovrastato ai due lati da questa serie di tre protomi taurine/uterine(che indicano la sinergia degli opposti necessaria all'alchimia della trasformazione), e che contemporaneamente illumina e divinizza, sia l'elemento che sta in terra, circolare con tre cornici, che rappresenta il cielo, sia l'elemento quadrato che sta proprio nella parete difronte, sempre con tre cornici, che rappresenta la terra. 


È la quadratura del cerchio(la perfezione cercata secoli dopo, millenni dopo, da Leonardo, con il suo Uomo Vitruviano divinizzato), che si può ottenere solo se gli elementi opposti sono in equilibrio, come nella X che passa per la cintura, nella costellazione di Orione, e che ha la stessa sagoma della porticina di ingresso della Domus s'Incantu(come in altre Domus, dove questi tre elementi sono allineati) da dove arriva il sole divinizzante, che consente l'ascensione, l'alchimia trasformatrice. 


Non potendo riprodurre la via lattea in termini pratici, hanno riprodotto l'allineamento della stessa, rappresentandola come il fondo di un'arca, con quel soffitto che sembra la carena di una nave capovolta, perché l'Arca/argha/vagina cosmica, della via Lattea, porta con sé i semi della vita. Può "impiantare" la vita dove vuole, anche dopo la morte, perché porta con sé il Trilobato, il Fiore della vita della creazione. 

E cosa è un trilobato, di cui noi abbiamo eccelse e sacre rappresentazioni architettoniche in quei capolavori dei quali ho già parlato, come il nuraghe Losa e il nuraghe Antine in particolare? 

La loro conformazione è a T, a croce iniziatica, a triangolo, a perfetto triangolo equiangolo, con i tre angoli a 60°,se uniamo i vertici. 

La perfezione Divina sulla terra.

Gli stessi angoli che abbiamo visto nel simbolo esagonale sotto il mento del Gigante di Mont'e Prama, il pugilatore Efis. 


Giganti che conoscevano bene la  via Lattea della resurrezione, e che era chiamata dagli antichi Egizi, il "fiume d'argento", che era considerata lo speculare, la controparte celeste del fiume Nilo, il fiume della fertilità, reso tale dal fallo di Osiride ingoiato dall'ossirinco. 

E un  un fiume che riceve nutrimento da una porta d'argento, l'abbiamo anche noi. 

Il Tirso, che riceve dal Gennargentu(genna/jenna/janna/porta), dalla "porta d'argento", l'affluente Taloro(Tal-Oro). 

Un Tirso che ha lo stesso nome del bastone pastorale divino della conoscenza, dove le due nadi energetiche del maschile e del femminile si incrociano per arrivare alla consapevolezza della ghiandola Pineale posta sulla Sommità. 

Non credo sia un caso, che proprio qui in Sardegna, abbiamo un corso d'acqua femmineo, "un'arca/arga/vagina", naturale, che ha lo stesso nome di un oggetto di potere che indica la completezza della consapevolezza. La Kundalini totalmente attivata. 

È l'allineamento, il segreto dell'ascensione in modo che si abbia la quadratura del cerchio e ci si divinizzi. 

Quell'allineamento ben delineato dalla configurazione astrale "Sirio/piattaforma costellazione di Orione con X centrale/Aldebaran".

E questo allineamento dei tre elementi è sempre presente nell'Antica Civiltà Sarda. 

Ci sono sempre moduli triadici ovunque, nelle triple porte, nelle triple protomi taurine, nella stessa Y, nella scrittura. 


Questo allineamento astrale, crea, come abbiamo visto precedentemente, una conformazione tridimensionale, formata da due piramidi a base quadrata unite per la base, con i vertici su Sirio e Aldebaran, e la base quadrata che corrisponde al perimetro esterno delle quattro stelle (Beltegeuse, Bellatrix, Rigel, Saiph) che contiene la cintura di Orione, con le tre stelle Alnitak, Alnilam e Mintaka.


Un ottaedro.

Ottaedro che, guardacaso, sarà la figura solida usata per rappresentare i tre chiodi usati per crocifiggere Cristo.


Ad indicare, simbolicamente, che è questa configurazione astrale, la via per la morte e rinascita, per la resurrezione, per gli uomini che intraprendono la via della consapevolezza, e del sacrificio, dello smembramento del proprio ego( come nel Cristo e in Osiride, Dionisio, e in chi prima o dopo di loro). 

