"Seu sou. Seu s'ou"("sono solo"/"sono l'uovo")
L' alchimia trasformatrice dell'Ostara Sarda.
Riprendo un mio scritto di tre anni fa( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/seu-sou-seu-sousono-solosono-luovo-l.html?m=0) oggi che è plenilunio in Bilancia, ma anche eclissi lunare penombrale.
Tra l'altro oggi è il giorno dell'Annunciazione, un giorno mistico di integrazione, di silenzio, di complementarietà tra il maschile e il femminile, tra l'Umano e il Divino.
Si parla di equilibrio, quindi, tra le due polarità.
Quella dialettica sinergica che è la koine' concettuale e simbolica di tutta la nostra Antica Civiltà Sarda e le sue infinite manifestazioni, e la cui massima espressione è nel simbolismo taurino/uterino, esemplificato ovunque, specialmente nelle nostre millenarie Domus de Janas e archittetonicamente, nelle nostre Tombe dei Giganti.
Quel l'equilibrio che è stato appena contrassegnato dal passaggio dell'equinozio di Primavera, chiamato Ostara.
Ostara, la Dea della primavera di origine germanica, chiamata anche Eostre, che poi verrà assimilata alla dea greca Estia, per la quale si celebravano riti di accensione di ceri e riti ierogamici
In inglese la Pasqua è Ester.
Equinozio e plenilunio dopo l'equinozio, sono strettamente collegati, perché è il primo plenilunio dopo l'equinozio, a stabilire la data della celebrazione della Pasqua, in quanto la Pasqua, si celebra la prima domenica successiva dopo il plenilunio successivo all'Equinozio.
Pasqua, il cui simbolo per eccellenza è l'uovo, insieme alla lepre (simbolo di fertilità, che per gli antichi Egizi simboleggiava l'est, da dove risorse Osiride).
L'uovo è simbolo dell'embrione primordiale
È quell'uovo primordiale egizio, deposto dal Bennu, che molto probabilmente era un Fenicottero, piuttosto che un airone, come ho già spiegato, dal quale nasceva Ra, il Sole.
Consideriamo queste due parole.
Ostara e uovo.
Partiamo da Ostara.
Ostara è molto simile a "tostara", parola sarda che significa "tostata", "nel senso di "abbrustolita dal calore", quindi simbolicamente, dal fuoco solare della Primavera, anche se, in senso più largo, significa "dura di comprendonio, prepotente".
Ma, in senso ancora più specifico, "abbrustolito/tostato", in sardo, vengono espressi con la parola "arridau", che ha la stessa radice "arri-" del verbo "arrii" (ridere) e della parola "arrisu" (risata).
Questo ci rimanda subito all'emblema della risata tipica per i sardi, la Maschera Ghignante di San Sperate, che, ribadisco ancora, non si tratta di una delle solite maschere puniche ghignanti che simboleggiano il ghigno, la smorfia di dolore, prima di morire.
La nostra maschera, come ho approfonditamente spiegato in un mio precedente post( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-maschera-dellaldebaran-solare-di-san.html?m=0), non è una "maschera di morte", ma è una maschera che celebra la vita, intimamente connessa con l'asse equinoziale che transita sulla vita Lattea, la "via spermatica della rinascita," e che costituisce, a partire dalla centrale cintura di Orione, la via di Ascensione attraverso il portale di Aldebaran, il terzo occhio che è al centro della fronte della maschera.
L' occhio della costellazione del Toro.
Al centro della fronte del Toro.
Dove si trova il sesto chakra Ajna, il chakra del terzo occhio, della connessione Interdimensionale, intuitiva, in cui gli Opposti, in sinergia, accedono a dimensioni superiori.
Guardacaso, Ajna, se anagrammato, corrisponde alla parola Jana.
Abbiamo, nella maschera Ghignante, una identificazione Venere /Toro,/numero cinque dei solchi, con centralità di questo culto solare taurino/uterino, in cui Toro e Venere sono indissolubilmente legati.
Questa maschera rappresenta dei precisi riferimenti astronomici.
È la via di Ascensione, verso la via Lattea di cui la tappa finale, è rappresentata dalla costellazione del Toro, che rappresenta le due polarità riunite in sinergia per l'ascensione, e che comprende anche le Pleiadi.
