Si deve amare sempre.
Di pancia.
Di viscere.
Ti ho amato
anche quando
mi faceva fatica raggiungerti.
Ma restavo ai crocevia
di qualche tua distrazione.
Di qualche passo falso
dalle tue granitiche certezze.
Ero la variabile
che non ti aspettavi
I conti che non tornano.
Lo sfregio sghembio
nella perfezione
delle tue coordinate.
Quel guizzo al cuore.
Come un pesce rosso
che salta fuori
dalla palla di vetro
in cerca d'acqua.
Ero i piedi bagnati di neve
nonostante il deserto
del tuo cuore.
Il passo felpato
dietro la porta socchiusa.
Il cuore segnato in punta di dita
alitato sui vetri
che riflettevano
solo la mia immagine.
Ma ora che sei qui,
che ti respiro tra le mani
come fossero coppa
dalla quale
mi sono sempre dissetata,
sento che non eri tu
a non aspettarmi.
Ero io.
A non sapere come incontrarti.
Ho imparato a raggiungerti
stando ferma.
Nel ricamare intorno a me
i miei colori.
Il mio profumo.
La mia Essenza.
Per farti venire il desiderio
di fermarti.
Di guardarmi.
Di riconoscermi.
Di riconoscere la stessa ambra
che cercavi nei tramonti
senza di me
e dai quali ti allontanavi
ancora affamato
di quell' Oro liquido
che ora ti scivola sulla pelle.
Mentre ti guardo
e ti rivesto di lamine d'Oro.
Come sottili pergamene
sulle quali ho impresso
con il mio caldo sangue
tutte le parole
ho custodito per te
e che non hanno
ancora forma
da labbra che le pronuncino.
Prenderanno forma
quando racconteranno di noi.
Ed io starò ad ascoltare.
Facendo finta
di non averti
mai incontrato prima.
Farò finta di non conoscerti.
Per imparare ad amarti.
Ancora e ancora una volta.
In mille modi diversi.
Per imparare a dimenticarti.
A odiare la tua assenza
E su quella edificare me stessa.
Ogni volta.
A nuova vita.
Ti Amo.
Perché non mi ricordo ti te.
Ma di noi.
Ed eravamo l' Incanto.
Tiziana Fenu
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