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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

martedì, settembre 14, 2021

💛Fiore della vita Abbasanta

Il più antico Fiore della vita in Sardegna, custodito dai Giganti di Mont'e Prama. 

 In questi giorni, gira molto su fb, un'immagine che riporta un "concio/menhir", di colore scuro, che sembrerebbe in pietra lavica, in basalto, abbastanza inusuale per le rappresentazione dei simboli in Sardegna, per i quali vengono usate rocce più nobili, come la trachite. 
Nonostante la presentazione altisonante di alcuni titoli (https://www.facebook.com/100045092173529/posts/358834722296264/?app=fbl) come "La più antica raffigurazione della vita si trova in Sardegna", e nonostante l'assoluto alone di mistero che si è voluto mantenere sull'immagine e sul presunto ritrovamento(nonostante da una commentatrice è saltato fuori che si trova in una abitazione privata ad Abbasanta), vorrei sottolineare alcune cose. Inanzittutto che è un simbolo antichissimo di cui il più noto e completo, con 19 circonferenze, si trova nell'Osireion, nei pressi del tempio di Abydos, una delle più vecchie città dell'alto Egitto, e dell'Antico Regno, che va da 3150 al 2150 a.C. circa. So bene a riguardo, perché ho già approfondito nello specifico, il fiore della vita in Sardegna, in svariati post, e ancora continuo a farlo, poiché ho scoperto che era il simbolo, essendo presente nel mento di uno dei Giganti, Efis, degli Architetti Divini, dei costruttori, uomini e donne sardi , di cui i Giganti sono testimoni divini e Custodi di questo Sacro Sigillo, nella nostra Antica Civiltà. 
Simbolo, del Fiore della Vita, a sei petali, che è rimasto fino ai giorni nostri, nella maschera dei Boes( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/il-fiore-della-vita-nella-maschera.html) , a volte come pietra di chiusura nel foro apicale dei nuraghi, o, come sto notando ultimamente, anche nella disposizione di 7 massi, disposti in un certo modo, nelle pareti dei Nuraghi a formare un "fiore della vita/esagono", che in Geometria Sacra, corrisponde allo schema della Genesi, della Creazione 
 Scrivevo in un mio post a riguardo(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/la-simbologia-della-croce-nel-cerchio.html) 
 "Il numero esagonale centrato, il fiore della Vita, rappresenta la forma che lega tutte le altre forme, e in natura è rappresentato dal cristallo d'acqua, poiché i fiocchi di neve, hanno tutti base esagonale centrata, elemento base della creazione stessa" Fermiamoci un attimo qui, poi procediamo con lo sviluppo del ragionamento. 

 "Il numero esagonale centrato, il fiore della Vita, rappresenta la forma che lega tutte le altre forme, e in natura è rappresentato dal cristallo d'acqua, poiché i fiocchi di neve, hanno tutti base esagonale centrata, elemento base della creazione stessa" "il cristallo d'acqua" 
 "L'acqua". 
 Hanno parlato di questo ritrovamento ad Abbasanta(provincia di Oristano), nome che significa "acqua santa". 
Acqua come veicolo di vita, inteso anche come liquido amniotico. E proprio riguardo ad Abbasanta ho scoperto altro. Ho fatto delle ricerche in proposito l'immagine con il simbolo esagonale. 
 Non è un semplice esagono. 
 Osserviamolo bene. 
 È esattamente uguale ad un esagono che ho trovato riguardo l'abitazione nel Medioevo, proprio ad Abbasanta, "Cenni sullo sviluppo storico dell'abitazione abbasantese", di cui vi lascio il link(https://abbasantesu.blogspot.com/2016/03/cenni-sullo-sviluppo-storico.html) Riporto un brano del testo 
 " Il primo documento scritto dove si fa menzione di una casa abbasantese, risale al mese di gennaio dell'anno 1388.[1] Il testo riferisce che, conclusa l'assemblea popolare, convocata su ordine di Eleonora d'Arborea ed alla quale partecipò una moltitudine di persone convenute ad Abbasanta da tutto il territorio,[2] i rappresentanti designati dagli abitanti dei vari centri del Guilcier si riunirono nell'abitazione di Joannes Pulighe[3], massima autorità dell'intera «curatoria», dove venne redatto l'atto notarile conclusivo.[4] [...] percorrendo, in un passato non troppo lontano, le vie del paese, era ancora possibile scorgere strutture murarie che, pur non risalendo al Medioevo, mostravano una notevole vetustà ed evocavano tecniche costruttive talmente povere ed elementari da poter, con ogni probabilità, essere considerate immutate da quelle in uso ai tempi di Eleonora.[5] [..] Era diffusa pertanto un'arte muraria povera, adoperante soprattutto materiali litici di recupero, integrati da pietre superficiali di diversa forma e pezzatura o derivate da affioramenti basaltici stratiformi, reperite per lo più sul terreno prescelto o asportato dalle immediate vicinanze." 