Le "gallinelle", o forse erano le pavoncelle, le nostre pavoncelle sarde, custodi dell'Albero della vita, rappresentate sempre in modo speculare.
Nulla a che vedere, quindi, con le altre maschere puniche ritrovate nel bacino del mediterraneo in quel periodo.
Quindi la nostra "Ostara/tostara/arridara", si snoda su quella simbologia del calore equinoziale che con il calore del sole, "tosta /abbrustolisce" le cose.
Le cose diventano "arridarasa", abbrustolite, ma anche benedette dalla risata di quel dio Lugh/laugh solare (il verbo "laugh" in inglese vuol dire "ridere"), che era il re della tribù dei Dan, correlatissimo alla nostra Antica Civiltà Sarda
( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/07/lughnasadh-lammas-2023.html?m=0) e di cui la maschera ghignante è esemplificativa, "arriendi"(ridendo), di un preciso passaggio astronomico che è la via per la resurrezione, per essere "sa pasca de su pisci" (la Pasqua del pesce) : la via "Sirio/Orione/Aldebaran", la via "Iside/Osiride/Horus".
Si diceva che fosse da una risata, che nascessero e rinascessero gli Dei.
La via verso il Toro, che rappresenta la sinergia delle due polarita, che consente l'ascensione, la rinascita, perché si attua, nel grembo del pesce, dell'Ossirinco che ingoia il fallo di Osiride.
Il pesce, che è l'unione dei due opposti, la Vesica Piscis, insieme, sia pesce, che mandorla mistica.
Le due polarità maschile e femminile insieme. E questo è possibile soltanto con una energia equinoziale, di equibrio tra gli opposti.
Infatti la cintura di Orione, e il suo asse di Ascensione, di resurrezione, sta sulla linea dell'equatore celeste, sulla via lattea spermatica, lungo l'equatore celeste, riportato poi in terra, cercando la perfezione architettonica attraverso le coordinate solari dell'equinozio di primavera.
Ostara è simboleggiata anche dal trifoglio, che sulla terra, come il triskele, come gli elementi triadici sempre presenti nell'antica Civiltà Sarda, rappresentano i tre "Soli della resurrezione dell'anima", il movimento infinito della vita.
I tre soli/stelle di Orione, i tre soli/stelle, allineati sulla via Lattea, di cui ho approfondito tempo fa ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-maschera-dellaldebaran-solare-di-san.html?m=0)
E poi abbiamo lui, l'uovo, elemento simbolo per eccellenza dell'equinozio di primavera, della rinascita, adottato poi come simbolo della Pasqua.
Anche in questo caso la parola Uovo in sardo, cioè "Ou", indica moltissimo sulla genitorialita' di certi simboli che poi si ritrovano in altre civiltà.
L'uovo è l'emblema per eccellenza, degli equilibri degli opposti, dell'equinozio di primavera.
Ha una perfezione estetica che lo vede uovo cosmico come origine del mondo.
Al suo interno abbiamo un albume madreperlato, lunare, chiamato "sa Jara" in sardo, e un centro, giallo, tondo, solare, chiamato in sardo, "Torulu", con un guscio conico/piramidale che li protegge.
Uovo sorgente di energia vitale.
L'albume, "sa Jara".
Una parola simile a "Jana", ma anche simile a giara(come anche il nostro altopiano sardo), che indica un grande recipiente cilindrico e panciuto, per la conservazione di liquidi o granaglie, come un utero materno.
E "Torulu", 'tuorlo", somiglia molto a Toro, sembra un Toro piccolino.
E ritorniamo ancora al Toro.
E la parola "OU"(uovo in sardo) nel segno grafico, sembra proprio un grembo, una barca solare (la U) che trasporta l' Horus, il figlio di Iside e Osiride, da est a ovest.
L'uovo somiglia ad un sole.
Il centro giallo, il tuorlo, "su Torulu", il toro solare, il Mascolino, e l'albume, sa Jara, il Femminino che lo contiene.
Anche qui, sinergia degli Opposti che si complementano.
Ancora oggi, si indica una particolare cottura dell'uovo, detta "a occhio di bue".
