Le impronte lasciate, rappresentano, secondo molti studi, le impronte di adolescenti, ragazzi, si presume undicenni, dodicenni, in particolare, che proprio alla soglia dei dodici anni(il numero dodici è sempre stato considerato un numero sacro in ogni civiltà), affrontavano, sia maschietti che femminucce, la loro prima prova iniziatica, che dava loro ufficiale accesso al mondo degli adulti: la prima mestruazione per le ragazze, che le "nobilitava" ad essere donne produttive e feconde all'interno della comunità, e una qualche prova di coraggio, o di caccia, per i ragazzi, che li rendeva così parte attiva nelle dinamiche giornaliere della comunità, come il rendersi utile per la pratica della cacciagione o dover provvedere alla difesa della stessa.
Dei riti importantissimi.
Non solo per chi li viveva in prima persona, ma anche per tutta la comunità, che 'di riflesso', partecipava a questi passaggi alchemici importanti.
Ho scritto "di riflesso", virgolettato, perché questi riti, di cui le grotte serbano testimonianza, di solito avvenivano in solitaria.
Erano sfide che si dovevano affrontare da soli, così come si narra in molti racconti delle tradizioni popolari di ogni Civiltà.
Anche il menarca, un passaggio importante per ogni bambina, e ragazza, lo si viveva in solitaria, offrendo alle divinità il proprio primo sangue simbolo di fertilità, per assicurarsi benevolenza e protezione per eventuali gravidanze.
Il fatto che queste pitture siano state rappresentate in modo 'corale', indica una forte coesione identitaria all'interno dello stesso gruppo sociale, che vede i bambini/ragazzi, maschi e femmine, indifferentemente, uniti, al "servizio" della stessa comunità, per un benessere e potenziamento collettivo
(Riflessioni mie, sull'importanza antropologica e sociale di queste tracce)
Grotta della Cueva de los manos, Santa Cruz, Argentina, 13.000-9.000 anni fa.
Tiziana Fenu
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