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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

martedì, dicembre 31, 2024

💜31 dicembre. Dodicesima notte celtica. Capodanno

 Dodicesima notte 

Capodanno. 

31 Dicembre Sacra a tutti gli Dèi e le Dee, nonché l'Æsir e Dsir 

“Freyr ha preso il regno dopo Njörd, 

ed è stato chiamato Drot dagli svedesi. Era, come suo padre, la fortuna di amici e delle buone stagioni. 

Freyr ricevette un grande tempio a Upsala, ne fece la sua sede principale, e lì gli si pagavano i tributi, la sua terra, e le merci. 

La ricchezza e la prosperità di questa città gli fu attribuita per anni, ed Egli divenne una delle divinità maggiormente pregate. 

Freyr anche conosciuto come Yngve, nome d'onore i cui suoi discendenti vennero chiamati Ynglinger. 

Freyr cadde in malattia; e come la sua malattia prese il sopravvento, i suoi uomini lasciarono pochi avvicinarsi. 

Nel frattempo sollevarono un grande tumulo, su cui disposero una porta con tre fori. 

Quando Freyr morì lo portavano di nascosto nel tumulo, ma dissero agli svedesi che era ancora vivo; e continuavano a vegliare su di lui per tre anni. 

Portarono tutti i tributi nel tumulo, e attraverso un foro misero oro, attraverso l'altro l'argento, e attraverso il terzo il denaro di rame che veniva pagato. 

Pace e buone stagioni continuato.” - Yingling Saga, Heimskringla.


Questa notte termina i tradizionali dodici giorni di Yule. 

È la notte della più grande festa in tutto il mondo, che coinvolge anche le persone che non praticano alcuna spiritualità. 

Tuttavia, in questo giorno, di solito si compiva una qualche forma sacrificio di carne di maiale; i maiali erano una fonte comune di carne d'inverno, ed erano sacrificati in questo momento fin dall'antichità, anche il cinghiale è compreso in questi sacrifici, poiché è un animale sacro a Freyr. 

Mele d'oro sono un altro simbolo di questa festa e rappresentano la gioventù e la vitalità del nuovo anno, legate anche alla dea Iðunn. 

Alcuni studiosi hanno affermato che la presenza delle mele in un contesto mitologico dovrebbe avere origini straniere, poiché, nei testi più antichi che lo riportano, le mele non sono nominate. 

Inoltre, le coltivazioni di mele non furono note in Scandinavia almeno sino al tardo Medioevo. 

C'è tuttavia, chi fa notare che il termine con cui vengono chiamate le mele (epli) si può riferire in senso generico a qualsiasi tipo di frutto tondeggiante, non necessariamente alle mele. 

Una veglia si tiene dal tramonto fino all'alba, in modo che tutti i parenti possono riconoscere il passaggio della Caccia Selvaggia e onorare il Sole sorgente del nuovo anno. 

Il capodanno è una festa che include un Sumbel, racconti, canzone, ecc. 

Anche giuramenti e promesse sono in uso in questa notte, di solito fatte sul cinghiale di Freyr o sul martello di Thor, simboli particolarmente sacri. 

Le parole durante il Sumbel hanno un grande peso e potenza. 

E 'un momento di benedizione, per fare un bilancio e porre un obbiettivo per il futuro.

Tracce delle antiche celebrazioni di Capodanno arrivano fino a noi attraverso l' Hogmanay la festa di Capodanno in Scozia, derivata da antiche origini celtiche e norvegesi. Nessuna fonte chiarifica l’origine del suo nome, il termine non è attestato prima XIV° secolo. 

I primi riferimenti all’Hogmanay del 1600, la riportavano anche come Hagman, e Hagmonay, ma ci sono più di dieci diversi modi di scriverlo e molti di loro sono in francese e non in gaelico o germanico. 

Alcuni Studiosi ritengono Hogmanay è un residuo delle celebrazioni del Solstizio invernale norvegese, e di celebrazioni solari. 

Tuttavia, i cristiani ne cambiarono i connotati facendola diventare una reminiscenza del Natale. 

Alcune tradizioni dell’Hogmanay, sono state dimenticate ma altre restano in voga, o si mischiano con le consuetudini natalizie. 

Come a Samhain, a Yule si andava di porta in porta cantando e gridando, chiedono in cambio regali. 

Portare in dono o condividere i cibi fatti in casa, con la famiglia, amici e vicini di casa, era l’abitudine. 

I bambini andavano di porta in porta chiedendo dolci di avena e pane: 

“Alzati, comare, 

e agitata le piume, 

Non ignoraci, 

pensando che noi siamo mendicanti; Perché noi siamo Bambini 

usciti a giocare, 

Alzati, 

l’Hogmanay è nostro!” 

“Il Re della Luce, 

padre di età compresa tra il Tempo, 

Ha portato questo giorno che è il primo, Per il passare dei mesi lento, 

quando tutti gli occhi riposavano 

in una veste sobria allegria, 

E ogni mano è pronta a presentare Alcuni servizi in un vero complimento.”


Una delle tradizioni più antiche che sono rimaste ancora presenti in alcune culture, per esempio, a Capodanno bisogna pulire la casa fino a quando non è immacolata, assicurarsi di completare qualsiasi attività che si deve fare in quel giorno, e lasciare fuori le rappresentazioni di ciò che si desidera attirare nel nuovo anno - monete per la prosperità, il cibo per la sussistenza, bambole per essere circondato da familiari e amici nel nuovo anno, così come simboli di salute, di protezione e amore. 

Prima della mezzanotte quando la soglia magica si fa meno fitta e si aprono tutte le porte e le finestre della casa, si spalancano per accogliere il nuovo anno, e naturalmente si brinda. Tutti sono invitati a questa festa, sconosciuti per la strada, amici di famiglia, conoscenti - nessuno è mai allontanato o lasciato solo. 

Questo è l'intento principale di Hogmanay, essere circondati da persone a voi care e fare qualcosa di felice e gioioso con loro. 

L'idea era che se si desiderava lo stesso per l'anno futuro, era bene propiziarlo cosi, mostrando al nuovo anno cosa si voleva. 

Si pensava che portasse estrema sfortuna avere un cadavere in casa il giorno di Capodanno, e i funerali erano da celebrare prima del nuovo anno. 

Una delle più antiche tradizioni era l'accensione del falò. 

Dopo la mezzanotte in tutte le parti separate di un villaggio si accendevano fuochi, e una persona con una fiaccola creava un falò centrale che era poi il luogo tradizionale per la grande festa di musica, ballo e allegria, che riportava il sole a brillare. 

I falò sono rappresentativi del Sole, gli spiriti nel buio quindi trovavano la loro strada verso il mondo dei vivi. 

Più brillante e più grande era il fuoco, maggiore era la fortuna nel nuovo anno. Questa notte, delle Dodici Notti, era ritenuta talvolta la più importante, il falò doveva continuare a bruciare per mostrare al Sole cosa fare. 

Se il falò si fosse spento prima del sorgere del Sole, allora il Sole avrebbe potuto non sorgere affatto, portando tenebrare e sventura. 

Dopo la mezzanotte del giorno di Capodanno è possibile effettuare semplici arti divinatorie. 

Anticamente si traeva auspicio dalla prima persona che mette piede in casa nelle prime ore del nuovo anno. 

Questa, a seconda delle sue caratteristiche fisiche, determina la fortuna e gli avvenimenti del prossimo anno. 

Per quanto può sembrare assurdo e offensivo, questa usanza era partitamente celebrata in Scozia. Sommariamente i responsi potevano essere: un uomo era preferito ad una donna come auspicio di buona fortuna, un uomo dai capelli e dagli occhi scuri portava maggior buona sorte rispetto a un uomo di capelli chiari e gli occhi azzurri o verdi. 

Quelli dai capelli rossi sono considerati portatori di sfortuna, se erano i primi ad entrare mentre per alti erano quelli con i capelli chiari. 

Per il primo passo in casa, un bell'uomo scuro, accanto ad una donna fiera è la scelta migliore, secondo l'usanza. 

Molte persone chiamavano di proposito una persona dai capelli scuri, per attraversare la soglia per prima, ma questo sembrava un po’ come “barare”. Oggigiorno è possibile conservare questa tradizione attraverso semplici giochi divinatori, che possono coinvolgere anche amici e parenti. 


Rituale di veggenza 

È un rituale antico, fatto dalle ragazze in età da marito, per veder il volto del futuro sposo. 

Deve essere compiuto tra il 22 Dicembre e la mezzanotte di San Silvestro, prima del nuovo anno. 

In un bacile di rame, riempito di acqua fino a metà e posto su un tavolo, si sistemano abbastanza lontano due candele viola, in modo che non si riflettano nel bacile e un incensiere con incenso in grani, misto a un pugnetto di petali di rosa. Si accende l'incenso e poi le candele e si fissa lo sguardo al centro del bacile tenendo le mani sui due lati. Liberando le mante e poi si soffia lentamente sull’acqua dicendo: 

“Voglio che sia aperto 

il mio occhio interiore, 

emerga la visione 

e scompaia il grigiore. 

Che io veda la verità 

in ogni immagine che verrà!” 

Si ripete la formula lentamente, ritmicamente alternandola ai soffi sull’acqua, per un numero imprecisato di volte ma in teoria fino al manifestarsi delle immagini. 


Scarpette della Sposa 

È un altro rituale per donne sole, che vogliono sapere se incontreranno presto il nuovo fidanzato e lo sposeranno prima del prossimo Capodanno. 

A mezzanotte ci si mette davanti alla porta di casa e si buttano in aria le proprie scarpe: 

Se cadono entrambe con la punta verso la donna, non ci si sposerà. 

Se cadono, una con la punta verso l'interno e una verso l'esterno la 

donna troverà un fidanzato ma non si sposerà subito. 

Se cadranno con le punte verso l'esterno verso la porta, presto ci sarà un matrimonio. 


Rituale di prosperità 

Sappiamo che nella notte di San Silvestro, durante la cena dell’ultimo dell’anno, è considerato di buon auspicio mangiare le lenticchie insieme al cotechino o allo zampone, come augurio di fortuna e prosperità per l’anno nuovo. 

Questa tradizione ha origine dall’antica usanza romana di regalare una “scarsella”, ovvero una borsa di cuoio, legata alla cintura e contenente lenticchie, con l’augurio che si trasformassero in monete sonanti. 

Il nome lenticchia, infatti, deriva dalla particolare forma a lente di questi legumi, che ricorda quella di una moneta. 

Se non bastano le lenticchie come auspicio di buona fortuna si può fare questo rito. Si prepara l'altare con sopra un quadro di lamè dorato. 

Al centro si ponte un oggetto d'oro e vicino un simbolo religioso a scelta: l'oggetto d'oro indica ricchezza e il simbolo religioso il bisogno di soldi, ma i non con ingordigia o come fine ultimo della vostra vita. 

A lato dei due oggetti si mettono due candele dorate. Sotto gli oggetti si pone una scatola di cartone con coperchio A destra l'incensiere con incenso mescolato a metà di cedro del Libano e semi di anice. 

A San Silvestro tra le 21 e mezzanotte si fumiga l'ambiente e accendono le candele, si batte sul coperchio della scatola con l'indice della mano destra, dicendo sette volte: 

“Vieni a me prosperità d'oro 

la scatola si riempirà!” 

Si immagina la scatola ricolma di monete d'oro poi tre volte si dice: 

“Grazie per il benessere che avrò 

con chi ha bisogno dividerò!” 

Ricordatevi di fare opere di bene e carità se la fortuna dovesse baciarvi. 

In questo giorno ci ricordiamo l'idea della Sapienza. 

Imparare dalle vostre esperienze. Crescere nella comprensione del mondo e del cuore umano.


Tratto da "Le Dodici Notti. Tradizioni Nordiche ed Europee del Solstizio d’Inverno"  di Skayler • Nattfödd Ulver

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31 dicembre. Dodicesima notte celtica





lunedì, dicembre 30, 2024

💜Undicesima notte celtica. 30 dicembre

 Valchirie, Amazzoni, idromele, miele, sebadas

Abbiamo la nostra prima Amazzone sarda, nella Venere di Macomer, con il seno destro mancante( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/la-venere-di-macomer.html?m=0) 

Una simbologia mamellare che è rimasta, nella tradizione, nella preparazione delle nostre tipiche sebadas sarde, con il miele sopra, da cui, fermentato, si estrae l'idromele 

Abbiamo anche dei betili unimamellari( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/12/betilo-unimamellare-santu-antinu.html?m=0) 

Una simbologia archetipale di un Femminino completo, che si occupa anche dell'aspetto più marcatamente maschile della società, come la preparazione e la partecipazione alla guerra, pur continuando nel loro compito, anche spirituale, di traghettatrici, nella dimensione spirituale, e iniziatrici, con una bevanda Sacra agli Dei, dei sacri guerrieri, attingendo anche dall'acqua Sacra del pozzo Uror. 