Ma precisamente è riferita, all'occhio rosso del Toro.
La simbologia dell'uovo è profondamente legata al pozzo di Santa Cristina, di cui avevo già scritto, così come la simbologia della lepre, ma ripropongo gli scritti in settimana, per seguire il percorso verso la Pasqua.
Questo Horus, questo Horus/T-aurus, legato quindi all'Oro alchemico dei due Opposti che si integrano, questa dimensione di Conoscenza acquisita, di Sophia a cui è stato permesso l'accesso, tramite il percorso iniziatico di Ascensione attraverso la Via Lattea, attraverso la sinergia degli Opposti rappresentata dal Toro alchemico, è rappresentato in un'immagine iconografica che nell’arte egizia (anche geroglifica) è chiamato il "signum arpocraticum", che indica l’età infantile di chi porta l’indice destro alla bocca.
Così fa Arpocrate, figlio di Iside e Osiride.
Plutarco ne rilegge il gesto, a comando del tacere, inaugurando un simbolismo che sarà universale.
Nei templi antichi, per poter accedere ai Misteri Iniziatici e stare nei templi, bisognava osservare un anno di assoluto silenzio.
Era il silenzio del segreto, dell'abbondanza , della conoscenza segreta.
Arpocrate era spesso interscambiato con Horus, poiché rappresenta Horus bambino.
Arpocrate fanciullo, quello che Iside tiene in braccio, Horo il fanciullo, che punto da uno scorpione guarì grazie alla magia della madre, Iside, che come Femminino, nelle sue Epifania, è rappresentata anche dallo Scorpione.
I 7 Scorpioni a custodia di Iside.
Per un''egittologa svizzera, Cathie Spieser, lo scorpione d'acqua, la nepida, sarebbe simbolo del venire alla vita, sarebbe la nepida, ma su questo devo approfondire.
Sulla rappresentazione di Horus che indica che ha avuto accesso ai Misteri Iniziatici, abbiamo una straordinaria rappresentazione, in un nostro bronzetto sardo in particolare, quello di Santa Vittoria di Serri, dove vi è una figura femminile che ha il bambino in grembo, con la mano destra sollevata, in un gesto che sembra indicare il fare silenzio, perché sono evidenti ttre dita chiuse a pugno, con il pollice sopra, ma il quarto dito, l'indice, non è chiuso a pugno.
Un bronzetto che risale al 1500 a.C, come minimo.
Che anticipa l'Arpocrate /Horo egizio.
La cosa strana è che anche Arpocrate, era rappresentato con il fiore di loto( come nella maschera Ghignante sarda, del cui approfondimento, ho scritto nel link sopra) e il corno dell'abbondanza.
Quindi, viste le ierofanie di questo torello, all'interno dei nuraghi, o la Y rappresentata monca del lato sinistro, o più corto, pare allora che rappresentasse proprio questo figlio di Osiride e Iside, questo Arpocrate, grande iniziato ai Misteri, che incentiva al silenzio, alla meditazione, alla sacralità dell'essere soli con sé stessi in queste dimensioni sacre.
Una sorta di silenzio riservato agli eletti.
Il viaggio iniziatico per la resurrezione a se stessi, si fa da soli.
E questo si adagia perfettamente alla simbologia dell'uovo.
L'uovo, che in sardo di dice "S'ou"
Ma se lo leggiamo tutto attaccato, "s'ou" diventa "sou", che in sardo significa "solo", nel senso di solitario, di essere soli con sé stessi.
Perché il processo iniziatico di rinascita, come nella via Lattea, fino al portale di Aldebaran, così in terra, come in cielo, passa attraverso "l'essere soli", perché già di per noi stessi, siamo, come l'uovo, perfettamente in equilibrio.
Abbiamo l'albume, la parte lunare femminile, e abbiamo il tuorlo, la parte maschile solare.
E la parte lunare, funge da "jara", da giara, da contenitore, da grembo per questa gestazione, per rinascere a noi stessi, per risorgere, come in una partenogenesi.
Perché solo quando le nostre polarità sono in equilibrio, la rinascita è possibile.
E questo punto astrale era stato stato individuato in questa perfetta traiettoria con centro sulla cintura di Orione, che sta sull'equatore Celeste.
