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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

domenica, ottobre 25, 2020

💛Janas

 Le janas


I particolarismi sardi e le differenziazioni locali isolane non sono certo una novità, ma quando si parla di creature fantastiche e di nomi con i quali queste vengono riconosciute, la varietà è pressoché sorprendente. Tutto vero anche quando parliamo di fate sarde,che convenzionalmente chiamerò janas, il nome statisticamente più utilizzato per definirle.


Merita comunque ricordare che le janas sono anche bajane e ajane a Lodine, Lodè, Mores, Bonorva, Rebeccu, Ozieri, Pattada, Buddusò e dintorni, fadas, ma anche birghines e virghines  nel nuorese.

Mentre jana, bajana e ajana suonano come varianti di un medesimo nome, fadas e janas, sono probabilmente due tipologie etimologiche differenti.

Le differenze non si esauriscono solamente nel nome, visto che in base a questo sono diversi i tratti fisici che le caratterizzano e le dimore nelle quali abitano.


Normalmente le fadas vengono descritte come donne dalla statura normale non necessariamente abitatrici delle domus de janas, che per altro nel Logudoro sono chiamate anche furrighesos o coronas, abitate non solo da fadas, ma anche da indios, nanos e irribios.

L’analisi del nome ci può aiutare anche a scoprire qualcosa di più su queste misteriose creature: sia bajana che bazana sono due termini che dialettalmente vengono usati per indicare una donna nubile, proprio come birghines e virghines che indicherebbero entrambi una donna vergine e dunque nella Sardegna tradizionale anche una donna nubile.


Le stesse leggende dipingono le janas come creature fantastiche nubili e vergini.

In merito all’etimologia di jana molti si sono espressi a favore della teoria che vede il termine degradazione di Diana, antica divinità romana, che fu oggetto di culto anche in Sardegna.

Solo con il subentrare della religione cristiana la divinità femminina, lunare, protettrice delle donne e dei parti, venne relegata al ruolo di entità malefica e demoniaca.


Uno stesso percorso la parola Diana la subisce anche in Romania dove Diana è divenuta Zina.

Nelle Asturie invece si parla di xana e in Portogallo di ja.

Nell’antico provenzale invece si conservava il termine jana con il quale si intendeva curiosamente l’Incubo e in francese antico si parlava comunemente di gene.

In Toscano jana è strega, mentre in napoletano strega è janara

Delle somiglianze quanto mai esplicative: jana è strega o Incubo in buona parte del territorio romanzo, figura femminile che subisce demonizzazione fino a diventare spauracchio.


Una volta creata la connessione fra Diana e jana, è importante ricordare che la divinità non era solo protettrice delle donne, ma anche e soprattutto delle vergini: requisito fondamentale per diventare sua sacerdotessa era guarda caso, come accennato poc’anzi nel caso delle janas, essere nubili e vergini, per dirla alla maniera sarda birghines e bajane.

E’ inoltre interessante notare come nel Logudoro jana è anche il nome della mantide religiosa e ad Oristano è un piccolo insetto bianco.

Nel nuorese la jana ‘e mele, è la dannosa bestiola nota ai più con il nome di donnola, mentre in Ogliastra e nel Sarcidano, margiana (mala jana) è termine molto vicino al più noto margiani, la volpe.


Molto più raramente le janas possiedono nomi proprio: l’unico che ho avuto modo di riscontrare è quello di chiriga, cirriaca, termini che in greco antico indicherebbero “colei che ha il potere”.

L’evoluzione del termine jana non si è ancora fermato, tanto che non di rado diventa sinonimo di strega


Tratto da "Creature fantastiche in Sardegna" di Claudia Zedda


Mie personali considerazioni

Ogni Donna Sarda è  ancestralmente, animicamente e geneticamente "Jana dentro"

Ci sono cose che conosce, senza che mai le siano state insegnate

Gesti antichi, come possono essere i gesti rituali di accoglienza del calore del sole attraverso le mani "a coppa" e le braccia sollevate

Oppure nel "ciuexi su pani", come fanno i gatti nel fare le fusa

Le Donne Sarde, spesso hanno il silenzio negli occhi e la Memoria nel cuore.

A volte non ricordano

Ma non dimenticano

Qualcosa di cui la loro stessa Essenza è impastata

E questa Memoria parla di Appartenenza, a tutto ciò che è stato del Femminino, prima che fossero Janas

Chi ha intrecciato, non solo capelli di seta di mare, ma soprattutto la storia della nostra Civiltà, sono state le silenziose Janas, i portali, le guaritrici, le accompagnatrici, le bogadoras, le accabbadoras

Loro che hanno iniziato e finito cicli di continuo, in sincrono con i cicli lunari, con i cicli mestruali, con i cicli gestazionali, con i cicli di morte e di vita

Perché una cosa è dire "d'appu boccíu" (l'ho ammazzato), e ben altro è dire "d'appu finíu" ( l'ho finito)

"l'ho finito"

"L'ho accompagnato e sono stata artefice della chiusura del suo ciclo vitale qui nella dimensione terrena" 

Con quella sacralità nei gesti e negli occhi, e quella delicatezza e rispetto nella scelta di un termine, piuttosto che un'altro, che solo una vera Accabadora Sarda può avere

Perché in lei, è sacralizzato il rispetto della vita

Perché è lei stessa, portale tra vita e morte

È una Jana

Una janna, una porta, un portale

Solo una donna con Sangue Sardo nelle vene, poteva essere un' accabadora

Solo nella nostra cultura poteva nascere un tale rispetto per la vita, da consentire alla stessa donna, portatrice di vita, di concludere attraverso quelle mani che hanno custodito il primo vagito, l'ultimo respiro prima della chiusura del ciclo terreno

Il potere e la nobiltà delle donne sarde lo si vede quando cercano l'altrove al di là dell'orizzonte

Al di là del mare, attraverso la via del maestrale, che scompiglia loro  i capelli

Come se non fosse sufficiente, il perimetro dell'orizzonte, a spiegare la vastità che hanno dentro

Per conoscere una Jana Sarda, bisogna varcare la porta, attraversarla

Perché è lei stessa porta di altre e sconosciute dimensioni

Mai narrate, ma vissute, attraverso gesti che sono loro naturali, come sistemarsi la treccia a crocchia

È solo dentro la loro dimensione, che si capisce su quali coordinate si è mossa la nostra civiltà

Gli uomini fanno la storia

Le donne, fanno le civiltà


Tiziana Fenu


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