Guardacaso, stamane, si è manifestata la runa Uruz, nome molto simile a Uror, che riguarda proprio le Iniziazioni. 

I grandiosi sincronismi dell'Universo 💖

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Undicesima Notte. 


30 Dicembre Sacra a Dee e Valchirie “Esse si chiamano Valkyrjur e Óðinn le invia a ogni battaglia. 

Esse scelgono coloro che dovranno morire e assegnano [a chi spetti] la vittoria. 

Guðr, Rota e la più giovane delle Nornir, chiamata Skuld, accorrono sempre per scegliere i caduti e decidere le battaglie.” 

- Gylfaginning, St. 36 


[...] Snorri Sturluson dà una descrizione che è molto influente nella nostra visione delle Valchirie, come entità del Valhǫll, che supervisionano la battaglia. Cavalcano accanto ai guerrieri, scegliendo chi vincerà e chi morirà, quindi il loro titolo è “Valchiria”, da val - i “prescelti” o “uccisi”, e kjosa - “scegliere”. 

Sono le “Choosers of the Chosen” (Slain), le “fanciulle di Odino”, e portano le anime morte nel paradiso dei guerrieri, Valhǫll - “Sala degli Eletti (Slain)” dopo la battaglia. 

Nel Valhǫll, i guerrieri ricevono l'idromele dalle valchirie, l'idromele munto dalla capra Heiðrún che sta sul tetto del Valhǫll, mangiando dal grande albero Læradr. 

Il modo in cui l'albero è descritto da Snorri, rende presumibile che si tratti dell'Albero del Mondo stesso. 

Così l'idromele che le Valchirie danno da bere, viene attinto direttamente da Yggdrasil, lo stesso albero bagnato ogni mattina dalle Norne. 

L'acqua viene dal pozzo di Urðr che fa venire a galla ‘chiunque brilli’. 

Inoltre, il nome della capra significa “runa brillante” e runa sappiamo può significare anche “segreto”

Sembra logico che i segreti contengano la conoscenza nascosta del destino, dal momento che sono stati inizialmente inscritti dalle Norne del destino. 

Sia Ström che Näsström consideravano le Norne, le valchirie e altre Dísir come creature più o meno identiche l'una con l'altra. 

Tuttavia, mentre le Norne assegnano il destino in generale, le Valchirie sembrano più specializzate nel destino delle battaglie. 

Snorri contò i loro nomi e tra esse anche la più giovane Norna, Skuld. Nell'Hyndlulióð, la capra Heiðrún viene paragonata a Freya, un confronto tutt’altro che irrilevante. 

Il paragone è presentato sotto le spoglie di un insulto che si riferisce alla promiscuità di Freya, ma se consideriamo ciò che Heiðrún rappresenta in realtà, ci rendiamo conto che “l'insulto” fornisce informazioni su Freya, e va ben oltre il giudizio morale sulle trasgressioni sessuali della Dea. La Dea è paragonata alla capra il cui nome significa “conoscenza nascosta - intelligente” dalle cui mammelle scorre il sacro idromele delle Valchirie. 

Questo idromele ha il suo inizio nel pozzo di Urðr, le cui acque trasformeranno chiunque vi si immerge in qualcosa di nuovo, splendente e trasparente, bianco, le cui acque manterranno l'albero del mondo stesso in vita, lontano dalla putrefazione e dalla decomposizione. 

Heiðrún è la trasmettitrice di quell'idromele. 

In oltre, Näsström sostine che Freya potrebbe essere chiamata anche “la Grande Valkyria”, e in effetti Snorri la descrive in battaglia. 

Fólkvangr er inn níundi, | Fólkvangr è la nona, 

en þar Freya ræðr | là dove ordina Freya sessa kostom i sal; | i seggi al banchetto. 

halfan val | Lei metà dei caduti

hon kýss hverjan dag | sceglie ogni giorno, 

en hálfan Óðinn á. |​e metà prende Óðinn. - Grímnismál, St. 14 


Freya è descritta come colei che sceglie le anime morte, e viene detto che “Sceglie gli uccisi (Eletti) ogni giorno, tenendone metà per sé stessa e lascandone metà a Óðinn”. 

Le parole esatte utilizzate sono “val hon kyss” e sono le stesse parole che compongono la parola Valkyria. 

Ciò senza dubbio proclama Freya tra le Dee annoverate in questo giorno insieme alla Valchirie, cosi come le Norne. 

Molte sono le Valchirie note dal ruolo rilevante nei poemi Nordici, spesso associate agli eroi, svolgono funzioni importanti oltre ad essere “traghettartici di anime”. 

Una delle loro funzioni era quella di preparare i guerrieri alla battaglia, insegnando loro le arti del combattimento o curandoli in caso di necessità, diventando dei veri e propri mentori. 

Un esempio è la Valchiria Sigrdrifa, protagonista del poema Sigdrifumal, la quale addestra un guerriero sia ad usare le armi, che a comportarsi con onore, anche se in tal caso, non sboccerà l’amore tra lei ed il suo allievo. 

La più famosa storia d’amore invece, che vede coinvolta una Valchiria è raccontata nella Volsung Saga e ha come protagonisti ha Brunilde (Brynhild) e Sigfrido (Sigurd) un eroe morale. 

In questo giorno ci ricordiamo della virtù dell'Autosufficienza. 

Ciò ci porta direttamente alla virtù della fiducia in sé, che è importante sia in termini pratici che tradizionali

L'autosufficienza implica anche assumersi la responsabilità delle proprie azioni e scelte e non essere sempre alla ricerca di qualcuno o qualcosa da incolpare. 

Con queste responsabilità arriva il vantaggio della libertà, dell'essere il padrone di te stesso e perseguire i tuoi soli obiettivi e desideri. Oggi ci sarà tenere a mente il mese di Fogmoon (novembre) e la Festa di Ullr. 

Onoriamo i nostri Dèi e le Dee della caccia. 

Li ringraziamo per la stagione della caccia e il successo di questa attraverso una celebrazione, dove si benedice la caccia e coloro che cacciano per sostenere la famiglia. Ovviamente oggigiorno non è più necessario cacciare per potersi nutrire, tuttavia, attraverso questa celebrazione rendiamo grazie agli antenati cacciatori, il cui lavoro ci ha permesso di vivere. 

Si può quindi riservate un posto in più a tavola e lasciarlo vuoto in modo che ogni antenato che voglia può unirsi per la festa. 

Questo è un grande momento per raccontare storie tramandate attraverso la famiglia. In questo momento si celebra anche il lavoro dell’artigianato.


Tratto da "Le Dodici Notti. Tradizioni Nordiche ed Europee del Solstizio d’Inverno"  di Skayler • Nattfödd Ulver

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Undicesima notte celtica 30 dicembre



💙30/12/2024 Novilunio Nero in Capricorno

 1/12/2024 luna nuova in Sagittario

30/12/2024 luna Nuova in Capricorno 

Ho già approfondito entrambi i noviluni, nei miei scritti. 

La seconda luna nuova in un mese, è detta Luna Nera, dal profondo significato trasmutativo, perché va a lavorare sui nostri nervi scoperti, sulle nostre fragilità, e su quelli che sono i retaggi generazionali. 

Stirpe genetica a cui dobbiamo molto, le nostre radici, ma a cui dobbiamo prestare attenzione solo come trampolino di lancio verso nuove occasioni, per "lasciarci accadere" a prescindere, o enfatizzando, ciò che è arrivato come Dono in eredità genetica 

Un ultimo mese dell'anno che si apre con un  novilunio in Archetipo Lamed, il dodicesimo, di "misura" delle nostre capacità, e con Arcano Maggiore 

XII dell'Appeso

A livello sociale e antropologico, il dodici era l'ingresso, la prova iniziatica attraverso la quale si entrava attivamente nella comunità "adulta", con impegno e responsabilità. 

Archetipo e Arcano 12 per il primo Novilunio del primo dicembre e Archetipo e Arcano 14, la Nun di trasformazione e la Temperanza di equilibrio, per questa Novilunio  Nero di oggi. 

12 e 14

Al centro, tra i due, tra le due energie, il 13, il  Sacro  Archetipo Ebraico Mem, le Acque Madri, Cosmiche, della nascita e rinascita, e l'Arcano Maggiore XIII della Morte. 

Sono morta e rinata a tante cose, in questo ultimo mese. 

Un fare il punto. 

Il reset. 

Il giro di boa, passando per i miei abissi. 

Solo oggi, ho notato il doppio novilunio, ed ecco perché  questa Luna Nera, la sento particolarmente importante, come energia preparatoria a questo anno 9, che è ricco di simbologia. 

Anche la dimensione onirica è stata più attiva del solito, e per molti aspetti, rivelatrice. 

Ciò che si doveva pacificare, ha trovato il giusto contesto. 

È stato.

Si ringrazia, si impara, e si va avanti. 

È tempo di ali colorate. 

Di profumi, gioia e bellezza. 

È tempo di Noi

Buona Luna Nera, in cui risplendere, di riflesso, con la nostra Bellezza. 

Con infinita gratitudine sempre 


La Runa che si è manifestata, tra le mie, in ametista, è la Runa Uruz, la runa della forza, della trasformazione, del coraggio, dell'audacia, della vitalità, della fedeltà a noi stessi, dell'energia primordiale, intesa come Eros creativo, e guardacaso, ma mai per caso( l'Universo è sempre ricco di Doni sincronici), la simbologia di questa Runa ricorda i riti di passaggio dall'infanzia all'etá adulta, tradizione delle popolazioni nordiche.


Tiziana Fenu 

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30/12 /2024 Novilunio Luna nera





domenica, dicembre 29, 2024

💜Decima notte celtica. 29 dicembre

 Molto interessante, come il Sole fosse in realtà una Dea molto importante e antica tra gli scandinavi pagani, una splendida Dea della lucentezza degli elfi, che rinasce dall'oscurità della pancia del Lupo Fenrir

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Decima Notte. 

29 Dicembre Sacra a Sunna e agli antenati 

“Salve al giorno, 

benedici, 

i figli della giornata. 

Salve alla notte, 

benedici, 

le figlie della notte. 

Guarda a noi con occhi buoni, 

e concedici il coraggio. 

Salve agli Dèi. 

Salve alle dee. 

Salve alla terra verde che dà a tutti noi. Mostraci un buon discorso 

e la saggezza, 

Donaci mani di guarigione e gioia, 

in questa vita. 

Salve.” 

- Edda Poetica- Lay di Sigdrifa 

Oggi ricordiamo che Sunna diventa più forte ogni giorno che passa, da oggi fino a mezza estate. 

Inizia così il ciclo dell'anno successivo. Gioiamo del ritorno di Sunna e del suo calore, della crescita e della luce. 

Molte persone, con gli amici e la famiglia, rimangono svegli tutta la notte in modo che possano dire addio alla ‘vecchia’ Sunna e salutare il nuovo giorno del nuovo anno, assicurandosi attraverso le benedizioni, che gli Dèi veglino su di noi per un altro anno

Eina dottvr | Una figlia

berr Alfra / ðvll | genera 

Álfrǫðull, aþr hana Fenrir fari| prima che Fenrir la divori 

sv scal riða, | Lei (il Nuovo Sole)cavalcherà 

era er regin deyia, | quando morranno i potenti 

modvr bra / tir mer.| i sentieri della madre, la fanciulla. 

- Vafþrúðnismál st.47, 

È naturale presumere che il Sole fosse una caratteristica importante nel mondo nordico e come presenza in questo gironi di celebrazione, ma a parte le nozioni moderne, in realtà non è un elemento molto approfondito della religione pagana norrena. 

Ciò che sappiamo si basa su ciò che è arrivato fino a noi, per lo più attraverso vecchi testi, il folklore e reperti archeologici, da cui è possibile dedurre quanto fosse centrale il ruolo del sole nel mondo del Nord. 