 E in questo stesso link vi è l'immagine di un fiore della vita, che presenta, in ognuno dei sei triangoli dell'esagono, una concavita' che ha la forma di piramide a base triangolare, rovesciata, un tetraedro, esattamente come l'immagine del concio/menhir in basalto nero. La stessa scavatura. Perché sono presenti, all'interno di questo esagono, 6 forme piramidale a base triangolare, sei tetraedri? Preferisco chiamarlo esagono, i cui vertici delimitano i vertici del Fiore della Vita a sei petali, come quello nella maschera dei Boes, o la stella a sei punte della Sartiglia di Oristano. 
 Preferisco chiamarlo esagono, perché così si presenta in questo concio basaltico e in quello ritrovato ad Abbasanta. 
Lo chiamo esagono perché é lo stesso esagono che ho scoperto (scoperto, letteralmente, e non, letto da qualche parte) sul mento di uno dei Giganti di Mont'e Prama, Efis, il Pugilatore. 
 Lo scrissi in un post a febbraio, a scanso di presunte paternità deduttive a riguardo, e scrissi anche il significato della simbologia, in svariati post, e in due in particolar modo https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/la-geometria-del-6-nel-mento-del.html Il sei, era un numero associato al Sole, nell' area mediterranea, specialmente presso la civiltà egizia, oltre che rappresentare le sinergie del maschile e femminile. 
 Il 6, non è solo rappresentativo dell'evoluzione della Vesica Piscis in Fiore della vita a sei punte, ma riguarda delle precise proporzioni che gli osservatori di quel periodo, facevano sull'unica cosa che consentisse un'organizzazione ottimale della società : l'osservazione del cielo e dei suoi movimenti solari e stellari. 
 I sacerdoti si occupavano di questo. Lo fecero prima con i betili, usati come meridiane e veri e propri orologi, poi con dei calcoli sempre più sofisticati, che prendevano in considerazione gli equinozi, e l'inclinazione dei raggi del sole, persino per impostare l'esatta angolatura delle pareti triangolari delle piramidi. 
 [...] Il sei rappresentava il Sole, la divinità Solare. È rappresentato anche nelle monete ritrovate a Mont'e Prama, sopra il Toro. 
 [...] E durante il Regno egizio, la Geometria era basata sul 6, ed era prodotta dal Sole equinoziale a Heliopolis, la città più importante del culto del Sole, al trentesimo parallelo Nord, con la sua ombra rapportata all'altezza, di 1:3, con un angolo di 60°, in riferimento all'obelisco di Atum Re, il prototipo di tutti gli obelischi-orologi-meridiane. Su questo angolo a 60°, si è poi sviluppata anche la piramide di Cheope, per simulare in scala più piccola, il sole all' Equinozio. Piramide, anche questa, perfettamente inscrivibile all'interno della Vesica Piscis, quindi, corrispondente a dei precisi rapporti riguardo la Geometria Sacra, come ho potuto notare nella planimetria del pozzo di Santa Cristina, nella Dea Madre di Cabras, nel fiore a sei punte, nella Maschera dei Boes e sul mento del Gigante di Mont'e Prama, e sulla stella della Sartiglia. Sono convintissima che, andando ad indagare sulla Geometria Sacra in Sardegna, e sulle proporzioni numeriche ad essa collegate, ci siano tante corrispondenze, che possiamo ritrovare anche nei codici modulari attraverso i quali si esplica la Geometria egizia, nelle sue strutture architettoniche. 
 Poiché, se l'architettura, nasce con l'intento di trasferire il Divino nella materia, o perlomeno, lasciare un'impronta di esso, nella materia, si spiegano anche simboli e numerologia in comune, se il tutto parte da un'osservazione astronomica che rileva una posizione importante come il Sole all'equinozio di Primavera , usato come punto di riferimento, come orario, per indicare il momento della massima espressività solare, e quindi divina, che avveniva nel segno del Toro, 4.000-6.000 anni fa, tra il 4.150 e il 1.850 a.C. 
 [...] Il Fiore della vita non è solo una composizione geometrica base che ritroviamo in ogni cultura, come evoluzione della Matrice di base, la Vesica Piscis (della cui presenza avevo già parlato in un post, nell'antico tempio egizio di Osiride di Abydos), ma ha delle precise implicazioni astronomiche, che gli antichi avevano notato attraverso le posizioni del sole, durante equinozi e solstizi, e attraverso la particolare inclinazione dei raggi solari e le conseguenti ombre, nonché, anche attraverso la posizione dei pianeti e della luna. Quindi c'erano dei precisi rapporti tra il cielo e la geometria, riportati poi sulla terra. 
 [...] L' obelisco prototipo di riferimento, per calcolare esattamente il giorno del compleanno di Horus. Perché era quella la centralità, onorare la divinità solare, e attraverso le geometrie create in quel preciso momento, creare, su questa base, tutte le architetture anche in terra, per impegnare di divinità, anche la materia, cosa della quale sono stati eccellenti artefici i sardi per primi. 
 E questo obelisco centrale, rivela, con il sole all' equatore, un angolo in cielo, di 60°, e la sua altezza una precisa relazione geometrica di 1:radice quadrata di 3, che è un rapporto determinato dalla Vesica piscis In pratica, in quel fiore della vita a sei punte fa un preciso riferimento astronomico all' equinozio di primavera, come momento celebrativo più alto, della massima espressione della divinità solare, sotto la costellazione del Toro Teniamo presente, che all' epoca di Mosè, intorno al 1364 a.C., l' equinozio di primavera si era già mosso nel segno dell' Ariete. 
 Quindi, secondo il mio parere, escludo che si possa parlare di datazione dei Giganti di Mont' e Prama, dopo questa data, visto anche il ritrovamento di una moneta con il Sardus Pater, il toro, e il simbolo solare sopra il toro 