L'espressione sarda "seu sou", "sono solo", vista nella doppia accezione di "seu s'ou", sono l'uovo, è di una potenza alchemica infinita.
Questo fa capire come i nostri Antichi Sardi erano dei veri Iniziati a quelli che poi furono i Misteri Isiaci, Eleusini, dionisiaci, ecc., e prima ancora, delle grandi scuole d'Oriente, dei Cabiri.
La discendenza è quella, la stirpe di Salomone, e della regina di Saba, dei Falasha, i due grandi Iniziati.
Il simbolo della regina di Saba era il piede d'oca, come ho già approfondito in passato.
Una Y con una stanghetta al centro.
Un elemento triadico anche qui, come i "tre soli" necessari alla resurrezione, alla Rinascita
Le due X sovrapposte alla croce.
I tre Soli della via Lattea
Simbolo della Chiave di Salomone( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/simbologia-dei-conci-di-trachite-del.html?m=0)
che ho visto anche sulla moneta del Sardus Pater, sopra il Toro, e nei nei blocchi decorati, di trachite, ritrovati nel nuraghe Nurdole, a Orani, in provincia di Nuoro.
L'ho visto come struttura della Pintadera.
E l'ho visto su un simbolo che è arrivato fino all'età cristiana, e rappresentarla arbitrariamente.
Perché ho visto la stessa X sul petto di Osiride, che fa asse alla X, con il suo stesso corpo, ed è lo stesso simbolo di Salomone, quello chiamato la Chiave di Salomone, considerato un potente simbolo magico esoterico ed evocati o, insieme alla piccola chiave di Salomone, a forma di stella a cinque punte.
Simbolo che è stato chiamato, in epoca Cristiana, Chrismon, per indicare il Cristo, che hanno attribuito di derivazione greca, ma che invece risale proprio a questa particolare conformazione astrologica: quella di Orione, con la sua conformazione (considerando le diagonali centrali) ad "X", attraversato dall'asse che congiunge Aldebaran e Sirio, che sono considerati come Venere entrambi.
Sirio, perché è considerata come la prima stella del mattino, come Venere, e Aldebaran, perché Venere è associata al Toro, e Aldebaran è la stella più luminosa del Toro".
Pensando ad Arpocrate, fratello/alter ego di Horus, Horus nella versione fanciullo, mi vengono in mente i Giganti di Mont'e Prama, senza bocca.
In uno, è appena accennata. Non ha bocca nemmeno la Dea Madre di Cuccuru S'Arriu di Cabras.
Le Madri Sarde sono legate agli Equinozi
( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/le-tre-dee-madri-cosmiche-sarde-della.html?m=0)
Arpocrate era rachitico negli arti inferiori.
I Giganti hanno gli arti inferiori abbastanza corti, ma questo, secondo me, per rispettare una precisa Geometria Sacra con Orione sulla loro cintura, come ho già spiegato. Ma sembrano comunque rachitici, con gli arti inferiori corti.
Arpocrate, poi, verrà assimilato a Mercurio, Hermes, l'Alchimista, perché rappresenta il segreto della creazione.
Quello che si tenta di raggiungere dopo la morte, osservando i possibili portali astrali.
Una sapienza ancestrale conosciuta dagli antichi, e travestita da simboli e da miti, e da preservare attraverso il segreto delle conoscenze iniziatiche, e, contemporaneamente, cercare di praticare il silenzio, la meditazione, l'introspezione.
Il Dio del Silenzio era il simbolo dell'introduzione al Tempio del sapere iniziatico.
Il silenzio è un luogo senza spazio né tempo.
E sul Silenzio i nostri Antichi Sardi, hanno edificato meraviglie che lasciano senza parole.
Si dice che i Sardi, siano silenziosi e solitari, di poche parole.
Sono stati silenziosi anche nell'esplicare tutta la loro immensa Conoscenza Iniziatica, proprio per preservare i loro antichi Misteri, non accessibili a tutti.
La cultura Sarda, non va raccontata.
Va assimilata in silenzio.
Con la stessa sacralità con la quale è venuta alla luce.
Con il passo degli Dei.
Tiziana Fenu
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