Il giovedì Santo è usanza portare in chiesa "su Nenniri", un piccolo vaso composto da germogli di grano, che vengono seminati per il Mercoledì delle Ceneri, e tenuti rigorosamente al buio, adornati di fiori e nastri.
Verranno poi bruciati e conservati per le fumigazioni.
I germogli devono restare chiari, di un giallo pallido, per celebrare metaforicamente il germogliare, il sorgere e risorgere del sole, nonostante il buio.
Una metafora solare, quindi, che si accosta alla metafora cristica, solare.
Ma anche i fiori che adornano e accompagnano questi germogli solari, hanno una loro simbologia.
La parola fiore, in sardo, è "frori", molto simile alla radice del nome Afrodite.
Sappiamo che in Sardegna c'era il culto di Afrodite, dea dell'Amore e della Natura, perché era legato al culto di Adone, dio sirio fenicio della Natura.
Abbiamo un tempio di Astarte( Afrodite/Iside/Athor) le cui rovine sono visibili sulla sommità della Sella del Diavolo di Cagliari, di cui ho già parlato( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/07/sella-del-diavolo-e-solstizi.html?m=0), strettamente connesso al pozzo di Santa Cristina, in quanto hanno lo stesso orientamento solstiziale( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/astarte-e-il-menat.html?m=0)
Tempio in cui veniva praticata la ierodulia, la prostituzione Sacra.
La Dea Tanit nella mitologia "fenicia" era identificata come Astarte, la dea madre.
Nella religione greca, Tanit era paragonata ad Afrodite, ad Artemide ed a Demetra, dea delle messi e dei raccolti.
Nella lingua egizia il nome di Tanit potrebbe essere letto come "Terra di Neith"
Ma Neith, sappiamo che, come dea tessitrice, è legata alla nostra Tanit riprodotta nel concio di Tresnuraghes ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-tanit-di-tresnuraghes-la-nostra.html?m=0), dalla forte valenza simbolica, come ho approfondito ulteriormente in un altro mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/la-tanit-di-tresnuraghes-tessitrice.html?m=0) .
Dea Tanit, che è profondamente presente, nella nostra Antica Civiltà ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/parlare-della-dea-tanit-in-sardegna-e.html?m=
Una dea Astarte associata alla fertilità, all’amore e al piacere.
Le Adonie, le celebrazioni in onore di Adone, amante di Afrodite, si svolgevano nel 420 aC circa, dopo l'equinozio di Primavera, per celebrare la resurrezione di Adone, ucciso da un cinghiale
Erano celebrate nel santuario di Afrodite con le Erma, che erano delle composizioni floreali di fiori e frutti e dolci impastati con estratto di fiori farina e miele, che ricordano i nostri Nenneri preparati prima di Pasqua, proprio a metà quaresima, con terra, e semi di orzo, lino, grano, fatti crescere al buio, così cresceranno verdi-gialli e verranno addobbati in maniera sgargiante anche con pietre e oro, simboli di fertilità e buon auspicio, ed esposti il mercoledì della settimana Santa, quando si preparano le Chiese per i rituali del Santo Sepolcro.
Antiche tradizioni che ci accumunano soprattutto alla Sicilia in particolare.
"Nenniri" viene dall'accadico( la lingua semita con una scrittura cuneiforme parlata nell'Antica Mesopotamia dal 2300 circa a.C. fino al 100 d.C.) "Niru"( preghiera) ripetuto due volte.
In Sardegna abbiamo proprio un villaggio di Gadoni, molto simile al nome Adone (Gadoni/ G'Adoni /Adone) provincia di Nuoro, Barbagia centrale, e un nuraghe Adoni( risalente al 1350 a.C.) entrambi dominanti la gola selvaggia, simile a quella fenicia del fiume Adoni, che si tinge di rosso, e dove le fanciulle siriane, le vestali di Adone( in Siria c'era l'antica Fenicia) piangevano la crudele morte del loro Dio Adone.
"Ad -Un" significa "zoppo del cielo", perché Adone morì per emorragia all'arteria femorale per l'attacco di un cinghiale e dal suo sangue germogliarono anemoni rossi, colore dato dalle foglie morte del cisto.