Il giorno del Solstizio d'Inverno è il giorno più corto dell'anno, e in Norvegia, come in altri paesi del lontano nord, è particolarmente breve, tanto che la sua durata è di qualche ora al massimo. Nelle regioni settentrionali della Norvegia, il giorno del Solstizio d'Inverno non è quasi giorno, ma piuttosto un breve barlume bluastro al mezzogiorno. Per gli antichi, l’interpretazione era che come se il lupo delle tenebre stesse recuperando su Sunna, o che lei avesse effettivamente ceduto, facendo risplendere solo una tetra luce dal regno di Hel - o dal ventre del lupo. 

Quando il poema citato sopra si riferisce a quando “la dea del Sole inizierà a cavalcare gli antichi sentieri di sua madre - quando gli Dèi morranno”, non è solo un riferimento al Ragnarok, ma è un riferimento ad un'epoca in cui gli Dèi sono indeboliti, morenti, in attesa del dono di una nuova vita che è data solo dalla Fanciulla risorta, come descritto nel poema skaldico Haustlöng: 

“gli Dèi cominciano ad invecchiare 

e moriranno 

mentre la loro amata (“Asa leika” - The (one) 

Amante di (tutti) gli Dèi), 

dea Fanciulla, 

risiede negli Inferi.” 

Ciò può significare più cose contemporaneamente, ma sicuramente è un riferimento all'inverno, e al fatto che gli Dèi dipendono da ciò che concederà la loro amante, la dea delle risurrezioni, al fine di farli rivivere e mantenere la loro immortalità intatta, così come la loro giovinezza e la loro forza. 

Questo sembra oltremodo espresso proprio durante il periodo del Solstizio d’Inverno dove questa promessa pare rinnovarsi. 

Il ritorno della dea del Sole dà vita e anche rinascita, è espressione del suo nuovo sé, così essenziale per il ritorno della vita, della luce e del nutrimento. Durante l’inverno nel mondo nordico doveva sembrare che il tempo si fermasse, e dopo il Solstizio, giorno dopo giorno, i giorni si allungavano, mostrando che il Sole stava rinascendo vittorioso. 

Ci sono alcuni miti e testi frammentati sulla dea del sole che mostrano come era essenziale per l'ordine del cosmo, per il tempo e per la creazione della vita sulla Terra: 

Veniva dai regni del sud, 

gettando la sua mano destra 

intorno ai “cavalli del cielo” (i pianeti?), rivendicando la proprietà 

delle sue “sale” (i pianeti?) 

e illuminando con i suoi raggi, 

le rocce della “sala” chiamata Terra, dove comincia a spuntare 

crescita verde. 

Mentre quel mito è una storia di creazione cosmica (una genesi), possiamo anche immaginare che sia stato usato come immagine, del modo in cui i raggi della grande dea della luce generano la nuova crescita, ogni anno dopo l'oscurità dell'inverno. 

La deglutizione del Sole da parte di un lupo Fenrir, una creatura di Hel e degli Inferi, che rappresenta la morte e temi correlati come desiderio, forza vitale, istinti di sopravvivenza, fame e avidità può sembrare un riferimento al Ragnarok, ma potrebbe anche, o in origine, essere stata l'immagine di come il Sole veniva inghiottito dall'oscurità durante l'inverno. 

Al contrario del Natale cristiano, che è tutto incentrato sulla nascita di un “figlio” divino, un tema noto per essere stato preceduto da molte religioni più antiche e che spesso hanno a che fare con il Solstizio d'Inverno, possiamo riconoscere come plausibile, anche la celebrazione della nascita di una “figlia” come un tema antico in Scandinavia, dove il Sole è una madre che dà la nascita. 

In effetti, come mostrato nella strofa dell’Edda sopra, c'è un riferimento su come la dea del Sole abbia una figlia che continuerà a cavalcare nelle stesse strade di sua madre, dopo che sarà ingoiata da un lupo. 

È un tema del tempo ciclico, come la fine dia un ciclo temporale e quindi la fine di un “sole”, che lascia il posto a un nuovo ciclo e a un nuovo “sole”. 

Quindi il tema non riguarda solo il Ragnarok, ma il modo in cui il Sole rinasce da sé stessa, quando inizia un nuovo ciclo. 

Un ciclo che potrebbe essere semplicemente un anno. 

Tuttavia, se questo sia stato parte delle celebrazioni scandinave, è solo una supposizione, resta importante e curioso da integrare come eventualità in una pratica moderna, come la consuetudine delle Dodici Notti. 

Si pensa spesso che la dea del Sole abbia perso importanza nel culto religioso nordico con il susseguirsi del tempo, tuttavia, molte delle sue caratteristiche essenziali sono sopravvissute in molte dee; come negli occhi dorati di Freya enella sua collana, forgiata dalla fucina dei Nani dalle quattro direzioni. 

Potremmo anche vedere un ricordo della dea del Sole nell'attributo principale di Síf e i suoi capelli d'oro; potremmo vedere il Sole nelle braccia brillanti della moglie di Gerfi, braccia così luminose da illuminare le terre e gli oceani. 

Non meno importante, il modo in cui le valchirie vengono descritte, ovvero come “brillanti, meridionali, di colore rosso dorato, che emanano raggi, brillano, illuminano e il modo in cui i loro raggi di calore creano la rugiada di miele che cade nelle valli e come loro, proprio come Gerð, ‘illumina l'aria e l'oceano’ mentre cavalcano.” 

Sappiamo che anche di altre dee delle associazioni solari sono minacciate esattamente come Gerð dagli inferi - sia Síf che Freya rischiano di diventare le spose di rinomate forze oscure del mondo nordico. 

La dea Iðunn viene infatti, rapita da Þjazi, il gigante trasformato in aquila che rappresenta la Morte del regno invernale di Trymheimr, dove Skaði - figlia di Þjazi, la dea dello sci, caccia con i lupi della morte, scoccando le sue frecce mortali. 

L'aquila che rapisce Iðunn viene spesso chiamata anche “lupo” nel poema Haustlöng, in modo che il tema del lupo mangia-sole possa essere presente. Il rapimento della dea luminosa, del sud, della luce e della vita, dorata (e quindi solare), e il disperato bisogno di riportarla al suo posto tra gli Dèi, è un tema ricorrente nella mitologia norrena. Iðunn in oltre, è legata al tema della giovinezza degli Dèi, ancor più di qualsiasi altra dea “solare”. 

Lei possiede l’albero dai frutti prodigiosi (pomi) che mantengono gli Dèi giovani, privi dei frutti di Iðunn, gli Dèi comincerebbero a invecchiare e morire. 

Nel decimo poema skaldico di Haustlöng, in cui viene descritto il rapimento di Iðunn, la dea viene descritta come “l’amante di (tutti) gli Dèi, la Gloriosa Fanciulla che conosce l'età, guarita dagli Aesir”. 

Lei è la Dea che porta la resurrezione eterna e il ringiovanimento agli Dèi, di cui hanno bisogno per rimanere immortali. 

Nel poema Hrafnagaldr Odins (Odin's Raven Spell) si dice anche che sia di tipo elfo (inteso come ’della stirpe degli Alfar’ non propriamente l’immagine di elfo dei boschi fantasy che abbiamo noi) proprio come il Sole, e il suo ruolo è enfatizzato - e come tutte le stelle dell'universo - lei è un seme di quell'universo: il seme di Yggdrasill: "Dvelur í dǫlum | Risiede nelle valli 

dís forvitin | la dísa curiosa Yggdrasils frá | discesa dal frassino 

aski hnigin | Yggdrasill. 

álfa ættar | Di stirpe elfica, 

Iðunni hétu | chiamata 

Iðunn, Ívalds eldri| la più giovane dei figli yngsta barna. |maggiori di Ívaldi. 

- Ljóða Edda > Hrafnagaldur Óðins Oltre ad essere il “seme dell'universo” e “un’essenza” che ritorna (ciclicamente) al punto di origine, è il lignaggio degli elfi (Alfar) che distoglie dall'identità segreta di Iðunn - se non come il Sole stesso - così almeno come una delle Dee che ereditò gli attributi essenziali della vecchia dea del Sole. 

Più in basso nel poema è possibile leggere che gli elfi che rappresentano le anime, potrebbero essere stati importanti durante il tempo che passava fino al Solstizio d'Inverno e durante Yule. (L’Alfabót si presuppone si celebrasse in un tempo che oggi noi concepiamo come l’autunno – probabilmente la prima luna piena dopo il raccolto. 

Un tempo vicino al famoso Samhain celtico). 

Un'associazione alla dea Sami - Sun è appropriata qui, poiché la dea Sami Beaivi Nieida, la “Fanciulla del Sole”, era considerata la fonte di tutte le anime. 

Le anime vennero sulla Terra come raggi dalla Fanciulla del Sole, e furono ricevute dalla Dea della Terra Matahrakka, le cui tre figlie distribuiscono e proteggono quando le anime nuove entrarono nei ventri femminili. 

Che immagine deve essere stata per coloro che vivevano in questa realtà - un Sole i cui raggi erano le anime vivide e brillanti che abitavano i corpi viventi sulla Terra? 

E che tempo di pena deve essere stato per loro, quando il sole non riusciva a splendere durante l'inverno, lasciando vagare senza guida, le anime di coloro che erano già morti (Caccia Selvaggia). Quindi la vecchiaia è di centrale importanza se si parla di Dea del Sole in Scandinavia, e anche se può essere andata persa o forse trasformata, in molte diverse versioni più recenti di giovani Dee, che hanno nomi e caratteristiche individuali ma che condividono anche molti attributi solari, resta sempre esattamente il sole - o forse lo era, nel qual caso avrebbe rappresentato aspetti della Dea del Sole più antica, avendo assunto una vita a parte. 

Un poema dell’Edda suggerisce fortemente che la Dea del Sole potrebbe essere stata molto più importante durante l'era vichinga di quanto comunemente si pensi: il poema Sólarljód - il Cantico del Sole - dove è in effetti il ​​Sole a rappresentare la vita e il cuore umano. 

Il Sole è continuamente chiamato nel poema: Lei è la vera stella del giorno sulla terra, la stella della speranza nel cuore umano, una gloriosa Dea del vecchio, e nella morte, Lei è il Sole della gigantessa (cioè Hel), il Sole di Hel, che brilla oscuramente sotto la Terra. Questo poema diventa anche metafora tra il passaggio dal paganesimo al cristianesimo, infatti, è qui che si congeda accettando la morte, così come la vecchia religione “muore” per la nuova, ma non senza desiderare i vecchi modi, non senza lamentarsi sia della vita, sia della sua antica fede. 

Ho visto il sole 

e mi è sembrato Stessi vedendo 

una gloriosa dea; 

A lei mi sono inchinato 

per l'ultima volta 

in questo mondo del tempo.

 - Solarljód, st.41 

Quindi resta un’ipotesi plausibile che il Sole fosse in realtà una Dea molto importante e antica tra gli scandinavi pagani, una splendida Dea della lucentezza degli elfi, che rinasce dall'oscurità della pancia del Lupo. 

Così può essere rivisitata in questo giorno di celebrazioni, del tempo del Solstizio la sua importanza perduta. Celebrando la sua rinascita, un momento fragile, da incitare e onorare. In questo giorno ci ricordiamo l'idea di Giustizia. 

Equità e correttezza devono essere il vostro segno distintivo.

Tratta gli altri in accordo con ciò che meritano, e dai a ciascuno la possibilità di mostrare il suo lato migliore

Il concetto di Giustizia si manifesta in lealtà e verità. 

La lealtà è la manifestazione visibile dell'onore in azione. Significa essere fedele a te stesso, ai tuoi parenti, ai tuoi amici e ai tuoi Dèi. 

La lealtà include essere aperti, onesti e affidabili, ed essere disposti a rallegrarsi con i tuoi compagni nei bei momenti e difenderli nei momenti difficili. Coloro senza vincoli di onore o lealtà verso qualcuno, hanno perso la loro umanità; loro esistono oltre i confini della società e dimorano già nei regni del caos. Strettamente legato alla lealtà è la virtù della verità. 

La verità qui si riferisce alla personale onestà e al mantenere la parola data. Significa verità essenziale e giustezza, piuttosto che inesorabile verità letterale. Anzi, a volte la verità è meglio servita con sottigliezza e astuzia invece che con ostinazione, in particolare quando si tratta dei tuoi nemici. 