È come se quel Fiore della Vita, indicasse una precisa formula matematica di decodifica, per capire le loro proporzioni architettoniche e il loro calendario, e tutta la simbologia ad esso collegata. E nel successivo post, sul cubito reale sardo (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/il-cubito-reale-sardo-simbolo-dei.html) spiegavo come il cubito reale, utilizzato per la costruzione delle Piramidi e anche nella nostra Sardegna, come parametro, si deducesse proprio a partire dalla figura geometrica dell'esagono. 
 "Il cubito reale, in relazione alle lunghezze, che universalmente è calcolato in 52,36 cm, si otteneva tracciando un esagono regolare all'interno di un cerchio di diametro di un metro. La lunghezza del suo lato ne determinava il cubito reale, che a sua volta, era diviso in 7 palmi. 
Avevo già indicato l'importanza del simbolo esagonale nel mento del Gigante di Mont'e Prama. Lo avevo fatto sottolineando l'angolo a 60°di ognuno dei 6 triangoli all'interno dell'esagono. 
Angolo a 60° che indica l'inclinazione dei raggi solari nel periodo equinoziale. Oggi ne sottolineo la valenza come parametro Sacro di lunghezza, adottato anche dagli antichi Sardi, al punto da usarlo come simbolo distintivo nel mento del Gigante di Mont'e Prama. Un esagono perfettamente inscrivibile in un cerchio, come dentro un nuraghe, il primogenito, la collina creatrice, il Verbo del Divino, manifestato sulla terra. Il cubito è la sesta parte di questa circonferenza, che individua un perfetto triangolo equilatero, simbolo di equilibrio e di armonia. 
 Il cubito rappresenta la sesta parte di una circonferenza che ha per diametro un metro. Questo metro, a sua volta è suddiviso in 7 parti, cioè in 7 palmi, che imposta una suddivisione del tempo e dello spazio, settenaria. Ogni palmo è suddiviso in 4 pollici. Un cubito corrisponde a 28 pollici. 
Ventotto, che corrisponde al numero dei Giganti di Mont'e Prama, 28 statue fino ad ora identificate, anche se ritrovati frammentati. E se fossero davvero 28? Il numero 28 rappresenta un ciclo lunare, un compimento. 10 mesi di 28 giorni ciascuno per una gestazione, che corrispondono a 280 giorni. 28 Giganti di Mont'e Prama che rappresentano un intero ciclo lunare, completo. Perché sono Esseri Completi, realizzati, divinizzati. Infatti, la completezza del 28, in riduzione teosofica, è 2+8, quindi 10, e ritorniamo al geroglifico che rappresenta il 10, un arco alto, come la stele dell'esedra delle tombe dei Giganti, dedicata a Horus, al sole. Sole allo zenit, e sole che passa attraverso la porticina quadrata, femminea di Madre Terra, come quella delle Domus de Janas. 
L'Horus che consente la rinascita, la resurrezione dopo la morte. Il compimento del viaggio, della gestazione, nel grembo lunare di Madre Terra. Alla luce di queste osservazioni, capite quanto siano meravigliosamente simbolici i Giganti di Mont'e Prama, Architetti divini, e loro stessi con proporzioni auree perfette, come abbiamo visto dai miei precedenti post. Hanno il logo, in sé, sul mento, affinché fosse visibile a tutti, e affinché tutti capissero che sono i Verbi del Divino in terra, con i loro parametri di Geometria Sacra, perfetti. 
 Hanno il simbolo del cubito, dell'angolo a 60°. 
 Parametri sacri, sui quali sono state edificate anche le Piramidi, e i nuraghi, secoli prima, ancora prima della piramide di Cheope, ne sono sicura, datata al 2560 a.C.circa. I nostri nuraghi più belli, e più sacri sono i trilobati. Guardate il Nuraghe Losa, il Santu Antine, sono triangoli equilateri perfetti, con gli angoli a 60°" 

