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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

giovedì, aprile 14, 2022

💜I popoli di lingua..

 I popoli di lingua semitica che seguirono i Sumeri adottarono la loro organizzazione religiosa, chiamando la luna Sin e il sole Shamash. 

In quelle regioni implacabilmente torride, il sole era considerato una divinità minacciosa e, poiché viaggiava continuamente nel cielo, anche una spia, un emissario delle divinità elevate, e un severo giudice dell’umanità. 

I viaggiatori pregavano il sole prima di intraprendere un viaggio e gli eserciti prima di una spedizione militare: egli era così un dio guerriero e un signore degli eserciti. 

Era il sole che guidava l’eroe Gilgamesh nei suoi viaggi alla ricerca del segreto dell’immortalità. All’origine il sole camminava attraverso il cielo, più tardi guidava un carro trainato da onagri, gli asini selvatici del deserto. In un periodo successivo, furono i cavalli a tirare il carro del sole. 

Al mattino egli faceva la sua apparizione, sul carro, alla porta orientale, sulla Montagna dell’Alba; di sera arrivava alla Montagna del Tramonto e poi attraversava gli Inferi. A causa della sua comparsa agli Inferi, il sole era talvolta raffigurato insieme a Tammuz, il dio mesopotamico che muore e rinasce. 

In Mesopotamia vi era scarso interesse per il giudizio dei morti e il ruolo di Shamash quale giudice era limitato al mondo superiore. A Ur fu il sole a punire un giudice corrotto che prendeva tangenti e opprimeva il popolo. 

Shamash era il dio degli oracoli e si pensava che solcasse nei visceri delle pecore quei segni che venivano letti e interpretati dagli indovini. Gli indovini specializzati nella predizione del futuro sostenevano di discendere da un re di Sippar vissuto prima del diluvio e, per l’appunto, in quella città consacrata al sole, tra tutti i sacerdoti, gli indovini godevano del massimo prestigio. 

Dai tempi degli Assiri ci giunge una serie di domande poste al sole circa lo Stato e la famiglia reale. L’indovino leggeva le risposte nelle interiora di una pecora dissezionata. Probabilmente uno dei risultati di tale attività fu il potere del sole di controllare streghe e demoni. Shamash era anche invocato per guarire gli ammalati, liberare i prigionieri e soccorrere le partorienti. Una preghiera a lui rivolta suona così: «O Shamash, o alto giudice… possa il nodo che impedisce il suo parto sciogliersi… possa ella sopportare. Possa ella rimanere in vita e camminare in salute davanti al dio». Il sole, in altre parole, porta alla luce chi non è ancora nato. 

Al sole si chiedeva anche di liberare le vittime degli incantesimi, delle maledizioni e degli spettri: «O Shamash, possa io essere forte e affrontare chi mi ha incantato!». Il dio del sole è raffigurato come un vecchio dalla lunga barba e dalle cui scapole si diffondono i raggi solari. Egli siede su un trono e talvolta monta a cavallo. I suoi simboli caratteristici sono una stella a quattro punte, dalle quali partono fiamme, inscritta in un cerchio e, naturalmente, il disco alato che era disposto al di sopra delle raffigurazioni della regalità. 

L’osservazione dei corpi celesti, condotta in Mesopotamia almeno a partire dal 2000 a.C., indusse a credere nell’esistenza di un universo ordinato e nell’importanza del sole rispetto agli altri pianeti: così, con il sorgere di un impero centralizzato in Assiria e a Babilonia, il sole venne alla ribalta come simbolo del potere reale. Il legislatore Hammurabi (1750 a.C. circa) chiama Shamash «grande giudice del cielo e della terra» e proclama di aver ricevuto le leggi da Shamash stesso. 

Il dio del sole è raffigurato seduto su un trono, nell’atto di conferire ad Hammurabi un anello e uno scettro. Il tempio del sole a Babilonia era noto come «la dimora del giudice del mondo». 

I bellicosi Assiri rivendicarono Shamash come grande dio delle battaglie, quasi identico al loro Ashur. I re assiri prendevano il titolo di «sole del mondo». Marduk, l’eroe della festa del Nuovo Anno a Babilonia, discendente delle divinità elevate, è raffigurato come un dio dalla folta barba, dalle cui spalle promanano raggi solari. Così in Mesopotamia il sole, dapprima percepito come giudice, legislatore e signore della magia, della malattia e della profezia, si sviluppò nella figura del Sole Reale.


Tratto da "Il dizionario dei simboli" di Mircea Eliade

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I popoli di lingua semitica



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