Ai tuoi amici e parenti, però, dovresti aprire il tuo cuore e la tua mente e dire e fare ciò che tu senti davvero. Soprattutto, dovresti presentarti sinceramente nei fatti, sia passati che futuri, non indulgere né vantarti, né esercita modestia esagerata. Oggi teniamo a mente il mese della Caccia (Ottobre) e Winternights (Vetrarblót, Alfarblót). 

Celebra anche la bontà del raccolto ora completato, ma ancora più importante, onora Alfar, Dísir e Huldfolk. Winternights (Vetrarblót, Alfarblót) è il momento della conservazione per far fronte alla stagione fredda che arriva. Questo è il periodo dell'anno in cui gli animali che non potranno essere alimentati durante il prossimo inverno, vengono uccisi e la carne conservata. 

Di solito almeno uno di questi animali è oggetto di sacrificio e la carne viene mangiata durante la festa. 

Libagioni di birra, latte, o idromele sono tradizionalmente versate sulla terra come offerta. 

Le mele possono essere offerte agli Alfar e possono essere offerte a Sleipnir, possente destriero di Odino.


Tratto da "Le Dodici Notti. Tradizioni Nordiche ed Europee del Solstizio d’Inverno"  di Skayler • Nattfödd Ulver

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Immagine 

Sunna scandinava

Decima notte celtica. 29 dicembre



💙30/12/2024 Novilunio in Capricorno

 Domani, Lunedì 30 dicembre, Luna nuova in Capricorno

Siamo sotto l'energia del Sacro Archetipo Ebraico Nun, con funzione "trasformazione," e guidati dall'energia dell'Arcano Maggiore XIV della Temperanza 

Siamo in attesa del passaggio dal 2024, anno 8, al 2025, anno 9

Vediamo gli Archetipi di questo passaggio

Martedì 31 dicembre siamo in luna crescente in Capricorno, sotto l'energia dell'Archetipo Samech, il quindicesimo, con funzione "pressione", guidati dall'Arcano Maggiore XV del Diavolo. 

Invece Mercoledì 1 gennaio, con luna Crescente in Acquario abbiamo l'Archetipo Kaf, con funzione penetrazione e Arcano Maggiore XI della Forza. 

L'anno scorso, per questo passaggio, abbiamo avuto, per domenica 31 dicembre 2023, con luna calante in Vergine , sempre Archetipo Nun, il quattordicesimo, e con Lunedì 1 gennaio 2024, con luna calante in Vergine archetipo Yod, il decimo, con funzione "concentrazione" e Arcano Maggiore X della Ruota della Fortuna 

Molto interessante, perché questo novilunio, che chiude il ciclo delle lunazioni del 2024, ha lo stesso Archetipo Nun e Arcano della Temperanza, dell'ultimo giorno del 2023. 

Una reiterazione che è molto simbolica, perché sicuramente la trasmutazione che è stata necessaria per inaugurare il 2024, che si è aperto con un Archetipo Yod, di concentrazione su se stessi, per non disperdersi nelle tante mistificazioni  che abbiamo visto nel corso di quest'anno, è la trasmutazione di questo Novilunio, che si aggancia energeticamente, poi, in successione, all'Archetipo dell'ultimo giorno dell'anno, archetipo Samech, il quindicesimo, che parla di pressione per far emergere il Divino che è in noi, ma anche di dimensione creativa, di fertilità, di possibilità di scelta, che è un Dono grandissimo, espresso dall'Arcano Maggiore XIV del Diavolo, che non è negativa di per sé, ma che rappresenta, appunto, la possibilità di scelta. 

Il 2025 si inaugura con un Archetipo straordinario, la Kaf, che indica la corona, con funzione "penetrazione".

Quando riesci a peneteare l'essenza delle cose, la conoscenza, arriva a consapevolezza, a Coscienza, e si entra in connessione con la dimensione divina. 

L'Arcano Maggiore XI della Forza, esprime molto bene questa dimensione. 

La Forza sta proprio nel capire l'Essenza delle cose, e in questo momento storico, è molto importante capire l'essenza, senza farsi fuorviare da "esoscheletri" non funzionali alla nostra evoluzione, fuorvianti e scenografici ad hoc. 

Non deve quindi andare sprecata, l'energia, l'imprinting che ci è stato donato dall'Archetipo Yod, di concentrazione, di punto di inizio, di snodo, per il 2024, ma piuttosto, convogliarla per essere più attenti e mirati, con la Kaf, che ha funzione concentrazione, per questo 2025, nel riporre bene le nostre energie, la nostra attenzione. 

Per "penetrare" il vero dall'illusorio. 

Per setacciare al meglio. 

La sinergia data da questo novilunio in Capricorno, sotto il segno del Capricorno, che è un segno di Terra, ma anche di acqua, poiché il Capricorno ha una coda di pesce, trova corrispondenza energetica proprio nell'archetipo che governa domani, la Nun, che rappresenta la trasformazione data dalla sinergia delle due polarità, dato che il simbolo archetipale che lo rappresenta è la Vesica Piscis, il pesce/mandorla mistica. 

Un Archetipo, quindi, molto potente 

Nun, "balena" in arabo. 

Il luogo alchemico in cui Giona, dopo tre giorni nel suo ventre, prese consapevolezza della sua missione.

La Nun è una dimensione alchemica. 

Lasciare che il Divino operi in noi la trasmutazione.

I tre giorni alchemici, archetipali, della trasmutazione, della rinascita dal nostro stesso sepolcro. 

Non a caso, nel corrispondente Arcano Maggiore XIV della Temperanza, è rappresentato un Angelo che travasa l'acqua da una brocca all'altra, simbolo delle due polarità, e sul petto, ha il simbolo alchemico del Fuoco. 

Il nostro Fuoco Sacro, che si attiva quando siamo in dialettica e fluidità con le nostre polarità opposte. 

È una Coscienza solare, che rivela il proprio Fuoco creativo

Un novilunio importantissimo, quindi, che chiude quest'anno con intento, con equilibrio, con anelito verso la propria trasmutazione ed evoluzione, esattamente come il Capricorno, che tende in modo naturale verso le vette, nonostante le sue radici, siano nel Grembo alchemico di Madre Acqua. 

Siamo anche di lunedì, governato dalla Luna.

Che trasmutazione sia, perché il 2025, anno 9, è un anno alchemicamente ricchissimo, di cui parlerò più avanti

Buon novilunio 

Con infinita gratitudine sempre 


Tiziana Fenu 

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30/12/2024 Novilunio in Capricorno






sabato, dicembre 28, 2024

💜Nona notte celtica. 28 dicembre

 Nona Notte. 

28 Dicembre Sacra ad Odino 

“Padre di Tutto, 

leader della Caccia Selvaggia, 

Har, che ha guadagnato 

la saggezza delle rune, 

grazie per condividere 

la tua saggezza con noi 

per aver portato la potenza 

delle rune in Midgard.” 

“Lo so io, fui appeso al tronco 

sferzato dal vento per nove intere notti, ferito di lancia 

e consegnato a Odino, 

Io stesso a me stesso, 

Su quell'albero che nessuno 

sa dove dalle radici s'innalzi. 

Con pane non mi saziarono 

né con corni [mi dissetarono]. 

Guardai in basso, 

feci salire le rune, 

chiamandole lo feci, 

e caddi di là 

Tu sai come incidere? 

Tu sai come interpretare? 

Tu sai come dipingere? 

Tu sai come provare? 

Tu sai come invocare? 

Tu sai come sacrificare? 

Tu sai come mandare? 

Tu sai come immolare? 

Ave Odino! 

Hail the Aesir! 

Hail the Vanir!” 

- Hávamál, Rúnatal, St. 144- 145 

La narrazione mitologica “Runatàl” 


(La saggezza di Odino, letteralmente, Il racconto delle rune di Odino) dell’Edda, offre così una chiara interpretazione dell’antica visione cosmica relativamente al rapporto tra spirito e materia, tra Dio e Tutto. 

Qui si svela il continuo evolversi della trasformazione dell’Ego: Nascere – Essere -; 

Non essere - Rinascere – Essere di nuovo- ed è in questa trasformazione evolutiva infinita che Odino, come Padre di Tutto, dimostra anche all’essere umano, come l’Ego sia indissolubilmente legato allo spirituale e al materiale. 

Come nella Vǫluspá, anche l’Hávamál è un lungo monologo, in cui a parlare è Odino stesso, qui chiamato con l'epiteto di Hár, “alto” o “eccelso”, da cui la traduzione italiana: Discorso dell'Eccelso. 

L'Hávamál è una compilazione di pezzi di diversa origine e provenienza, ‘cuciti’ insieme a formare un lungo monologo che tratta della vita quotidiana, dei rapporti umani, delle relazioni tra i sessi, delle rune e dei canti magici, con alcuni episodi mitologici inseriti nel discorso in qualità di esempio. 

Nei suoi versi più antichi, è datata all'inizio del X secolo e l'Hávamál risulta ad oggi, un testo di riferimento anche moderno, su come va vissuta la vita per un aspirante seguace norreno. 

La sua lettura potrebbe aiutare a creare un proprio codice morale anche in relazione alla Dodici Virtù proposte alla fine di ognuna delle Dodici Notti. 

Il poema risulta interessantissimo anche come documento psicologico, che inquadra il mondo rurale della Scandinavia medievale, fatto di un'esistenza semplice e rude, a tratti cinica, venata di un rozzo eroismo. 

Ne sortisce il ritratto di un popolo piccolo ma vigoroso, tenace e fiero, avvezzo alla lotta contro una natura ostile e alla sopravvivenza in tempi di violenza e di sopraffazione. 

L’Hávamál, ritrae Odino come se fosse l’immagine speculare sia del Tutto che dell’individuo singolo dalle spoglie umane, Odino vive in un corpo umano per morire; sacrifica sé stesso per trasformarsi e poi rinascere. 

Quanto più si sente vicino al momento del suo passaggio – morte - tanto più chiara è in lui la consapevolezza che il segreto della vita è un eterno rinascere e morire, un eterno ritorno, come lo stesso Ciclo dell’Anno. 

Questa consapevolezza gli si rivela completamente solo al momento del crepuscolo, quando riemerge nell’‘Ur, fuori dal quale risorgerà di nuovo. 

Egli sacrifica un occhio nel pozzo di Mimir, come pegno per una maggiore conoscenza. 

Quest’occhio comunque, rimane di sua proprietà, anche se dato in pegno. 

Viene recuperato dopo, durante la sua rinascita, perché è metafora del suo corpo, mentre l’altro occhio, che aveva conservato, è il suo spirito. 

Egli conserva così, sia sé stesso, che il sapere primordiale a cui ha voluto accedere pagando il prezzo più alto, tale saggezza è la somma delle esperienze di migliaia di generazioni, preservata e trasmessa. 

E così Egli, è sé stesso Odino, ed è contemporaneamente il Tutto. 

Diventa Padre di Tutto, perché conosce ogni cosa, da non confondere con Padre di Tutti perché sarebbe una considerazione errata. 

Odino è probabilmente la divinità principale della tradizione nordica, ma non necessariamente la più importante in relazione a una paternità simile a quella del dio cristiano o di altri pantheon. 

Qui infatti, Odino non è il Padre degli Dèi, ma un loro compagno, la cui progenie si limita a Thor (il dio del fulmine e della tempesta), Bragi (il dio della poesia), Heimdallr (il dio guerriero, custode degli Dèi), Tyr (il dio della guerra giusta), Vidar, Vàli e Hermod, più eventuali altre speculazioni (vedi figlie di Freya). 

Il sacrificio di Odino a sé stesso, insegna come ogni persona che appartiene al ciclo della vita, compie trasformazioni attraverso tutti i livelli di percezione a cui può sottoporsi e accedere. 

Ciò che si ottiene dalla trasformazione, è un’evoluzione che non si perde neanche nella morte, permane e si porta con lo spirto quando ci si reincarna. 

Per questo motivo, ogni persona è incoraggiata a compiere il proprio viaggio spirituale, ad acquisire le competenze necessarie per poterlo affrontare, seguendo principi atti ad assumere un ruolo di codice interpretativo a cui è destinato. 

Ciò accadeva anche in antichità, dove ora parlano le scritture, un tempo parlavano veggenti e sapienti, semplificando il linguaggio complesso, attraverso il gesto magico, rafforzandolo con segni, recitandoli in modi specifici, con specifici significati che oggi noi conosciamo come Rune e Galdr. 