In questa zona della Sardegna, anticamente, si estraeva il componente essenziale del bronzo, il rame, che veniva fuso per modellare statuine, utensili, gioielli e armi.
Funtana Raminosa, tra i più ricchi giacimenti di rame in Europa, è una delle otto aree che compongono il parco geominerario della Sardegna, annoverato tra Geoparks dell’Unesco, un museo a cielo aperto, e protagonista della metallurgia in ambito Mediterraneo.
Ad Alessandria d'Egitto le effigi di Afrodite e del suo amato Adone venivano collocate su due giacigli affiancati, con accanto frutti maturi, e le donne, le vestali, spruzzando acqua sul nenniri, imitavano la pioggia.
E il Santo Sepolcro del Giovedì Santo, che viene simbolicamente preparato con questi "nenniri", che in Sicilia vengono chiamati "lavureddi", è quello sul quale risorgera' il Cristo, simbolicamente, come la Primavera che risorge dopo il buio inverno, su una coltre soffice, abbondante e fiorita, che viene bagnata d'acqua ogni due giorni, come vuole la tradizione, con grano, orzo e lino, per lo più.
“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane da solo; se invece muore produce molto frutto”(Giovanni 12, 24).
È il sacrificio del Seme, che si sacrifica per rendere fertile la terra.
Adone, come un seme, il cui sangue, fertilizza la terra, come il sangue versato dal costato del Cristo.
Una "resurrezione", legata agli antichi culti pagani di Madre Terra, e ai suoi semi che germogliano con l'arrivo del primo caldo primaverile.
Una resurrezione, legata al grano, ad una spiga che viene tagliata come unità, ma che da vita ad una molteplicità di vite.
Come il corpo di Osiride dopo la morte, di cui avevo già fatto cenno, da cui germoglieranno 28 spighe.
La spiga rappresenta il corpo di luce, l'Oro, l'Horus, l'Essenza trasfigurata in qualcosa di più elevato, di più nobile, purificato.
È il culto misterico dell'iniziazione ai cicli della vita. 28 come il ciclo lunare.
É il culto dionisiaco, dei misteri eleusini, di Iside, il culto di Demetra, che si ripete in epoche diverse, con "testimoni" diversi.
La spiga è collegata alla costellazione della Vergine, la "Spica", poiché il "corpo di luce", può nascere solo in un cuore vergine, non corrotto.
Lo smembramento della spiga, e quindi di Osiride, sono stati necessari, poiché solo smembrando la spiga, trasformandola in farina, si può poi impastare simbolicamente con l'acqua amniotica del Femminino, di Iside, che darà vita ad Horus.
È il sacrificio necessario.
È il "fare sacro" in senso letterale.
Il "pane di vita" cristiano, l'Eucaristia, affonda le radici in tempi ben più lontani.
È il processo di osirificazione, di distruzione e rinascita nel corpo di luce, rappresentato da Osiride, dal Cristo, da Adone, in questo caso.
Alle palmette per la domenica delle palme viene unito di solito un rametto d'ulivo.
Simbolo sicuramente di pace, ma anche simbolo di quell'olio simbolico con cui viene unto il Cristo, il cui nome significa, appunto, "unto".
Per fare l'olio, le olive si portano in un frantoio, stessa radice di "frantumare", perché si deve destrutturare la materia, per arrivare all'essenza, all'olio.
Quello stesso olio, che asperso a filo d'acqua nel pozzo di Santa Cristina, ne rivela poi la ierofania nel dodicesimo anello della tholos, per indicare la "misura", il parametro della maturazione del grano( da qui, credo, sarà l'origine, come ho già scritto, della medicina dell'occhio, "sa meschina de s'ogu", fatta con olio e acqua, o con grano e acqua- https://maldalchimia.blogspot.com/2022/03/la-pietra-di-villamassargia.html?m=0)
L'ulivo, e quindi, l'olio, sono abbinati alla Palma, perché la palma rappresenta la colonna vertebrale, l'albero della vita, il Djed, che corrisponde alla Palma, il dattero maschio, l'Ima, considerato un albero Sacro, legato alla controparte Imait, che era l'altro nome della dea Athor.