Gesù era un iniziato, figlio di un altro iniziato, Giuseppe, e di una Donna pura in tutti i sensi, e fu iniziato dagli Esseni, come lo fu Osiride, iniziato ai sacri Misteri. La sua crocifissione ha un alto valore esoterico, che riprende i riti di iniziazione a tre punti, sulla croce a forma di Tau, come ho già spiegato, ma fu ferito in cinque punti, come nel pentagono, la meta finale, quella che ricongiunge al divino, prima della rinascita. 

I tre chiodi "piramidali" sono la reliquia più importante del Cristo, quella che poi divenne il simbolo, con questa forma a ventaglio, della prima confraternita in nome di Gesù, i Gesuiti, fondati da Sant'Ignazio di Loyola. 

I tre chiodi, sono rigorosamente a forma di doppia piramide, e ricalcano quell'altro simbolo degli Iniziati, che già conoscete, perché ne ho parlato in altri post, il piede d'oca, la Y con la stanghetta al centro, simbolo della discendenza degli iniziati della Regina di Saba e del Re Salomone. 

Y che abbiamo visto, sempre presente nell'antica Civiltà Sarda, come scrittura, come impianto nuragico a trilobato. 

È una Y che ha tre vertici, tre punti, come la lettera Tau, il ventiduesimo sacro archetipo ebraico. 


Ho scoperto una cosa molto importante che riguarda la nostra  Antica Civiltà Sarda, mentre leggevo sulla Tau, il primo simbolo degli Iniziati, la croce su cui acquisivano la consapevolezza, l'apertura del terzo occhio. 

La Tau è considerata, graficamente, come una sovrapposizione, come se fosse un mix, di due lettere, la Dalet, e la Nun, che conosciamo molto bene, perché ne ho parlato a proposito del simbolo della tribù dei Dan, che ha proprio queste due lettere sotto il simbolo. 

E questa parola, Dan, nell' antico alfabeto ebraico, significa "giudice" 

Non potevo crederci. Come i Giudici dei quattro Giudicati della Sardegna. 

La Tau quindi, nella sua forma grafica primaria, nata dalla sovrapposizione della Nun e della Dalet, simbolo della tribù dei Dan, significa "Giudice". 


Le due lettere, come vi avevo spiegato a suo tempo, significano, una Acqua, la Nun, la trasformazione, il Giona inghiottito dalla balena, quattordicesimo archetipo ebraico(ma anche balena in arabo), e l'altra, Daleth, porta, la solidità sulla quale si costruisce, quarto archetipo ebraico, rappresentata da un quadrato, la base delle piramidi, quel quadrato di Sator, individuato tra le stelle, creato dalla cintura di Orione, e trasposto in terra, in Sardegna, come nel quadrato del Sinis(la Runa che rappresenta la Nun, ha la forma di quadrato, la Runa Ingwaz). 


Il valore numero delle due lettere ebraiche che assemblate, formerebbero la Tau è un 50(Nun) più un 4, la Dalet, quindi un 54, che in riduzione teosofia (5+4)fa 9. 

Quindi il giudice "Tau", ha un valore numerico 9. 

Quattro giudicati che ebbero potere tra  il IX e il XV sec. d.C. in Sardegna,(giudicato di Cagliari, Arborea, Torres, o Logudoro, e Gallura). 

9 come la riduzione teosofica del 72(e abbiamo visto l'importanza dell'angolo a 72° nell'antica Civiltà Sarda, come angolo aureo, della Geometria Sacra, lo stesso angolo degli ingressi dei Nuraghi, che indica l' inclinazione dei raggi solari al Solstizio d'estate, così come l'angolo a 60°, indica l'inclinazione dei raggi solari all'equinozio di Primavera). 


Ma 9 anche, nella versione "Sinis" del quadrato di Sator, dove, intorno alla lettera centrale N della parola Sinis disposta a croce, che indica il numero 5, ruotano quattro lettere i, che numericamente, in ghemetria,corrispondono al 9.

9, che, moltiplicato per 4, fa 36, ridotto teosoficamente(3+6), fa ancora 9.

Una geometria perfetta. Il 9 è un ciclo completo, come la Tau, l'alfa e l'Omega, il Sigillo divino, il grande Giudice. 