Dopo altre strofe introduttive dell’Hávamál, presenta un elenco di incantesimi portati alla luce dallo stesso Odino e le loro interpretazioni mistiche. Quando queste strofe sono verificate con l’introduzione dei segni runici, aprono all’individuo il “mistero delle rune”. 

Esse sono un percorso iniziatico, molto superiore a ciò che per molti anni si è creduto, ovvero esser un mero sistema divinatorio. 

Il loro viaggio, porta a rispondere alle domande poste in principio dall’Eccelso. Il sapere di Odino precede la creazione del mondo, là andò, da là tornò; “Conosco incantesimi che non conosce sposa di sovrano né figlio d'uomo.” - 146. Ljóðatal - Hávamál Lo Ljóðatal, «dissertazione sui canti magici» riguarda la saggezza pratica e ritualistica. 

Odino elenca diciotto tra i più potenti canti magici che conosce, dei quali spiega le potenzialità, pur senza spiegare come metterli in atto. 

Qui sono confluite alcune strofe di diversa provenienza, come la [162] che fa riferimento a Loddfáfnir. 


Questo conosco per diciassettesimo: che mai mi eviterà la giovane fanciulla. Di questi incantesimi potrai tu, Loddfáfnir, fare a lungo a meno; 

tuttavia bene verrà a te se li accogli, beneficio se li accetti, giovamento se li ricevi. 

- 162. Ljóðatal - Hávamál 


La figura di Loddfáfnir si trova nella parte dello Loddfáfnismál, «discorso di Loddfáfnir», è una parte importante dell’Hávamál, poiché  probabilmente è il nucleo originale dell'Hávamál stessa. 

Si tratta di una serie di massime, che Hár (Odino) elargisce ad un giovane, appunto Loddfáfnir. 

All’inizio, questa volta, a parlare non è Odino, ma qualcuno (forse lo stesso Loddfáfnir) che afferma di aver udito l'intero discorso nelle «sale di Hár». 

Le massime, poi sono sempre introdotte da una lunga formula di apertura, questa volta dettata da Hàr e ancora una volta nel contenuto, troviamo consigli di comportamento per l’essere umano. 

«Ti consiglio, Loddfáfnir 

e tu accetta il consiglio» 

Tornando però brevemente allo Ljóðatal, Secondo Guido Von List, uno studioso tedesco, nei diciotto versi dell'Hávamál sono nascoste in ogni strofa le rune, una per strofa, svelando così l'incantesimo raccontato da Odino. Tuttavia, secondo l'analisi effettuata da Freya Aswynn e non solo, prendendo in considerazione le strofe che vanno dalla 146 alla 164 dell'Hávamál, ovvero proprio lo Ljóðatal, scopriamo che in questi versi è possibile intuire che ad ogni strofa non appartiene solo una runa ma più rune associate. L'interpretazione offerta di questi incantesimi, suddivide le rune in gruppi di tre, altro numero che moltiplicato da nove, numero sacro della Tradizione norrena. 

Le rune in questo ambito non vanno mai invertite, (qual ora le usiate anche rovesciate) infatti, le rune dritte rappresentano il regno da cui sono tratte e esercitano il loro potere attivo nell'incantesimo.

Le funzioni runiche restano comunque molto enigmatiche, poiché, raggiungere la consapevolezza della loro azione è l'obiettivo del lavoro di comprensione dello Ljóðatal. 

Con questa strofa dell'Hávamál quindi, comincia l'esposizione dei canti runici, essendo canti magici non sono comunicabili a parole. 

Sono simboli, l'idea del potere che questi canti possiedono. 

In questa Notte, potreste concentravi in particolar modo su di essi, per la loro natura magica, volgendovi allo scoprire i misteri di questi canti, le rune nascoste e la loro applicazione in tali contesti. Tuttavia, tutto l’Hávamál, potrebbe essere uno spunto di riflessione importante per questa giornata. 


In questo giorno ci ricordiamo della virtù dell'Onore. 

L'onore è più di una virtù; è una parte intrinseca dell'essere di una persona e della sua anima. 

È una coscienza interiore, la consapevolezza che tu sei cosa dovresti essere e che le tue azioni si dimostrino vere e giuste. 

L'onore è basato non solo sugli atti nel presente, ma include anche tutto ciò che una persona ha fatto nel passato. L'onore racchiude tutte le altre virtù, e loro, a loro volta, sono necessarie per preservare l'onore dal male. 

Una persona il cui onore viene a mancare, di solito dimostra questo iniziando a “scivolare” in altre aree, come ad esempio diventando vigliacco o avaro. 

L'onore è la base del pensiero logico morale nordico. Ciò si evince anche dalle saghe. 

Ricordiamo così due tipi di popolazioni dai tempi antichi: quelli il cui l'onore era così pulito da “brillare” ancora nella storia e quelli privi di onore, i cui nomi sono stati maledetti ancora mille anni dopo aver vissuto. 

Nel mondo nordico l’Onore è espresso dal Maegen, un concetto che la maggior parte delle persone oggi sembra aver perso. 

Il concetto di maegen si basa sull'idea che esiste un potere personale tangibile che si guadagna con atti d'onore: mantenere ciò che si dice, dare la propria parola e mantenerla. 

Ogni volta che non si mantiene la parola data, si perde l’Onore. 

Se ci si allontana continuamente dagli impegni, senza mai restare fermi nella propria posizione, la Parola viene meno e non si accumula una “scorta” di onore vero. 

Non si è quindi, in una posizione migliore rispetto all'individuo che infrange le sue promesse. 

L’onore ovviamente si perde anche commettendo atti non etici e dannosi contro gli altri, si guadagna invece rifiutando la tentazione di fare questo genere di cose quando te ne viene data la possibilità. 

L’Onore è molto più di un semplice “guadano sociale”. 

Se da un lato mostrarsi in grado di mantenere la parola data è utile per costruire la fiducia nell’altro, il concetto di maegen sottolinea che si tratta di un potere da costruire anche in isolamento, e che non dipende dalle opinioni degli altri. 

L'idea è che ogni volta che si mantiene la parola data, si crea una riserva di potere dietro la nostra parola, e questo le conferisce un maggiore impatto cosmico. 

È più di una semplice reputazione, è una vera forza dell'anima che può essere sentita e utilizzata. 

Dall'onore ne deriva anche la fortuna di un individuo, ed è molto più che un lancio favorevole dei dadi; significa un potere interiore che si estende nel mondo fisico, in modo che tutti gli sforzi siano ripagati. 

La fortuna è la manifestazione esteriore dell'onore; quando dentro sei vero e giusto, tu prosperi in tutto ciò che fai. Nel mondo norreno la Fortuna è contraddistinta dalla parola hamingja che ha molti significati, ma tutti sembrano convogliare appunto, su un certo tipo di fortuna: non il tipo di fortuna che viene fuori dal nulla come detto, o che hai o non hai, ma il tipo di fortuna che può essere creata o guadagnata con le azioni che si fanno, “creando la propria sorte”. 

Oggi ci sarà tenere a mente il mese dello Spargimento (Settembre) e l'Equinozio d'Autunno. 

La festa del raccolto dell'anno.


Le Divinità della fertilità Vanir sono di solito invocate per la loro benedizione dei campi e della vendemmia in corso. Molti onorano Freyr & Freya così come Nerthus & Njord. 

È un buon momento per riflettere sulle fatiche del passato anno e preparare sé stessi per l'arrivo dell'inverno.


Tratto da "Le Dodici Notti. Tradizioni Nordiche ed Europee del Solstizio d’Inverno"  di Skayler • Nattfödd Ulver

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Arcano Maggiore XII dell'Appeso, che, la mitologia scandinava, rappresenta, come abbiamo visto, l’Appeso divino per eccellenza, Odino, padre degli Asi, che annuncia doni profetici sacrificando  se stesso, appendendosi ai rami del frassino cosmico Yggdrasill.

Nona notte celtica. 28 dicembre






venerdì, dicembre 27, 2024

💚Sirena bicauda Spagna

 

Da un post di Jaqueline Engel ( https://www.facebook.com/share/p/W9mxvW44No7kzG74/)
"Sirena Capitale di una colonna a San Romanico,
1130.
Chiesa Padre dei Galliganti, Gerona.
Monastero a Girona, Spagna"
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In questa sirena bicauda sono presenti due elementi speculari, nella diramazione delle due pinne
Simbologia di una Vesica Piscis rappresentata come un labirinto.
Ma anche come un occhio, sedicesimo Sacro Archetipo Ebraico Ayin, la connessione tra i due mondi, terreno e spirituale, rappresentati come due "gemelli", la cui simbologia archetipale, ho approfondito in un mio scritto, di cui riporto un frammento( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/02/sirena-bicauda.html?m=0)
"La simbologia della vulva esposta, simbolo di nutrimento e fertilità, trasversalmente, in tutte le civiltà,  rimane in epoca cristiana e successivamente cattolica, come  Vesica Piscis, simbolo antichissimo, che sarà un elemento simbolico, adottato, che risulta presente in ogni architettura di tipo religioso, a rappresentare sia la Mandorla Mistica/il Sacro pesce , sia la sinergia degli Opposti, all'interno della quale, spessissimo, troviamo rappresentata sia la Vergine Maria, che lo stesso Cristo ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-perfezione-della-vesica-piscis-nel.html?m=0) 
In ambito medio orientale, la dea della fertilità, era conosciuta come Asherah, di cui ho già avuto modo di parlare ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/statuina-dea-madre-asherah.html?m=0). Una Dea simbolo di fer*tilità, con la conformazione a goccia ( come una Sirena Bicauda ribaltata, speculare) custode di due gemelli. 
Per gli Etruschi, la Sirena Bicauda era la grande Dea, la Dea Madre, e nella storia antica, era conosciuta con nomi diversi: Urcla, Norzia, Voltumna, Fortuna e Ianua/Di-Ana.
Era considerata come un portale di comunicazione tra i due mondi, uno psicopompo, la custode della dimensione spirituale su questa terra, la cui Sophia era rappresentata dalle due code di serpente, simbolo di connessione con la terra, nel quale il serpente/drago/pesce, è l'elemento ctonio dell'energia primordiale di Madre Terra, che risiede nelle sue Acque del Caos primordiale. 
Dimensione Terra, della quale era custode in particolare nei periodi solstiziali, in cui la connessione tra le due dimensioni si assottiglia, ed è possibile il passaggio alchemico dalla porta degli Umani, verso la porta degli Dei".

Simbolo, custode, delle due polarità, perfettamente delineate anche al di sopra e al di sotto del suo ombelico, con una conformazione a vertice verso l'alto( elemento Fuoco, il Mascolino), sulla parte superiore, e con una conformazione a doppia V( che indica la sinergia delle due polarità, e l'elemento acqua, il Femminino), nella parte inferiore.

Come ho già scritto nei miei scritti, la figura della sirena bicauda è una figura archetipale antichissima, che troviamo anche nella nostra antichissima Domu de Jana di Ossi( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/12/il-nostro-presepe-sardo-domu-di-ossi.html?m=0)
La stessa Domu de Jana in cui è presente il simbolo della Costellazione dei Pesci, presente anche nel corridoio del sito nuragico di Mandra Manna( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/07/la-costellazione-dei-pesci-nel.html?m=0)
Costellazione dei Pesci, in concomitanza con la sua levata eliaca nel periodo dell'equinozio di Primavera.
"Estremamente simbolico, perché simboleggia la nascita /rinascita, in un periodo, l'equinozio di primavera, estremamente simbolico e importante.
" Periodo in cui, anche i 7 pianeti sono allineati con il Sole, come rappresenta la simbologia del labirinto a 7 percorsi, che abbiamo nella nostra Antica Domu de Jana di Benettutti( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/il-labirinto-e-jana.html?m=0) 

Gli "occhi /Vesica Piscis/pesci) presenti in questa sirena bicauda, sono rappresentati infatti come un labirinto.
Non solo.
La conformazione della sirena bicauda, con una coda biforcata, corrisponde alla stella cometa che annuncia la nascita del Bambino Gesù.
Una simbologia che parla comunque di fertilità.
E, come ho sottolineato in un mio scritto recente ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/12/stella-cometa-di-betlemmecostellazione.html?m=0), una congiunzione particolare, si verifico', nell'anno 7 aC,  in concomitanza della levata eliaca della costellazione dei Pesci.