Si deve risorgere per ricompattare la colonna vertebrale, simbolicamente.
I Giganti di Mont'e Prama, finora rappresentano proprio questi uomini SemiDei, divinizzati, proprio nel luogo delle palme, a Mont'e Prama, dove vi è la sinergia di entrambe le energie, come ho già approfondito.
Voglio sottolineare come, l'antico simbolo della Tau, anticamente era una croce ad X, quello spazio in cui gli Opposti si complementano.
E le lettere Dalet e Nun, quelle presenti nel simbolo della tribù dei Dan, e che, insieme, formano la parola "Giudice", come i nostri sacri Giudici di Mont'e Prama ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/il-simbolo-della-tribu-di-dan.html?m=0), erano le lettere intermedie del nome del Dio Adonai, una manifestazione solare del dio Yahweh
Adonai in ebraico significa “mio Signore" ed era l'appellativo di Dio nell'Antico Testamento
È anche il Dio del diritto e degli oracoli [Adonai ha il suo oracolo sul Monte Oreb, il monte Sinai, quello sul quale hanno trovato un sigillo come i sigilli di Tzricotu]. Il suo simbolo è il disco solare unito a una stella.
Un Dio potente, che incarna la vegetazione bruciata dal sole estivo, e nei culti misterici veniva adorato come dio che muore e risuscita», proprio come il Sole, che al crepuscolo “muore”, secondo la simbologia degli antichi Semiti ed Egizi, per poi “resuscitare” al mattino seguente.
Tutto ciò si collega anche alla simbologia cristiana.
Un dio solare, quindi.
Ma, proprio qui in Sardegna, abbiamo un grande culto di Adon/Adonai.
Ma non solo.
Oltre la simbologia della spiga, del grano usato per "su nenneri", abbiamo anche la simbologia dei culurgiones, simbolo dell'abbondanza, i nostri particolari ravioli con il ripieno di menta e patate, con la chiusura a spighetta.
Con una disposizione "a spiga", sono anche le pietre usate per edificare i nostri nuraghi.( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/05/lavorazione-spiga.html?m=0)
La spiga, come simbolo di immortalità, di rinascita, di guarigione, di fertilità, abbondanza.
Abbiamo anche la simbologia della Dea Afrodite, afflitta, affranta, che regge tra le braccia l'amante morto, Adone, in ambito greco.
Ma sarà per questo che si dice "affranto", anche questo da una radice comune "affr-"?
Su "frori", il fiore, che veniva usato come essenza per impastare i dolci per la preparazione delle offerte votive con su nenniri nell'equinozio di primavera per il rito di Adone, che era lo sposo della dea Afrodite.
Quindi erano dolcetti afrodisiaci, in onore del grande amore che Afrodite nutriva per Adone.
Adone nacque da un poderoso colpo di spada da parte di Ciniria, re di Cipro, nella corteccia di un albero di Mirra, nel quale era stata trasformata la figlia incinta di lui, Smirna, rabbioso perché Smirna aveva consumato un rapporto incestuoso con lui, ma solo perché vittima di un incantesimo della madre, che la voleva più bella di Afrodite.
Adone era nato proprio dall'amore di Mirra per il proprio padre Cinira, re di Cipro, al quale si era unita attraverso un sotterfugio.
Scoperto l'inganno, il re Cinira le diede la caccia. Ma gli dei decisero di salvarla trasformandola in un albero, dalla cui corteccia, dalle gocce di mirra, tra l'altro, anche potente afrodisiaco, nacque Adone.
Il bambino è talmente bello che Afrodite se ne innamora appena lo vede e, forse per nasconderlo fino a quando non sarà cresciuto, lo manda, chiuso in una scatola di legno, a Persefone. La dea dell’oltretomba però resta incantata dal piccolo Adone e decide di tenerlo per sé.
Nasce l’ennesima disputa tra divinità, che solo Zeus può dirimere: il re degli dei decide che il bambino trascorrerà un terzo dell’anno con Afrodite, un terzo con Persefone e il resto con chi più gli aggrada.