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Detto questo, e svelato cosa indica questo preciso fiore della vita in questo concio o menhir basaltico, la rappresentazione del cubito reale necessario per l'architettura, che è servito sia agli antichi egizi, che ai nostri Architetti e Costruttori, teniamo conto della simbologia tridimensionale, a piramide con base triangolare, del tetraedro, in ognuna delle sei sezioni dell'esagono, e i corrispondenti due simboli laterali, formati da due triangoli disposti in verticale, con una barra sotto. 
 Quella è la rappresentazione bidimensionale di ciò che rappresenta il Fiore della vita nel suo significato simbolico: l'unione, attraverso il vertice, delle due energie opposte, maschile(triangolo con il vertice verso l'alto), e femminile(triangolo con il vertice verso il basso), che si dinamizzano a vicenda, come le rappresentazioni delle figure maschili e femminili che vediamo nei vasi già nel 2800/3000 a. C, nei vasi della cultura di Ozieri, risalente al Neolitico(3500/2700 a.C. circa) che ricordano le figure, se pur geometrizzate, del ballo sardo, come se fosse un cordone polarizzato di DNA. 
 E in effetti, il fiore della vita coincide proprio con la sezione del DNA, e il tetraedro rappresentato in ognuna delle sei sezioni di questo esagono di Abbasanta, è il tetraedro, tridimensionale, che incrociandosi con il suo corrispettivo, formano la composizione della Merkaba, il tetraedro stella, che esotericamente, rappresenta il Fuoco, il Sole. È anche noto come il “corpo di luce”. 
La parola è in realtà un amalgama di tre parole: Mer, che significa “luce”, Ka, che significa “spirito”, e Ba, che significa “corpo”. 
È come se fosse la nostra dimensione spirituale, sempre con noi, che è collegata al divino, tridimensionale, che si espande oltre la materia. Ecco perché su questo basalto nero, ci sono due rappresentazioni diverse, una bidimensionale e una tridimensionale. 
 Questo fiore della vita/esagono di Abbasanta, non è certo il più antico. 
 È una delle tante rappresentazioni che si sono sviluppate, a partire da coloro che sono i veri ufficiali rappresentanti di questo antico simbolo, i Giganti di Mont'e Prama, tanto da averlo inciso sul mento. 
 Loro che erano semidivini, che erano veicolo dell'energia divina sulla terra, rappresentanti di questo popolo straordinario, che ancora prima della civiltà egiziana, hanno fatto di questo simbolo, una piattaforma in potenza, sia come base per l'architettura, con le misure auree del cubito reale, ma anche, e soprattutto, come veicolo Alchemico per viaggiare oltre le dimensioni, sapendo che il tetraedro stella, quello della Merkaba, la cui etimologia deriva dall'egiziano, ma forse, dallo stesso sardo ("mer" è la radice anche di "meri", "su meri", il signore, il padrone della luce) ha come geometria solida di base, proprio il tetraedro, quello rappresentato nelle sei sezioni del nostro esagono di Abbasanta. Fiori della vita, rappresentati in Sardegna, ce ne sono tanti. 
Nei portoni, nelle cassapanche. A Seneghe e a Mandas(abbiamo visto il mio post di ieri riguardo proprio il particolare Nuraghe di Angiu, e il suo significato simbolico) pare ce ne siano tanti, e anche ad Abbasanta, luogo "dell'acqua santa", intesa come veicolo di vita. 
Non si finisce mai di scoprire in questa Antica Civiltà Sarda, e tutto è sempre collegato in modo perfetto. 

 Tiziana Fenu 
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