Attraverso mille rotte.
Meridiani tracciati sul cuore.
Si fanno largo sullo sterno
aprendolo come una conchiglia
assetata di fondali marini.
È lì che ti trovo.
La tempesta è per la superficie.
Per le scogliere sferzate
dalla tua ira.
Dalla tua forza.
È nella morbidezza
delle rotte dei delfini,
quando si risale in superficie
a sfidare il vento,
nella leggerezza,
che ritrovo le coordinate.
Il giusto ritmo.
Il giusto oscillare.
Il giusto circumnavigarci intorno.
Fino a gettare l'ancora,
e ad approdarci
l'uno negli occhi dell'altra.
Sbilanciarsi quel tanto che basta
per ritrovare l'incastro perfetto
E sentirci,
insieme,
come l'asse del mondo.
Il perno lungo il quale
creiamo il nostro perpetuo
moto dinamico.
In quel momento in cui
cielo e terra si uniscono
e le folgori ci attraversano
come fili elettrici
ad alta tensione.
Un voltaggio mortale ogni volta.
Sopravvissuti a noi stessi.
Per riprovare a creare.
A ricordare come eravamo.
Come siamo.
Al punto di rotearci intorno
di spalle pur di non smarrirci.
In quell'incontro di sguardi
che ci ha tolto la vita
per restituircela centuplicata.
In modo che fossimo
in grado di riconoscerci
in ciascuna di queste.
Perché mi ricordo, sai.
Ricordo l'emozione.
Il vortice.
Ricordo te dentro di me.
Ricordo noi.
Il resto non aveva importanza
E mai ne avrà.
Finché sarai ancora dentro me.
A circumnavigarmi
di nuove costellazioni
ad ogni tuo passaggio.
Non le vedo.
Se non nel riflesso del mare.
Cercandoti con lo sguardo
in quegli abissi
dai segreti condivisi.
Aspettandoti in superficie.
A sfidare la forza di gravità.
A sentire lo sterno,
che si richiude al tuo passaggio.
Come una conchiglia
che ha ritrovato
il suo Cuore di perla.
A ripristinare l'Ordine
tra cielo e terra
Tra te e me.
Finché emozione
ci terrà uniti.
Tiziana Fenu
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