"Una triplice congiunzione planetaria fra Giove e Saturno. I due pianeti, per ben tre volte in un anno, si sono avvicinati (proiettati nel cielo) talmente da sembrare un solo astro molto brillante. Ora, Giove è da sempre stato simbolo di regalità, mentre Saturno era il pianeta che proteggeva, nella simbologia astrologica, il popolo di Israele. 

La triplice congiunzione planetaria è, tra l'altro, avvenuta nella costellazione dei Pesci, astrologicamente associata alla Palestina"

Molto probabile che la simbologia della stella cometa, con la coda biforcata, come guida, per i Re Magi, sia stata adottata come metafora della venuta del "Pesce salvifico", che eppure, a livello archetipale, affonda le sue radici in questa simbologia del Femminino androgino.
Come ho scritto, sempre nel mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/02/sirena-bicauda.html?m=0)
"Una Dea imprescindibile dalla sua controparte maschile, che nel corso delle civiltà, dei secoli, dei millenni, ha avuto nomi diversi Yahweh, come abbiamo visto, Oannes, l'Uomo Verde celtico, the Green Man, legato ai ritmi di Madre Terra, e, alla cui dimensione di fertilità, è particolarmente legato il culto della Sheela Na Gig,  che era presente anche nelle chiese, così come la rappresentazione della Sirena Bicauda, accompagnata, per lo più, dai due animali simbolo di questa unione terra e acqua : il toro e il pesce. 
[...] Il pesce, per la sua valenza alchemica, non solo di elemento legato alla dimensione dell'acqua, ma anche alla Vesica Piscis della Geometria Sacra, in cui maschile e femminile si complementano. 
Uno dei suoi partner alchemici è sicuramente riscontrabile nella figura del Cristo, il quale, esso stesso fu identificato  con il nome Ichtys, un anagramma che significa “Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore" e che in greco significa "pesce". 
Un nome che fa chiaro riferimento, a livello esoterico, alla Vesica Piscis, quindi ad Essere Divinizzato che ha un'energia androgina, come la stessa Sirena Bicauda. 
Un Cristo, avatar dell'era astrologica dei Pesci, salvezza per gli umani,  frequente soprattutto nelle catacombe cristiane, che viene identificato proprio con un simbolo, l'ancora, che risulta essere la stilizzazione della Sirena Bicauda, con le estremità divise, serpentine e aperte, sulla quale si inerpica, proprio un pesce, il delfino, simbolo del Femminino, del quale avevo già approfondito in un post ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/delfini-minoici.html?m=0) 

Tra parentesi, una straordinaria rappresentazione della Sirena bicauda, che mi particolarmente colpita, fa da sfondo, come affresco, a Verona, Chiesa di San Zeno( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/06/sirena-bicauda-chiesa-verona.html?m=0)


Una simbologia straordinaria e archetipale, di cui la Sirena bicauda, nelle sue immense sfumature, è portatrice, e che affonda le radici nella notte dei tempi, con rimandi sicuramente astronomici, molto interessanti e da sondare ulteriormente

Tiziana Fenu
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Sirena bicauda




💜Ottava notte celtica. 27 dicembre

 Ottava Notte. 

27 Dicembre 

Sacra a Skaði e Ullr “Dea della Caccia, delle racchette da neve, Dea del freddo, Dea della vendetta di Loki, Dea feroce, Dea saggia sposa, Dea degli sci, abitante delle rocce. 

Tu che ci hai aiutato, 

donando massima sicurezza 

per le nostre famiglie 

in questo freddo, 

ti onoriamo nel periodo più buio 

e più sacro dell'anno. 

Dio degli Sci, Dio dell’arco, 

Dio della caccia e dello scudo. 

Dio dei giuramenti, 

ascolta le fiamme

Tu che ci hai aiutato 

donando massima sicurezza 

per le nostre famiglie in questo freddo, Ti onoriamo nel periodo più buio 

e più sacro dell’anno. 

Salve Skaði! Salve Ullr! Salve Dèi! “ -

 Dave e Sandi Carron con Ravencast


Dobbiamo tenete a mente l'importanza dei cacciatori nella nostra vita. 

In questo giorno, si onorano le due divinità del pantheon nordico definite come i cacciatori per eccellenza: Skaði e Ullr. 

La prima, dea e gigantessa, dotata di arco e sci; il secondo, dio luminoso, armato di un arco di tasso, conosciuto anche come Veiðiàss “dio cacciatore “.

I nostri antenati ancora cacciavano in questo periodo dell'anno per avere carne e quindi nutrimento, anche se la caccia al nord in questo periodo dell'anno era difficile e pericolosa. 

Sollevare un corno in onore di quelli che nel passato hanno fornito la carne sul tavolo per la famiglia, è un momento di festa e condivisione. 

La caccia nel mondo nordico è ricca di simbologie, data proprio la sua importanza. 

Come detto, questa attività in onore di Skaði e Ullr prende connotati regali e divini, da una parte ci sono gli Dèi, come forze positive e dall’altra gli animali come forze incontrollabili e nefaste. Tuttavia, la caccia è per gli antichi un modo per connettersi con le forze vive della natura, era occasione di apprendimento, dal valore iniziatico, poiché l’uomo veniva continuamente sferzato e messo alla prova dalle forze della natura, - rigeneratrici e accrescenti - ma anche pericolose e incontrollabili. Seguire le tracce nel fitto del bosco era simbolo di ricerca personale e di una conoscenza superiore in “un’altro mondo”, dove il bosco era metafora stessa del viaggio. 

La caccia oggi non è più necessaria, ma in ogni caso è importante onorare la figura del cacciatore in quanto, nel passato, ha garantito il proseguimento del lignaggio familiare. 

Senza questi uomini che mettevano a repentaglio anche la propria vita, perché ricordiamoci, un tempo non vi erano armi da fuoco con cui abbattere la preda, ma era una questione molto più fisica, dove l’uomo si trovava spesso in disparità e difficolta nei confronti della natura selvaggia, oggi forse non saremmo qui.              

Ci fermiamo a considerare la figura del cacciatore, come una figura attraverso la quale sperimentare il contatto profondo e viscerale con la natura selvaggia e ostile, con la sua energia primordiale, su cui nulla possiamo in realtà

Dove l’essere umano non è assolutamente padrone di nulla, dove è probabilmente egli stesso preda, tanto da dover chiedere l’intercessione, ed il permesso “divino”, per poter avere una caccia fruttuosa, e dove talvolta, il mancato successo di questa, voleva dire morire e non avere sostentamento per i propri cari. 

Cacciare un tempo, richiedeva una forza d’animo incredibile per affrontare l’impervia natura e il freddo gelido, era necessaria saggezza, astuzia, pazienza, rispetto. 

L’appostarsi, seguire le tracce e scegliere il momento giusto per colpire, non era una cosa semplice, né per il corpo, ma soprattutto per la mente. 

La paura di non tornare a casa, di perire per lo scontro con un animale selvatico, o feroce, temprava lo spirto da dentro, spingeva l’uomo a dare il massimo di sé, e molto probabilmente, il più delle volte questo si rivelava comunque un fallimento, soprattutto senza il favore di divinità esperte in quest’arte. 

Possiamo quindi essere assolutamente contrari alla caccia oggi, senza dimenticare il nostro antenato cacciatore, l’archetipo o le divinità preposte a questo. 

Dobbiamo loro la nostra esistenza, ed oggi la nostra caccia, potrebbe essere interiore; potrebbe essere il perseguire con tenacia i nostri obbiettivi, a non lasciare che le avversità, gli ostacoli e i fallimenti ci abbattano, ma continuare a perseguire con ogni mezzo la conquista della nostra “preda”, perché da essa ne dipende la nostra vita, fisica ed emotiva. In questo giorno ci ricordiamo della virtù della Verità. 

La verità e comprende una grande varietà di credenze morali e filosofiche. La verità qui si riferisce alla persona onestà e al mantenere la paparola data. Significa verità essenziale e giustezza, piuttosto che inesorabile verità letterale. Anzi, a volte la verità è meglio servita con sottigliezza e astuzia, invece che con ostinazione, in particolare quando si tratta dei tuoi nemici. 

Ai tuoi amici e parenti, però, dovresti aprire il tuo cuore e la tua mente, e dire e fare ciò che tu senti davvero. Soprattutto, dovresti presentarti sinceramente nei fatti, sia passati che futuri, non indulgere, né vantarti, né dimostrare una modestia esagerata.

Oggi ci sarà da tenere a mente il mese del Raccolto (Agosto) e Freyfaxi (Pan Fest). Freyfaxi, segnava l'inizio della vendemmia in Islanda, dedicato al dio del raccolto, era un momento di festa, con corse di cavalli, combattimenti, e naturalmente una festa per Freyr. 

Anche Thor è visto come protettore delle messi e dei campi, oggi viene anche onorata sua moglie Sif, i cui capelli d'oro ricordano il mais. 

Tradizionalmente, tre steli del primo grano sono legati insieme in un fascio e conservati come un amuleto della fortuna. 

Spesso, questo fascio, legato da una donna saggia, veniva lasciato nel campo come protezione magica per il raccolto. Il penultimo fascio è tenuto per la festa di Yule. L'ultimo covone viene lasciato nel campo per il cavallo di Odino, Sleipnir


Tratto da "Le Dodici Notti. Tradizioni Nordiche ed Europee del Solstizio d’Inverno"  di Skayler • Nattfödd Ulver

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Ottava notte celtica. 27 dicembre



💙27 dicembre San Giovanni evangelista

 Oggi 27 dicembre si celebra il San Giovanni evangelista, che trova un cmsuo corrispettivo, nel Giovanni Battista del 24 giugno, di cui ho parlato più volte ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/celebrazione-di-san-giovanni-in-sardegna.html?m=0) , celebrati entrambi nei due solstizi, estivo ed invernale

Giovanni apostolo e Giovanni il Battista erano quindi la stessa persona, veicolo di un profondo significato simbolico ed esoterico
L'uno festeggiato al solstizio d'estate e l'altro in quello d'inverno a sostituzione delle festività pagane di Giano bifronte.
Simbologia solare, che si identifica con lo stesso Cristo
L'uno simboleggia il solstizio d'estate (festeggia il 25 giugno, solstizio romano, quando il sole è allo zenith) e l'altro il 25 dicembre (dopo la morte del sole esso rinasce).
Infatti Giovanni dice nel nuovo testamento che l'uno deve crescere mentre egli deve diminuire.
Infatti il sole comincia a crescere dopo i tre giorni al suo minimo il 25/12 e decresce dal 25/06. Stesso dicesi di Giovanni evangelista che si festeggia il 28 dicembre quando il sole torna a crescere.
Ne parla anche René Guenon nell'ambito  dell'esoterismo cristiano e i dipinti di Leonardo da Vinci come l'ultima cena, di cui ne ho parlato in un mio scritto( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/03/semantica-della-corona.html?m=0)

Oggi è la celebrazione del Giovedì Santo, il giorno dell'ultima Cena del Cristo e dei suoi 12 Apostoli, rappresentata in modo eccellente e in chiave simbolica - esoterica, dal dipinto di Leonardo da Vinci. 