La Tau, che è il Sigillo divino, che è la forma del Creatore quando finisce la sua opera. 

Una Tau, una piccola Tau, sostituisce la bocca di uno dei Giganti di Mont'e Prama. A forma di Tau è anche il profilo "arcata sopracciliare/naso", presente anche nella Dea Madre di Cuccuru s'Arriu"

E grappe e conci a forma di T, di Tau, sono state sempre ritrovate, in Sardegna, in luoghi cultuali dedicati al culto del Sacro, come gli oltre cento blocchi a forma di T, ritrovati nel grande capanno del complesso nuragico che fa capo al Nuraghe Candelargiu , a San Giovanni Suergiu ( Sud Sardegna) in ardesite chiara. 


Il Tau non è niente altro che la croce, senza il prolungamento superiore, che è stato aggiunto in epoca romana per potervi affiggere la scritta INRI, sia in latino che in ebraico, e in ebraico, la traduzione risulta YHWH, l' impronunciabile tetragramma, il nome di Dio. 

L’acronimo, che sta per il latino "Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum", significa "Gesù il Nazareno re dei Giudei" 

Una croce, la Tau, che indica l'unione mistica tra il cielo e la terra, tra l'umano e il Divino. 


La Pasqua, in Sardegna, è particolarmente sentita, con tutte le sue rappresentazioni mistiche e rituali, perché affonda le radici nella notte dei tempi, così come nello stesso Carnevale. Due sacre rappresentazioni che parlano di purificazione, di morte e rinascita, e che hanno un elemento in comune, l'Ankh. 

Poiché l'Ankh, nella sua forma grafica rimanda, nella parte inferiore, alla Tau, quindi al concetto pasquale di espiazione, di perfezionamento, attraverso la crocifissione simbolica del sé, della parte egoica umana. 

Un sacrificio necessario, nel senso letterale del termine, del "rendersi sacri" per rinascere, risorgere a sé stessi. 

Ma l'Ankh, la chiave della vita, che Osiride tiene in mano, sulla sua Arca, mentre sulla vita Lattea raggiunge lo stargate astrale per la resurrezione, l'Aldebaran, il Sacro occhio di Horus, è anche quel lazo, che nel Carnevale sardo, l'uomo già divinizzato dalla funzione simbolica della maschera bianca, "su Issohadore", utilizza per acchiappare il Mamuthone, per offrirgli una possibilità di purificazione e quindi di rinascita, di risurrezione. 

Sino ai giorni nostri, questo simbolo rimane come il cordone che i consacrati a Dio, tengono come cintura per tenere stretto il saio religioso lungo il punto vita. 

Punto vita, che, come abbiamo visto, nei miei precedenti post, è il baricentro Alchemico dei Giganti di Mont'e Prama. 

I Giganti "vitruviani", nei quali la "quadratura del cerchio" leonardesca, si ha attraverso il fulcro centrale della cintura degli stessi, che rappresenta la cintura di Orione, unica piattaforma possibile per avere accesso al Divino, e unire gli opposti, umano e divino, cielo e terra. 


Parlare quindi, per me, della Pasqua in Sardegna, significa onorare quelle antiche conoscenze, che vedono nel Cristo, il massimo esponente, ma che rimandano ad una visione molto, estremamente più ampia, che gli Antichi Sardi conoscevano bene, perché aldilà del rituale di espiazione in sé, funzionale ad un gesto umanitario di alchimia collettiva nel quale si fa Agnello sacrificale  per l' umanità, in linea con i canoni religiosi e cattolici, nei quali è stato incasellato, questo rituale, mi parla di grandi uomini osservatori architetti, astronomi, intimamente connessi con la loro intima Essenza e naturalmente orientati verso quel senso del Divino, al quale anelavano osservando il cielo, ma che hanno, in modo sublime, trasposto anche in terra, creando, ancora prima che ne "s' incontru" pasquale, dopo la resurrezione, tra Madre e Figlio, un incontro terreno, tra umano e divino, in ogni loro manifestazione terrena, curata nei minimi particolari, come la ricercatezza degli angoli aurei. 

Ricercatezza che riempie sempre gli occhi di Incanto. 


Tiziana Fenu 


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Simbologia delle Tre Croci nella Pasqua Sarda.


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