Passano gli anni, Adone è ormai un bel giovanotto che, quando se ne sta nel mondo dei vivi, si diverte ad andare a caccia e a giacere con Afrodite. Quell’amore così passionale scatena però la cieca gelosia di Ares, figlio di Zeus ed Era,amante di lunga data della dea, che quasi impazzisce dal dolore quando il giovane Adone muore, ucciso dallo stesso Ares sotto le mentite spoglie di un cinghiale (o forse era qualche altra divinità in collera con la dea).
E guardate come, lo stesso nome Ares, che corrisponde al dio romano della guerra, Marte, sia la radice( "ares-") della parola sarda "aresti", che significa ribelle, indomabile, selvatico, lo stesso spirito dell'Ares guerriero, e del cinghiale, che in questo contesto rappresenta.
Afrodite corre a soccorrerlo, si graffia e sparge alcune gocce di sangue, intrise della sua passione, che faranno crescere le prime rose rosse.
Dal sangue di Adone invece nascono i bellissimi anemoni, i fiori del vento, dalla vita breve, fragili e delicati come l'amore.
Quindi abbiamo, un paese, Gadoni, e un nuraghe Adoni, entrambi dominanti la gola selvaggia, simile a quella fenicia del fiume Adoni, con nome uguale ad Adobe.
Un Ares, con le sembianze di un selvatico cinghiale, che ha la stessa radice di "Aresti", "selvatico", in sardo.
Del cinghiale ho già parlato in altre occasioni.
(- https://maldalchimia.blogspot.com/2024/02/cinghiale-di-villanova-strisaili.html?m=0
- https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/il-grembo-alchemico-delle-maschere.html?m=0)
"Cinghiale come animale sacro ai guerrieri in particolare e al Dio dell'abbondanza e della fertilità Dagda, che aveva un paio di maiali magici, che si rigeneravano ogni volta che venivano uccisi.
Cinghiale dalle setole d'oro, o "maiale della battaglia, caro anche alla dea celtica Freya, che è associato alla categoria dei Vani, le divinità della fecondità .
Alla dea erano sacri anche i maiali, e uno di questi era Syr(scrofa)
Ma sappiamo che" sirboni "in sardo, significa cinghiale, quindi hanno la radice in comune : Syr/ sirboni
Il cinghiale/ maiale, era associato anche alla Dea Demetra, dea della vegetazione, e alla dea della Caccia Artemide, alle quali spesso era affiancata la Dea Afrodite.
Nel Carnevale Sardo, il cinghiale è rappresentato dai Sos Murronarzos di Olzai"
È poi abbiamo un "frori", "fiore" in sardo, la cui parola è compresa nel nome Afrodite, e che rappresenta i fiori nati dalle ferite di Adone e l'essenza di fiori impastati nei dolcetti afrodisiaci.
"Affroddiai", in sardo, è una parola che significa mescolare, mettere insieme più cose, magari, in origine poteva essere riferito al mescolare l'impasto dei dolcetti afrodisiaci ( fro- ri, si trova anche in questa parola), o al dire cose senza senso, le stupidinerie, magari come quelle che dicevano tra loro le Vestali del Dio Adone quando preparavano su Nenniri e i dolcetti afrodisiaci.
Quindi è anche lecito pensare che la radice "frori" sia la radice lessicale dalla quale poi si sono snodati i vari significati.
"Frori/Affrori/Afrodite/afrodisiaco, o anche affroddius", o anche "affranto".
"Affrori" è un modo di dire sardo, che fa da contrappunto all'armonia e alla bellezza di un fiore.
Si dice di una persona /cosa/situazione, un po sgangherata, all'opposto di ciò che può essere un fiore.
Come sempre, dietro le parole sarde, c'è tutto un mondo, un concetto che si esplica con numerose sfumature.
Quindi, non solo "nenniri", ma molto altro, come sempre.
Come sempre, intuizioni, sentori, ma radici evidenti che profumano ancora "commenti is frorisi "("come i fiori", in sardo ), a distanza di secoli e secoli.
Foto del Nuraghe Piscu di Suelli, di Sergio Melis, evidente lavorazione a spiga.
-villaggio Nuragico e Nuraghe Adoni
"Su Campanili" di Gadoni
Tiziana Fenu
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