Esotericamente, gli Apostoli, sono stati collegati ai segni zodiacali, e alle pietre preziose( approfondimenti qui https://maldalchimia.blogspot.com/2021/07/lultima-cena.html?m=0)
Si è detto, che chi è alla destra del Cristo, sia Giovanni, identificato con un Diamante, lo Yahlom, un cuore puro, che rappresenta armonia e Bellezza, identificato con il segno della Bilancia. 
Ma, i colori complementari ed opposti a quelli del Cristo, e le sembianze femminee, fanno pensare che si tratti piuttosto della Maddalena. 
Le loro figure, vicine, formano una V, una M
La V della Vav, sesto Archetipo, funzione "gancio", e l'Arcano VI degli Amanti. 
La coppia Sacra, unita nel Sacro Grembo della Madre, la M della Mem, tredicesimo Archetipo ( la Maddalena era considerata il tredicesimo Apostolo), uniti dalla Vita ( la Mem è Femminino, Acqua Primordiale creatrice) e dalla Morte (Arcano XIII) 
Uniti oltre la densità di Giuda, che tenta di trarre a sé la Maddalena, ma è lei che fa da filtro, che non consente che Giuda vada oltre, nonostante l'aria minacciosa. 
Stabilisce dei limiti, perché lei è Forma che delimita e contiene. 
Forma Divinizzata a Sacro Custode di una soglia che la materia non può oltrepassare, oltre il denso, oltre il ferro, il coltello, che delimita il confine, sul tavolo. 
Mi viene in mente che questo gesto, di Giuda, che comunque, deve fare la sua parte, è funzionale. Ne avevo già parlato.
E la sua mano sinistra tesa, proprio sopra la spalla e  il collo della Maddalena, mi fanno pensare al gesto del tagliare il collo. 
Cristo è elemento solare. 
La Maddalena, come controparte animica, è lunare, ma anche solare. 
È archetipo 18, luna, Tsade, Frattale divino, ma anche Archetipo 19, la Phe, funzione legante, il Sole.
È stata cristallizzata in una forma diamantina. 
Regale. 
E quando si vuole far cadere la corona, si taglia la testa. 
(oggi, 27/12/2024, siamo sotto l'energia del Sacro Archetipo Ebraico Resh, il ventesimo, che rappresenta proprio la testa, che regge la corona, in un Venerdì legato a Venere)
[...] Bilancia, che, abbiamo detto, è legata a Giovanni/Maddalena( Giovanni > Giano> Giana> Jana > porta. Il Femminino Sacro Custode delle porte solstiziali e tra le due dimensioni"


Un Giovanni quindi, identificato con il Femminino
Solstizio estivo, Cancro, e solstizio invernale, Capricorno
Acqua e terra, simboli del Femminino.
Come ho scritto nel mio post su San Giovanni, le celebrazion, in Sardegna, rimandano ad una archetipale Dea Madre

"Una Dea Madre importantissima, per la nostra civiltà, perché il grembo alchemico della Dea Madre, le Domus de Janas, sono come porte("Janna", in sardo, significa "porta"), dei portali, orientati ai solstizi, come ho già avuto modo di scrivere, quello estivo, del Cancro, "porta degli Umani", e quelli invernale, del Capricorno, "porta degli Dei". 

Passaggio di Testimone che poi sarà di dominio del romano Giano bifronte. 
Anche il Giovanni Evangelista, celebrato il 27 dicembre, traguarda, insieme al Giovanni Battista, i due portali alchemici, le due porte solstiziali di trasformazione, di trasfigurazione, attraverso il Fuoco e Acqua purificatori. 
Il Cristianesimo ha adattato i suoi dogmi a questi riti ancestrali, facendo anche del Cristo, il portatore del Fuoco purificato ("Io sono venuto a gettare il fuoco sulla terra " Lc 12, 49-53), sublimato poi, e purificato per mano di Giovanni, che lo battezza con un simbolico ritorno alla Madre, all'acqua ancestrale della memoria. 
Il culto solare, base di tutte le teogonie, che piano piano si sostituì al culto lunare della Dea Madre  nelle società matriarcali, era un culto che veniva praticato in segreto( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/01/bassorilievo-shamash-shapash.html?m=0), dove la divinità solare maschile Shamash, accoltella la divinità solare femminile Shapash, per prendere il suo posto, era severamente vietato, al punto da essere punito con la lapidazione, secondo i precetti della Bibbia ebraica. 
Così, si integro' questo concetto solstiziale delle due porte, con quello del Giano bifronte, e del Giovanni  dei due solstizi, enfatizzando così, la dualità della divinità primordiale androgina originaria, che prevedeva le due polarità, maschile e femminile, integrate in un unica Essenza, con un Femminino veicolo e Custode del Mascolino. 
Si è giocato su quel concetto di specularità e di gemellaggio che rappresenta la Monade originaria, che, in una dimensione terrena, per poter sopravvivere, si deve scindere in due polarità contrapposte e complementari, come maschile e Femminile, come Fuoco e Acqua, come inverno ed estate. 
Inscindibili l'uno dall'altra, perché insieme, arrivano alla Quintessenza, all'elemento spirituale e purificato, dopo che il Fuoco porta ad ebollizione l'acqua.
Si arriva all'elemento etere Cristico, all'acqua di Fuoco, al vapore, più forte della stessa acqua e fuoco insieme(il vapore, infatti, anche in ambito pratico è più efficace della stessa acqua, nelle pulizie per esempio, o dello stesso calore, come nel ferro da stiro, dove il vapore, appiana ogni increspatura). 
San Giovanni si celebra tre giorni dopo il Solstizio. 
I tre giorni della "nascita/morte/rinascita", in seno alla sinergia del Fuoco e dell'Acqua insieme, dopo la manifestazione ierofanica del Corpo di Luce( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/solstizio-estivo-nellantica-civilta.html?m=0) 
Ed ecco il Battesimo con l'Acqua e con il Fuoco. 
In seno a quell'equilibrio degli Opposti, che nella nostra Antica Civiltà Sarda è sempre presente, e che ne costituisce la peculiarità simbolica, metaforica, principale."

" Il Battista nacque esattamente sei mesi prima di Gesù. Questi venne al mondo durante il Solstizio d’inverno, Giovanni nel Solstizio d’estate. Sia Gesù sia Giovanni vissero sino a 33 anni ed ambedue morirono per mano degli uomini.

S. Giovanni Battista era chiamato il "precursore" in quanto preparava la via al Cristo e "battista" perché battezzava nelle acque del Giordano( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/07/san-giovanni.html?m=0)


Un San Giovanni profondamente legato al Femminino, perché per mano di Salome fu decapitato, e questo ha un profondo significato alchemico
(https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/salome.html?m=0)
"La decapitazione è necessaria e funzionale alla discesa del Sole nella dimensione dell'ombra. 
Il sangue che viene versato, fertilizza e santifica questo momento, come nel sacrificio del Toro, da parte di Mitra, per ingravidare Madre Terra, di nuova fertilità, all'ingresso della primavera sotto il segno del Toro, che porta in sé, la sinergia del maschile e del femminile. 
La decapitazione, come la perdita della testa dello spermatozoo, per fecondare, in questi mesi di declassamento del sole, silenziosamente, nel grembo di Madre Terra. 
Una gestazione solitaria, silenziosa, fino ad arrivare alla nuova manifestazione del Sole, il Sol Invictus, il 24 dicembre, a cui segue, dopo i tre giorni in cui Johannes, come Joshua, come Jana, solstizia, esattamente come i tre giorni dopo il Solstizio, il festeggiamento di Giovanni Battista. 
Sono i tre giorni alchemici, come quelli di Giona, nel ventre della Balena. 
Tre come la simbologia alchemica del tre, presente nelle nostre Domus de Janas, che sono carene alchemiche di trasmutazione (https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/le-domus-de-janas-non-sono-capanne.html?m=0) 
Dei grembi di pietra, gli athanor dell'afflato divino che si manifesta. 
Questo passaggio alchemico verso la Rubedo, l'ultima fase della Grande Opera, rossa come il sangue, veicolo del Sacrificio e del rendere Sacro, avviene per opera di un Femminino, che deve calarsi nel ruolo del Femminino alle Ottave basse, perché la trasmutazione parte sempre dalla Materia 
(https://maldalchimia.blogspot.com/2023/06/san-giovanni-e-il-sacro-femminino.html?m=0)
Quindi oggi, attraverso la figura alchemica di San Giovanni evangelista, si celebra una trasmutazione profonda che deve realizzarsi nella materia, nella dimensione del Capricorno, segno di Terra, ma che affonda le sue radici, nel Sacro grembo della Madre, avendo una coda di pesce, quindi legato all'elemento acqua del Cancro
Siamo, come ho scritto, nell'energia dell'Archetipo Resh, la Testa, ciò che deve arrivare a sublimazione e compiutezza, a livello di Coscienza, e guidati dall'Arcano Maggiore XX del Giudizio, che è rappresentato da un Femminino, in un Venerdì, con luna calante in Scorpione, segno d'acqua
Un Giovanni che è porta Femminea di profonda trasmutazione, il grembo alchemico in cui l'energia solare prende forma, come presenza, e come assenza, che è sempre gestazione alchemica

Tiziana Fenu
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Guido Reni "San Giovanni Evangelista" 1575

27 dicembre San Giovanni evangelista



giovedì, dicembre 26, 2024

💜Settima notte celtica. 26 dicembre, Santo Stefano

 Settima Notte. 

26 Dicembre Sacra a Thor 

“Amico Thor, dammi la forza, e il coraggio. 

Sii con me sul percorso oggi. 

Concedimi coraggio e lungimiranza. Aiutami a fare scelte difficili. 

Benedizioni Thor “ 

In questo giorno ricordiamo ancora l'importanza della nostra comunità e il modo in cui facciamo parte di essa. Ricordiamo il viaggio di Thor in Midgard ed anche Sif, in questo periodo dell'anno. 

Sif è stata di grande importanza per i nostri antenati, vista come una dea dei campi e dei cereali. Thor e Sif sono onorati in questo periodo dell'anno, anche perché (soprattutto Thor), è visto come protettore dei bambini. Thor era sicuramente uno degli Dèi supremi del Nord, Adamo da Brema attesta che Egli insieme ad Odino e Fricco (Freyr) è il più onorato degli Dèi. 

Snorri Sturluson, riferendosi ad un tempio in Trondheimen, ci informava che li Thor era “il più adorato degli Dèi, adorato con oro e argento”. 

Il culto di questa divinità è attestato in numerose fonti. 

Lo stesso Mjölnir appare in diverse iscrizioni runiche, nelle quali si trova anche la formula che invoca Thor, presente presumibilmente anche sulla fibula di Nordendorf in cui si legge wigiÞonar “Thor il consacratore”. 

E questa la funzione del suo martello, a volte rappresentata come una croce uncinata o ascia, la consacrazione, ovvero la trasmissione dell’energia divina potente contro i demoni. 

Per onorare i giuramenti, Thor “il dio onnipotente” veniva chiamato insieme a Freyr e Njörd. 

Thor è il difensore di Midgard e degli uomini, è sicuramente stato il dio più onorato in Islanda, il Paese di coloro che ancora volevano preservare le proprie tradizioni. 

La storia stessa d’Islanda, ce lo dimostra nel Landdnàmabòk (Libro dell’insediamento). 

A Thor si consacravano molti guerrieri così come riportato da Saxo, in merito a Gram, Regnerus e Haldanus. 

Il culto di Thor è stato talmente importante, da essere quello che più si contrappose al cristianesimo, a volte coesistendo e altre addirittura, superandolo come narrato nella saga di Erik il Rosso. 

Infine, Thor, come protettore di Midgrad, era visto guadare fiumi quotidianamente per permettere che giustizia e ordine fossero mantenuti, sia nel regno degli Dèi che come in quello degli uomini. Tuttavia, va fatta una precisazione su Midgard: ci sono molte opinioni su cosa e dove sia effettivamente Midgard, e benché viene spesso sovrapposto al nostro mondo questo è in realtà un errore. 

Midgard fa parte dei nove mondi nordici, ed è a tutti gli effetti uno di questi, ed è come il nostro mondo, a livello territoriale ma in versione “astrale”, da cui siamo separati da una sottilissima barriera. 

Il concetto di Midgard come mondo a noi vicino è così forte che gran parte dell’iconografia lo rappresenta come punto centrale attorno al quale ruotano tutti gli altri mondi. 

La sua posizione è irrilevante visto che sappiamo che la geografia di Yggdrasill è vista o percepita in modi diversi.

Midgard sembra essere una versione primordiale della Terra. 

Si ipotizza che potrebbe esserci stato un tempo in cui i due mondi erano uniti ancora più strettamente di quanto non lo siano oggi, e che i confini astrali fossero più sfocati e accessibili. 

Ciò dà l'idea che il popolo di Midgard provenisse effettivamente dal nostro mondo. 

Tuttavia, non c'è quasi modo di indagare oltre la speculazione su queste questioni puramente spirituali, potremmo supporre che più ci siamo allontanati dalle energie della natura tanto più ci simo separati da Midgard. Gli antichi sentivano la terra, conoscevano i punti di maggior flusso energetico, la vivevano e con la natura si scontravano ogni giorno per la sopravvivenza, guardavano il cielo e di certo non erano piegati come siamo oggi, schivi dell’Ego, della modernità, l’agio e la tecnologia. 

In questo giorno ci ricordiamo della virtù della Fedeltà. 

Una parola che viene troppo spesso limitata in termini di fedeltà coniugale. Secondo il dizionario, significa semplicemente essere fedeli a qualcuno o qualcosa. 

Nel matrimonio questo significa essere fedeli a quei voti fatti al compagno/a, e questo è stato strettamente definito come una limitazione a quelle esperienza sessuali al di fuori di quelle con proprio coniuge. 

Ciò e valido, ma non è solo limitato alla coppia, poiché ci sono molti modi per essere fedele o infedele a qualcuno. Come abbiamo visto contestualmente alla Terza Notte, i giuramenti erano qualcosa di molto serio per gli uomini del nord, da cui il mantenimento o meno della parola data, ne derivava una questione di onore.

Oggi si semina per il mese di Haymoon (Luglio). Non vi è alcun Blót tradizionale o festa in questo periodo dell'anno. Questo perché i nostri antenati, erano probabilmente molto impegnati nel grande lavoro nei campi, con gli animali, la caccia, la pesca, la raccolta e la preparazione per l'inverno. 

Così in questo giorno ricordiamo a noi stessi che questo è un tempo per conservare e preparare per i periodi dell'anno in cui le cose possono essere più dure, anche ora, anche se le cose sono in abbondanza, non è sempre uguale per tutti o un dato definito nel tempo.


Tratto da "Le Dodici Notti. Tradizioni Nordiche ed Europee del Solstizio d’Inverno"  di Skayler • Nattfödd Ulver

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Settima notte celtica. 26 dicembre



mercoledì, dicembre 25, 2024

💛Stella cometa di Betlemme/Costellazione Pesci/Palestina

 Mia parentesi, che conferma che la Domu de Jana di Ossi( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/12/il-nostro-presepe-sardo-domu-di-ossi.html?m=0), potrebbe essere davvero una prima grotta della natività, visto i simboli presenti, e visto il simbolo con tre coppelle, della Costellazione dei Pesci,  simbolo triangolare, presente anche  nel corridoio del sito nuragico di Mandra Manna, di cui ho approfondito in un mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/07/la-costellazione-dei-pesci-nel.html?m=0), e che rappresenta la Costellazione dei Pesci, in concomitanza con la sua levata eliaca nel periodo dell'equinozio di Primavera.

Estremamente simbolico, perché simboleggia la nascita /rinascita, in un periodo, l'equinozio di primavera, estremamente simbolico e importante.

Periodo in cui, anche i 7 pianeti sono allineati con il Sole, come rappresenta la simbologia del labirinto a 7 percorsi, che abbiamo nella nostra Antica Domu de Jana di Benettutti( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/il-labirinto-e-jana.html?m=0) 

Un labirinto detto "cretese", ma che affonda le radici nella nostra Antica Civiltà Sarda

Tra l'altro, sappiamo bene, quali straordinarie corrispondenze tra Palestina/Israele, e antica civiltà sarda, di cui, io stessa, ho parlato più volte. 

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LA STELLA DI NATALE

di Luigi Candiano


Prendendo spunto dalla conferenza spettacolo che ogni anno, nel periodo natalizio, faccio sotto la cupola del Planetario, vorrei qui di seguito presentare la teoria che gode oggi di maggiore credito riguardo a questo storico evento ricostruendolo utilizzando i riferimenti storici, astronomici e religiosi in nostro possesso e cercando di stabilire, in base ad essi, la data il più possibile esatta della nascita di Cristo.

Innanzitutto ci sono alcuni miti da sfatare.

La cometa, che ogni anno mettiamo sulla grotta del Presepe, non era, come vedremo, una cometa; i Magi, che da sempre sono i “Re Magi”, non erano re: e, soprattutto, la data del 25 dicembre non è sicuramente quella reale dell'evento in questione. Ma andiamo per gradi.


La Bibbia

Importante diventa, a questo punto, citare il passo della Bibbia che narra dell'apparizione della “Stella”. Il brano che segue è tratto dal Vangelo di Matteo (2,1 – 2,12).


"Nato Gesù in Betleem di Giuda, al tempo di Erode, ecco dei Magi arrivarono dall'Oriente a Gerusalemme, e domandarono: "Dov'è nato il re dei Giudei? Poiché abbiamo visto la sua stella ad Oriente e siamo venuti per adorarlo".

Udito questo Erode si turbò e con lui tutta Gerusalemme. Allora Erode, chiamati in segreto i Magi, volle sapere minutamente da quanto la stella era loro apparsa, poi, inviatili a Betleem, disse: "Andate e fate diligenti ricerche del bambino e quando l'avrete trovato fatemelo sapere affinché io pure vado ad adorarlo".

Essi, udito il re, partirono: ed ecco la stella che avevano ad Oriente, li precedeva, finché, giunti sopra il luogo ove era il fanciullo si fermò. Vedendo essi la stella furono ripieni di una grande gioia (…) quindi avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, tornarono al loro paese per altra via".


Vi sono nella Bibbia altri riferimenti alla stella guida dei Magi, ma come vedremo, questo brano di Matteo e più che sufficiente a spiegare molte cose rilevandosi nella nostra indagine un valido aiuto.


La storia

Al fine di poter meglio definire il periodo dell'evento è bene considerarne gli avvenimenti più importanti riportati soprattutto dallo storico Flavis Iosephus. Quasi tutte le cronache antiche riportano quello che senz'altro era l'avvenimento più importante del momento, cioè il censimento, indetto dall'imperatore Augusto per tassare tutte le genti dei domini di Roma. Nell’anno 7 a.C. proprio per questo motivo, secondo quanto riportato dalla Bibbia, Maria e Giuseppe, erano in viaggio verso Betlemme dove poi sarebbe nato Gesù. Nel racconto biblico, come si è visto, si parla anche di Erode che a quel tempo era il re della Giudea e che ha un ruolo molto importante nella ricostruzione dei fatti. Secondo Flavius losephus, infatti, Erode sarebbe morto alcuni giorni dopo che un'eclissi totale di Luna era stata visibile dalla città di Gerco ed alcuni giorni prima della Pasqua.

Una simile circostanza si verificò nella notte fra il 12 e il 13 marzo dell'anno 4 a.C. con la Pasqua il giorno 11 di aprile. Erode, tra l'altro, temendo per il suo trono, aveva ordinato la "Strage degli Innocenti" per cui tutti i bambini al di sotto dei due anni dovevano essere uccisi per essere sicuro che fra essi vi fosse anche Gesù, il futuro "re dei Giudei" (Matteo 2, 3).

Al momento della strage, cui Cristo, come sappiamo, scampò, egli non aveva quindi più di due anni. 

Mettendo insieme i riferimenti storici sul censimento e sulla morte di Erode diventa evidente che l'anno 0 adottato dal nostro calendario dal momento della nascita di Cristo non è quello corretto, ma va spostato indietro nel tempo di almeno cinque anni. Gesù sarebbe nato infatti fra l'editto del censimento e la morte di Erode e quindi fra il 7 ed il 5 a.C. (secondo il calendario attuale).



I fenomeni astronomici

Come ho già detto all'inizio, la forma più comune che si dà alla stella che guidò i Magi verso Betlemme, è quella di una cometa. 

Pochi però sanno che si tratta di una rappresentazione errata, in quanto solo dal XIII secolo in poi essa si trova raffigurata in tale maniera. 

Pare, infatti che il primo a dipingere una cometa nel cielo della Natività sia stato Giotto, il celebre artista, nel suo affresco "Adorazione dei Magi" situato nella cappella degli Scrovegni a Padova. 

Egli aveva da poco visto la cometa di Halley in uno dei suoi innumerevoli passaggi, restando affascinato dallo spettacolo offerto dall'astro a tal punto da raffigurarlo in uno dei suoi dipinti. Una conferma viene dai mosaici della basilica di Sant’Apollinare Nuovo, a Ravenna, che essendo anteriori a Giotto, raffigurano il fenomeno astronomico non con una cometa, ma solamente con un astro più brillante degli altri. 

Tra l'altro, l'apparizione di una cometa suscitava a quel tempo, un notevole scompiglio visto che queste erano considerate portatrici di sciagure.

Sembra molto strano quindi, che un fenomeno astronomico, per altro così evidente, non fosse stato notato da Erode (e da tutti gli altri), che chiede infatti spiegazioni ai Magi su dove e quando la stella fosse apparsa. 

Ciò esclude anche il fatto che possa essersi trattato dell'apparizione in cielo di una stella "nova" (una stella che esplode e diventa improvvisamente talmente luminosa da essere, a volte, visibile anche in piena luce del giorno). Per la cronaca comunque la cometa di Halley passò al perielio (il punto più vicino al Sole) il 25 agosto del 12 a.C., mentre un'altra cometa fu visibile nel cielo di Gerusalemme nel periodo marzo-maggio del 5 a.C.. 

È stata registrata anche l'apparizione di una "nova", nella costellazione dell'Aquila, nel 4 a.C. quando Erode era comunque già morto.

Il fatto che i Magi non fossero re, ma sacerdoti di una religione detta Zoroastrismo e che, come tutti i sacerdoti del tempo, erano profondi conoscitori del cielo e dei fenomeni che in esso avvenivano ci porta a fare delle considerazioni sulla natura del fenomeno astronomico. 

Non si è trattato di un'apparizione spettacolare e visibile da tutti, ma è molto probabile che il fenomeno debba essere interpretato. 

I Magi, valenti astrologi, erano benissimo in grado di farlo. 

Nell'anno 7 a.C. si è verificato un fenomeno non molto frequente. 

Una triplice congiunzione planetaria fra Giove e Saturno. I due pianeti, per ben tre volte in un anno, si sono avvicinati (proiettati nel cielo) talmente da sembrare un solo astro molto brillante. Ora, Giove è da sempre stato simbolo di regalità, mentre Saturno era il pianeta che proteggeva, nella simbologia astrologica, il popolo di Israele. 

La triplice congiunzione planetaria è, tra l'altro, avvenuta nella costellazione dei Pesci, astrologicamente associata alla Palestina.


La data

Il 25 dicembre, giorno in cui noi festeggiamo il Natale, non è, per i motivi che vedremo tra poco, la vera data della nascita di Cristo. Anticamente, infatti, in tale giorno si festeggiava la festa pagana del solstizio d'inverno (Dies Solis invicti Natalis) che solo nel 336 d.C. fu trasformata nella festa cristiana con l'attuale significato.

Alla luce di tutti questi fatti vediamo allora di cercare di ricostruire l'intera storia.

La morte di Erode ed il censimento indetto da Augusto localizzano gli avvenimenti nel periodo compreso fra il 7 a.C. ed il 5 a.C..

I fenomeni astronomici restringono ancora di più questo periodo portandoci a prendere in considerazione solamente il 7 a.C.

Nell'anno 8 a.C. l'imperatore Augusto indice il censimento. Considerando i tempi che occorrevano a quei tempi, la notizia arriva in Palestina l’anno successivo, nel 7 a.C., e quindi Giuseppe e Maria si mettono in viaggio verso Betlemme. Intanto, nel maggio (29) dello stesso anno i Magi osservano, bassa sull'orizzonte Est la costellazione dei Pesci ed in essa i due pianeti Giove e Saturno in congiunzione (…abbiamo visto la suo stella ad Oriente...). 

Iniziano così i preparativi per il viaggio, che dalla Babilonia, loro paese di origine, li avrebbe portati in Palestina. L'arrivo a Gerusalemme si ha nel mese di settembre, quando i Pesci sono alti nel cielo (…giunti sopra il luogo ove era il fanciullo si fermò...) e proprio nel periodo della seconda congiunzione (29 settembre). 

La terza congiunzione (4 dicembre) può essere scartata, per il fatto che l'annuncio della nascita, sempre secondo il Vangelo, fu dato da un Angelo anche ai pastori che erano al pascolo con le loro greggi, mentre è risaputo che, a causa del freddo, nel periodo invernale le greggi sono già dentro gli ovili. 

Da quanto detto quindi la data più probabile risulta essere una intorno alla fine di settembre 7 a.C.

Una data che concorda con tutti gli avvenimenti storici, astronomici e religiosi.


Le teorie, fra cui questa da me citata, che nel tempo si sono susseguite (anche Keplero tentò di dare una risposta al problema ricostruendo la situazione astronomica del periodo con lunghi e complicati calcoli fatti a mano) e che ci spingono a trarre queste conclusioni, non escludono comunque la possibilità dell'intervento divino che le renderebbe tutte vane. Ipotesi, quest'ultima, che, tra l'altro, non ha bisogno di essere convalidata da prove poiché sostenuta dalla fede.


L'adorazione dei Magi, Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna

- Articolo su “Nuovo Ravennate”, 1989 -

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Stella Cometa Betlemme